Gentile Dottor Saieva facciamo il punto: Lei inaugura l’anno giudiziario in Sardegna, regione in cui è Procuratore Generale, e parla di delitti d’impeto in Sardegna spesso sorretti da moventi che si radicano nella cultura degli ambienti agropastorali e assalti ai portavalori nella cui esecuzione si sarebbe trasfuso l’istinto predatorio, tipico della mentalità barbaricina, che stava alla base dei sequestri di persona. Non pago ci informa che noi sardi siamo talmente incapaci di cooperare che nemmeno la mafia è riuscita ad attecchire in questa terra desolata. Quindi, a sua discolpa, in seguito ai mugugni locali e alla tempesta dei social, lei afferma: «Parlavo dei criminali, non dei cittadini».

Se si parlasse di mafiosità dei siciliani, o tangentismo milanese?

Ora non starebbe a me ricordarLe che i criminali sono cittadini finché non si stabilisce il contrario e che lei, in questo Stato, non è una persona qualunque, ma è vocato esattamente a stabilire, leggi alla mano, chi è criminale e chi è cittadino.

Qualcuna di queste leggi l’avrà imparata studiando dai testi fondamentali di Salvatore Satta, che, le rammento, era barbaricino. Io nella vita faccio lo scrittore, Lei il Procuratore Generale.

Per cui, da scrittore, le chiedo di spiegarmi come finirebbe un racconto in cui il dottor Fois, Procuratore Generale della Lombardia, al discorso di apertura dell’anno giudiziario, affermasse, tra l’altro, che in certe imprecisioni nei bilanci o negli appalti di Expo si sarebbe trasfuso l’istinto tangentista tipico della mentalità milanese.

Di più il dottor Fois, Procuratore Generale in Sicilia, inaugura l’anno giudiziario siculo affermando, tra l’altro, che nei disguidi amministrativi e commissariamenti in vari Comuni dell’isola si sarebbe trasfuso l’istinto mafioso tipico della mentalità siciliana.

Come finirebbe? In quale squallida Procura sarebbe spedito l’incauto dottor Fois?

Ora può darsi, Dottor Saieva, che i barbaricini siano, nella sua mente, inferiori rispetto a siciliani e lombardi, ma si dà il caso che io sia barbaricino e che mi prema di difendere la grazia, il buon gusto, l’asciuttezza del mio popolo, da sempre predato, anche dai pregiudizi altrui.

E oggi anche dal silenzio pusillanime dei nostri governanti locali e nazionali.

 

 

Marcello Fois sul Corriere della Sera <- Clicca qui