Le lorighittas sono una pasta tipica di Morgongiori. Si tratta di piccoli anelli intrecciati che richiedono pazienza e meticolosità.
"Sassarese magna caula". Ovvero: "Sassaresi mangia cavoli". Questo modo di apostrofare gli abitanti del capoluogo sardo, esalta il loro amore per questo gustosissimo ortaggio, versatile e dalle molteplici proprietà nutritive. Il cavolo è infatti un antinfiammatorio naturale, ricco di ferro e fibre, calcio e acidi grassi e si presta a ricette semplici ma dal sapore inconfondibile.
Uno dei modi più sfiziosi per cucinarlo e servirlo nelle giornate invernali è approfittare della recente raccolta delle olive e di quelle messe da parte dopo la frangitura per creare un piatto dai mille sapori.
Se le seadas sono il dolce sardo per eccellenza, per la parte salata il pane frattau rappresenta un pezzo intramontabile della tradizione culinaria sarda. Un piatto semplice e ricco, di rapida preparazione che dalla cucina povera è passato ad eccellenza gastronomica. Merito del delizioso connubio di ingredienti che, anche solo a vederlo in fotografia, fa venire l'acquolina in bocca.
Vi avevamo proposto la versione estiva, a base di frutti di mare. Ora, vediamo come va preparato il classico pane frattau proponendovi, anche in questo caso, delle possibili varianti.
Lavate il capretto in acqua e aceto, asciugatelo, spennellatelo d’olio e lasciatelo marinare per almeno dieci ore. Tritate ginepro, rosmarino, salvia e alloro, schiacciate il pepe e mescolate tutto con il sale grosso.
In una ciotola d’acqua tiepida lasciate ammorbidire l’uvetta. Mescolate la granella di mandorle con le noci e i pinoli tritati, l’anice pestato e un pizzico di chiodo di garofano, tenete da parte.
Preparate la pasta: lavorate la farina con lo zucchero, le uova sbattute, 100 g di burro morbido tagliato a pezzetti, il lievito, un pizzico di sale ed, eventualmente, qualche cucchiaio di latte per ottenere un impasto consistente ma non troppo duro.
La panedda, detta anche spianada, spianata o cozzula, è un pane tipico ogliastrino che presenta nell’impasto anche le patate. In questa versione viene servita con spinaci e pecorino.
Situata vicino al pittoresco villaggio medievale di Luogosanto, Siddura può essere considerata il cuore della Gallura, dove la nobile cultura del vino è antica come la storia della gente che, nel corso dei secoli, ha popolato questa terra. E’ in questo angolo di Sardegna che la tradizione si rinnova.
La minestra di patate e zafferano è un primo piatto semplice dal gusto delicato, adatto per il periodo autunnale.
Lavorate la semola con lo strutto, aggiungendo un po' di acqua tiepida salata, fino a rendere l'impasto liscio e compatto. Copritelo con un panno e fatelo riposare per circa mezz'ora.
La fregola o fregula è una deliziosa pasta di semola tostata versatile e di facile preparazione. Si cucina come un risotto ma la sua consistenza e la tostatura le conferiscono una particolare capacità di avvolgere e sublimare anche i sapori più semplice. La versione più conosciuta è quella con vongole e arselle, servita con una spolverata di bottarga di muggine. Quella che vi proponiamo è invece una gustosa versione invernale da accompagnare con un calice di rosso. La preparazione è semplice, il risultato…sorprendente!
Lo chiamano “caviale del Mediterraneo”, un nome ricco per un prodotto dalle origini povere. Un tempo era uno scarto commestibile, un condimento umile utilizzato dai parsimoniosi pescatori scalzi di Cabras, saggi intenditori, e molto prima di loro dai fenici, che ne iniziarono il traffico, proseguito poi dai cartaginesi. Lo conoscevano anche gli egiziani e i romani, questi ultimi da sempre ingordi di ghiottonerie.
A ogni sagra o festa patronale della Sardegna, troverete una bancarella dove si vende dell’ottimo torrone dal sapore artigianale. Provate a chiedere da dove venga quella bancarella. La risposta, novanta volte su cento, sarà: Tonara. In caso contrario provate a chiedere da dove provenga il torrone. La risposta, novanta volte su cento, sarà ancora Tonara. Questo modesto comune del Mandrolisai, a mille metri d’altezza rispetto al livello del mare, ricco di boschi e sorgenti, è infatti considerato la capitale del torrone sardo.