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«Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore»
F.C. De André
“Ci sono buchi in Sardegna che sono case di fate”. No, non è farina del mio sacco, bensì grano di Michela Murgia, che con questa frase apre il suo buon Viaggio in Sardegna. Dico buono non solo perché il libro che cito è bello (se la Sardegna vi appassiona vi suggerisco di leggerlo). Dico buono perché ogni viaggio, su quest’isola, è buono. Che sia reale o metaforico, che sia di vista o di udito, di tatto o di olfatto, di gusto e di pensiero – magari preso per mano, quest’ultimo, proprio da un buon libro – ogni tipo di viaggio in Sardegna è un’occasione presa e ben spesa.
Ozieri, capoluogo della regione storica del Logudoro, ha visto nascere quella che oggi è considerata dagli archeologi la più importante civiltà della Sardegna prenuragica, che prende il nome di Cultura di San Michele o, appunto, di Ozieri. Tutto cominciò, infatti, presso una grotta di questa località: la grotta di San Michele. Gli scavi qui effettuati, nel 1914 e nel 1949, portarono alla luce testimonianze fondamentali per la Sardegna archeologica, in grado di restituire il profilo di quest’antica ma progredita cultura, che si sviluppò nell’isola in un periodo compreso, all’incirca, tra il 3800 e il 2900 a. C.