Aprile 19, 2024

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    Arte e Cultura

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    Fu una visita non programmata, quella del tedesco Thomas Münster in Sardegna. Durante la seconda guerrra mondiale, l’aereo che lo trasportava precipitò sull’isola. Il radiotelegrafista innamorato della letteratura, contrasse nell’Isola la malaria e quel soggiorno forzato lasciò in lui un segno indelebile che lo portò a farci ritorno più volte, dopo la guerra raccontandone dinamiche, luoghi e volti. Ecco un mondo nuovo, surreale e senza tempo, dove anni e mesi non seguono le logiche del Continente. Inizia, così “Parlane bene” (“Sprich gut von Sardinien”, nell’edizione originale, in tedesco) il racconto semiserio di un viaggio surreale, spesso ironico e altre volte lucidamente obiettivo nel suo essere sorpreso.

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    Nata a Cagliari, Antonella – Alestear ha vissuto nel capoluogo sardo sin dalla nascita, città di origine del papà Guido Mennella, rappresentante con l’hobby della pittura. Amava disegnare la città in tutte le sue forme: panorami,  scorci, mare e monumenti li metteva su carta in bianco e nero. La madre Olimpia Petrucci, napoletana, segue la stessa passione del padre, ama mettere composizioni floreali su tela. Nell’adolescenza Alestear si appropriava della macchina da scrivere del padre nel suo studio e non si stancava mai di riscrivere i classici prendendo in prestito personaggi cari, o finali che non le erano piaciuti, per cambiarli e spostarli a piacimento. Trasformava con la fantasia tutto sottoforma di film sotto le dita che scorrevano sulla tastiera, tramutandolo in qualcosa di suo. Ha vissuto a Torino per motivi lavorativi prima di rientrare definitivamente a Cagliari. Ha due figli.

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    Oristano ama raccogliersi intorno alla sua piazza centrale, un tempo detta piazza di Città. Basta seguire il flusso della gente a passeggio e in breve si arriva lì, ai piedi della donna che nell’immaginario di ogni sardo è simbolo di libertà e saggezza: la giudicessa Eleonora D’Arborea. Scolpita nel marmo, sembra governare l’intero spazio circostante, in memoria delle virtù di amministratrice che la storia le attribuisce.  Alla base della sua imponente statua – realizzata dall’artista fiorentino Ulisse Cambi nel 1881 – si trovano due panchine. Sedetevi e guardatevi intorno: vedete il palazzo comunale, con le sue mura da convento del XVII secolo, e gli edifici neoclassici tutt’intorno? Bene.

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