“Ha visto quanta polizia in giro?”  fa notare, sabato mattina, una signora in via Dante, a pochi passi dal Duomo. Perché c’è anche Milano tra i prossimi obiettivi di questa assurda ragnatela di terrore e morte. Di una strategia che non vuole e non pretende serenità ma si propone di  distruggere il “senso di casa” che puoi avere in quella che, di fatto, è la tua vita di ogni giorno. Quella del lavoro, degli affetti, del divertimento. Quella che vivi pensando che il massimo che può capitare in quella giornata può essere una lite con il capo, una discussione familiare, i soldi che si cerca di far bastare, qualche livido mentre sei al concerto del tuo gruppo preferito e finisci in un pogo forsennato, cosa scegliere dalle proposte mentre sei al ristorante in un venerdì dove pensi solo al relax. A domani, sabato. A come programmare il week end. Alla partita e ai pronostici fatti con gli altri tifosi. Al live della tua band, che aspettavi da tempo. O al pezzo da consegnare per il giorno dopo.
Quanto accaduto a Parigi va oltre l’esser solo sconvolgente. È una bandierina su quel progetto malato che vuole spettacolarizzare la morte, creare paura, generare insicurezza, cambiare le nostre abitudini, farci diventare delle schede sui quotidiani mondiali con la nostra storia che termina in una data che non era quella che pensavamo. Come Valeria Solesin, 28 anni, dal Veneto alla Francia per un dottorato alla Sorbona. Una giovane che costruiva il suo futuro pezzo per pezzo, partita per migliorarsi, per crescere, come altri ragazzi che abbiamo raccontato nelle nostre pagine. Come tanti che erano lì, con lei, con il solo desiderio di divertirsi a un concerto.

E tra le  vittime dell'orrore c’è anche lui, Guillaume B. Decherf, 43 anni, giornalista collaboratore del settimanale di cultura e musica francese, Les InRockuptibles. Era al Bataclan, per il concerto degli Eagles of Death Metal che aveva annunciato in chiusura della sua recensione del disco. Probabilmente stava preparando il suo articolo sul live, mettendo insieme le suggestioni e i dettagli. Guardandosi intorno per vedere le reazioni delle persone. Memorizzando voci, toni e tutto quello che non puoi scrivere sul momento, mentre sei lì ma che poi sembra tornare magicamente alla mente quando ri assembli il pezzo. Ecco, io lo immagino così, Guillame. O solo a godersi il concerto. Ma con il sorriso di chi è lì per qualcosa che ama, per lasciare andare le emozioni sulla scia dello spettacolo.
O della partita. O di una buona cena. O di un venerdì sera. Per chi è lì e pensa al domani, ai piccoli e grandi problemi.
Alla vita, non alla morte. A un futuro da scrivere, ai sacrifici e agli studi. 
A metter la sua firma sulle pagine della cultura, cibo per l’anima, non a vedere il proprio nome su quelle della nera. 

Il pensiero e questo editoriale per voi, Valeria Solesin, Guillaume B. Decherf e per tutte le vittime di Parigi, colpevoli solo di voler vivere la normalità. 

 

*FocuSardegna

Autore dell'articolo
Mariella Cortes
Author: Mariella Cortes
Curiosa per natura, alla perenne ricerca di luoghi da scoprire, persone da raccontare e storie da ritrovare. Giornalista dal 2004 per carta, televisione, radio e web, lavoro a Milano come formatrice per aziende e professionisti e come consulente di marketing e comunicazione. FocuSardegna è il filo rosso che mi lega alle mie radici, alla mia terra che, anche nei suoi silenzi, ha sempre qualcosa da dire. Mi trovi anche su: www.mariellacortes.com
Dello stesso autore: