A Pattada,  sa resolza (il tipico coltello chiamato in certe zone Leppa) è piantata, in maniera simbolica, nel cuore di ogni singolo abitante del paese. Questa, infatti, è l’emblema dell’intera comunità: un borgo di circa 3500 abitanti, quello situato alla maggior altitudine tra tutti i comuni della provincia di Sassari. E’ questo quindi il paese dei coltelli sardi o, per meglio dire, i coltelli sardi più famosi vengono da questo paese, tanto che sono conosciuti anche con il nome di pattadese. La tradizione si perde nella memoria. Secoli di raffinato artigianato che trova origine nella storica vicinanza del paese ai giacimenti di ferro. La transizione verso gli attuali coltelli si ebbe con l’avvento della ghisa, anello di congiunzione tra il vecchio ferro, ormai arrugginito, e l’attuale acciaio, indistruttibile, che costituisce ogni lama moderna realizzata seguendo gli opportuni criteri.

Così come è stato per i materiali, anche le forme dei coltelli si sono evolute nel tempo. Da quelle pressoché rettangolari all’epoca preistorica, simili ai rasoi affilatissimi oggi utilizzati per il taglio della barba e in passato sempre dotati di custodia, si è arrivati ai moderni serramanico che, in qualche maniera, incorporano la propria custodia.

Anticamente si usavano anche coltelli dalla forma triangolare, di cui un esemplare in bronzo risalente al periodo nuragico è stato ritrovato proprio nei pressi di Pattada.

L’esperienza, maturata in secoli di lavoro artigianale, ha portato infine agli attuali coltelli a forma di foglia di mirto, quella tipica della pattadese e malamente imitata un po’ ovunque.

Quanto al manico, il materiale migliore per la sua realizzazione è il corno di muflone, oggi inutilizzabile in quanto dell’animale sopravvivono pochi esemplari.

Corna quasi di pari livello sono quelle del montone, con le quali attualmente vengono realizzati i coltelli più pregiati. In alternativa possono essere utilizzate anche corna di bue e di capra.

Gli animalisti invece potranno acquistare, senza il rischio di essere lacerati dai sensi di colpa, coltelli con manico di legno che, seppur simili nella forma, nulla hanno a che fare con lo spirito del vero coltello pattadese.

Attualmente sono fabbricate a livello industriale moltissime imitazioni della resolza tradizionale, ma nulla hanno a che spartire con i coltelli artigianali che, ancora oggi, potete trovare in alcune antiche botteghe di Pattada.

Sa resolza veniva utilizzata principalmente dai pastori per sgozzare e macellare le bestie. Ma non solo. Secondo l’usanza, il dono di un coltello suggellava un particolare patto d’amicizia. Chi porgeva la pattadese a un’altra persona tenendola dalla lama, e quindi offrendo il manico, voleva esprimere, con quel gesto, la sua totale fiducia nei confronti del ricevente.

Soprannominata “la spada del popolo”, sa resolza è stata anche un antico strumento di giustizia sociale: un’usanza neanche troppo antica, questa, detta sa stoccada (la stoccata), grazie alla quale venivano risolte parecchie discussioni.

Da “101 cose da fare in Sardegna almeno una volta nella vita” di Gianmichele Lisai

 

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Natascia Talloru
Author: Natascia Talloru
Freelance nel settore culturale. Dopo anni di formazione scientifica tra Cagliari e Milano, mi indirizzo nello studio delle terapie naturali, della medicina alternativa e antropologica, in particolare della Sardegna. E’ in Barbagia, nei luoghi del cuore, che le mie passioni per il giornalismo, la comunicazione e la musica si trasformano nel tempo in lavoro. Attualmente scrivo su testate giornalistiche online/offline e collaboro con diverse realtà locali nell’ambito della comunicazione web. Ho ideato Ilienses, un progetto musicale, culturale e audiovisivo sulla Barbagia, di cui sono anche General Manager. Vagabonda errante per natura, trovo la mia pace dei sensi nell’abitare e vivere i paesi della Sardegna, a contatto con la terra e le sue meraviglie.
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