L’utilizzo della malattia per screditare qualcuno di scomodo non è cosa di questi giorni. Quando il bersaglio è troppo potente o è intoccabile per statura morale o consenso, ogni arma è ammessa per creare intorno a lui un alone di incertezze e di dubbi, per spezzare, insomma, l’idillio che lo lega ai suoi sostenitori e ai suoi seguaci. Ma anche per delegittimarlo, per impedirgli di andare avanti nelle sue funzioni, in qualche modo per imbrigliarlo e non consentirgli di prendere decisioni importanti o di acquisire ulteriore considerazione tra la pubblica opinione. Dove non possono le leggi e le regole del gioco, può lo screditamento.

“E’ pazzo, è malato, non è in grado di governare o di guidare una nazione, un partito, la chiesa”. Sono i giochi dei circoli magici, trasversalmente collegati, cinicamente solidali, magari anche in nome di valori e di ideologie nobili. Sono le azioni che non avvengono per caso, su impulso di qualche sprovveduto, per la coincidenza di eventi o per la casualità di incontri per strada. Sono azioni pianificate, consapevoli, lungamente studiate e coltivate. Credendo di interpretare sentimenti diffusi, chi utilizza la malattia per il complotto spesso pensa anche di doverlo fare come missione, per salvare qualcuno o qualcosa da un male imminente, una sorta di risposta a una situazione di emergenza: “bisogna fermarlo prima che sia troppo tardi”. La malattia di alcuni filosofi è stata usata da una certa critica per screditare il loro pensiero, le condizioni fisiche di importanti capi di stato per rimuoverli dal loro posto. E’ arrivato ora il turno di Papa Francesco. “Ha un tumore, è sotto cura”. La notizia è stata data e poi, nonostante le smentite del Vaticano, confermata dal Quotidiano Nazionale. Avranno avuto le loro fonti per scrivere, le avranno verificate, anche se non in modo adeguato, dal momento che lo stesso medico, indicato quale curante, ha dichiarato poi che è tutto falso. Il sospetto intanto rimane. Il manto bianco, che accompagna Francesco in giro per le periferie del mondo, è stato insudiciato dai circoli del complotto, da quelli che mal digeriscono i gesti, gli atti e le parole del Papa. L’obiettivo è stato perseguito con la pervicace determinazione di chi sa muoversi nel torbido, al servizio del Male.

“Ad alcuni questo Papa non piace”, ha dichiarato il Cardinale Walter Kasper. Caro Cardinale, ne siamo consapevoli. Credo che non piaccia neanche a tutti quelli che popolano la curia romana. Sono ancora vive le parole pronunciate da Francesco nel dicembre scorso all’indirizzo dei suoi collaboratori. Le famose quindici malattie dalle quali bisogna guarire in fretta, tra cui quella di sentirsi immortali e indispensabili, il frequentare circoli chiusi, l’accumulare denaro e potere, la rincorsa del profitto mondano, l’impietrimento mentale e spirituale. Malattie vere e non inventate ad arte per nascondere qualcos’altro e per le quali non servono medici giapponesi o norvegesi. Serve invece un Papa come Francesco, vero, diretto, disarmato e disarmante, per il quale i credenti e molti non credenti sono disposti a fare un vero cammino di conversione. Mi viene, allora, spontaneo il motto di chi ha il dovere di una parola chiara: non toccate Francesco!     

*Avvocato e Docente universitario

articolo ripreso dal settimanale L'ortobene