Ci sono diversi dibattiti su quel popolo del mare che viveva tanti secoli fa: gli Shardana. Un ipotesi dice che era una coalizione dei popoli del mare, forse gli antichi Sardi. Ma noi lasciamo spazio alla ricerca archeologica e ai loro studi. Ma quell'ipotesi di coalizione di popoli del mare mi spinge a buttare queste due righe che vanno di pari passo con i tempi che corrono... Perché se di coalizione si parla, quella non è certamente la stessa che conosciamo oggi.

Gli antichi Sardi non ci sono più e quelli nuovi stentano a navigare.

C'era una terra abitata dal popolo dei nuraghi, una terra che lasciò spazio ai fenici e ai romani, vennero dal mare, conquistarono e si insediarono. Costruirono le loro città e oggi le possiamo ammirare e visitare. A distanza di secoli arrivarono gli americani con i loro amici europei, anche loro si insediarono nelle coste, costruirono le loro basi e tuttora stanno da noi.

La nostra isola nei secoli si e' popolata di genti provenienti da ogni parte del mondo, nel nostro sangue scorre un po' di DNA africano, romano, americano, europeo. E oggi i discendenti di queste razze continuano ad arrivare, arrivano con un'accoglienza diversa da allora. Arrivano settimanalmente, vengono accolti con astio e con gioia. Vengono accolti nei negozi e nei centri di accoglienza. Arrivano a migliaia ogni settimana. Chi con la disperazione per aver lasciato le proprie nazioni in guerra, le proprie famiglie, la fame, arrivano con la speranza e il sogno di un mondo migliore.

Un sogno chiamato Europa, un sogno venduto a peso d'oro che purtroppo spesso porta la morte. La porta sempre lì, in mare, quel mare che sta diventando sempre più un cimitero.

Arrivano, la campagna mediatica gioca contro di loro, in una guerra tra poveri che dobbiamo subire e chissà se loro sanno che tra noi ci possa essere lo stesso sangue, non quel sangue versato ma quello di un antenato che si insediò in questa terra dalle infinite coste accoglienti. Cosi accoglienti che continuano a ricevere anche gli americani e gli europei.

Arrivano anche loro a migliaia, ma loro portano gioia e allegria, allegria per le nostre tasche. Arrivano con le loro ammiraglie, sono tantissimi e bianchi, se ne vanno via con la pelle rosa, come i fenicotteri che amiamo. Ma i fenicotteri ce li teniamo noi, volentieri, sono parte della nostra città. Ma loro, gli uomini rosa se ne vanno, si insediano un giorno, riempiono bar, ristoranti e negozi. Girano nei bus turistici o a piedi, invadono la città e portano a casa loro immagini di una Cagliari che li accoglie. Una pubblicità per la nostra isola. Un'isola che dopo tanti secoli continua a ospitare genti del mare, genti che prima erano uguali e arrivavano con imbarcazioni simili, genti che ora arrivano per disperazione o in festa, tra barconi e navi da crociera.

E tra tutti questi popoli del mare ci sono anche loro, ci siamo anche noi, i Sardi. Quei Sardi figli di quegli antenati che forse erano gli Shardana, quei Sardi che da sempre sono dovuti emigrare in cerca di fortuna. Quei Sardi che fortuna avevano e si imbarcavano per attraversare il mare e visitare ciò che c'era altrove. Perche' i Sardi sono gente di mare.

Prendevano le navi, per alcuni i traghetti, ma pur sempre mezzi di trasporto marino. Li prendevano per disperazione e per gioia. Hanno dovuto lasciare la propria terra e le proprie famiglie con quei mezzi, con un bagaglio di speranza, proprio come quel popolo che oggi arriva dall'Africa. O prendevano quei mezzi di trasporto marini per scoprire quel "continente" che incuriosiva. Per un viaggio di piacere, proprio come quel popolo che oggi arriva dall'America, dall'Europa.

E oggi? Oggi tutti possono arrivare nella terra del popolo del mare, quel popolo del mare che ha dovuto abbandonare i suoi mezzi di trasporto, perchè oggi quei mezzi di trasporto non sono più alla portata dei Sardi. Sardi costretti a stare lontani, Sardi che non riescono a tornare a casa loro non potendo abbracciare i loro cari e insediandosi in quel "continente" che ormai e' diventato la loro casa. E quando guardo il mare mi vien da pensare che in quell'infinita distesa di acqua ci siano anche le lacrime versate dalla disperazione, dalla morte, da un turista malinconico e da un Sardo che la sua terra vorrebbe riabbracciare...