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Gli Iliensi furono popolazione non urbanizzata della Barbaria stanziata nella prima metà del I secolo d.C. in un’area compresa tra le pendici orientali della catena del Marghine e l’alto corso del fiume Tirso. Tale localizzazione è suggerita, secondo gli studiosi, dal documento epigrafico inscritto sull’architrave del nuraghe “Aidu Entos” (Porta dei venti), sito in comune di Bortigali (Nuoro), a 1 Km. dall’abitato di Mulargia. In quell’area, denominata forse, in antico, Sessar (toponimo paleosardo), l’autorità romana avrebbe concesso agli Iliensi di poter esercitare i propri diritti (iura), probabilmente in rapporto alla loro attività di pastori e alle frequenti controversie che si sviluppavano con le popolazioni confinanti in merito all’uso e al transito delle greggi attraverso le zone pianeggianti.
Originario della Sardegna, come riportato nel Liber Pontificalis, da arcidiacono fu stretto collaboratore di papa Leone I Magno (440-461), che già aveva apprezzato le sue doti quando Ilaro, in qualità di legato pontificio, intervenne al Concilio di Efeso del 449 assumendo rigide posizioni contro il Monofisismo. Nel 461 venne eletto papa, succedendo a Leone non solo nella carica ma anche nella politica religiosa, sia nei confronti delle Chiese occidentali sia di quelle orientali.
Antica denominazione della Sardegna; dal greco ichnos = orma, pianta del piede. Si ritiene ancora oggi, sbagliando, che tale denominazione sia più antica di Sardò, nome dell’isola probabilmente già noto da Erodoto nel V sec a.C, come dimostrerebbe la citazione nelle sue Storie di un mare sardonion che bagnava le coste della Sardegna. In età repubblicana la forma I. era citata da Sallustio Crispo (I a.C.), per quanto a confermarlo sia la sola testimonianza indiretta di Aulo Gellio (III d.C.); questi nelle sue Notti Attiche contrapponeva Sallustio allo storico siceliota Timeo di Tauromenio (IV-III sec. a.C.) affermando che nel primo si trovava I. e nel secondo Sandaliotis. Plinio nella Naturalsi historia (I sec. d.C.) andava più lontano nel tempo, rendendo noto che: Sardiniam ipsam Timaeus Sandaliotim appellavit ab effigie soleae, Myrsilus Ichnusam a similitudine vestigii, e cioè, che già Mirsilo di Metimna, (autore di una storia locale e vissuto nel III a.C.) chiamava l’isola I. per la sua forma simile all’impronta di un piede (a similitudine vestigium), mentre Timeo conosceva la variante Sandaliotis, ossia “forma di sandalo” (ab effigie soleae).