Tempo fa abbiamo disegnato una Sardegna a forma di ciambella. Pienotta verso gli estremi e vuota al centro. Abitata nei centri urbani e nelle coste, vuota nelle aree interne. Noi, che preferiamo le bombe alla crema, quest’Isola la vogliamo riempire tutta.

Non è facile quando il semaforo rosso dello spopolamento ti lampeggia davanti sempre più minaccioso, sbattendoti in faccia che nel 2020 la Sardegna ha perso 13.396 abitanti, di cui 2650 trasferitisi altrove e con un saldo delle nascite negativo (-610) (Studio ACLI su dati ISTAT 2020).

   

 

Risulta ancora meno facile quando, a livello economico, il quadro è quello che segue.

Il COVID-19 ha fatto emergere una maggior fragilità per i settori produttivi sardi. Lo dice con molta chiarezza il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi (ISTAT, 2021) dove il semaforo rosso che lampeggia, stavolta, si riferisce ad un “alto rischio di operatività combinato” che significa alta probabilità di chiusura per le aziende sarde ed estreme conseguenze per gli addetti, oltre che ad una “massima fragilità strutturale”, che ha a che fare con la combinazione di diversi indicatori, tra i quali la percentuale di micro imprese presenti (0-9 addetti); il numero di addetti ed attività sospese a causa della pandemia; unità locali ed addetti operanti in settori a bassa o medio-bassa intensità di conoscenza e contenuto tecnologico; la variazione percentuale nel 2020, rispetto al 2019, delle unità presenti nel sistema locale del lavoro (Sl). E questa prospettiva investe tutta l’Isola: l’interno ma anche la costa.

A fronte di questo scenario piuttosto sconfortante, i Comuni della Sardegna guardano al futuro e vogliono costruire, insieme e con il territorio, un “grande progetto di contrasto allo spopolamento”. Lo dicono gli oltre 320 su 377 comuni sardi, tramite ANCI Sardegna, che il 13 gennaio 2021 hanno chiesto a gran voce ai presidenti della Regione e del Consiglio Regionale, Christian Solinas e Michele Pais, di essere inclusi nella discussione sull’utilizzo del Recovery Fund.

Quest’idea ci piace, perché pensiamo che affinché la Sardegna torni ad essere abitata, vada riempita di opportunità. Queste non possono che derivare dalla partecipazione della collettività ai processi decisionali, soprattutto quando questi ultimi la riguardano da molto vicino.

Danilo Dolci scriveva: “Ciascuno cresce solo se sognato”.

Immaginiamo la Sardegna come una grande zolla di terra fertile, con grandi appezzamenti aperti: i temi del dibattito. I contenuti, da discutere insieme, persone e organizzazioni, sono dei semi da piantare, delle azioni concrete capaci di “costruire una Sardegna plurale, fatta di città e paesi, di aree urbane e aree rurali, zone interne, aree costiere e isole minori” per superare, come evidenziato dalle Unioni dei Comuni, tramite Anci Sardegna, il “ritardo di sviluppo storico” delle comunità sarde.

Ed ecco quella grande distesa che si perde a vista d’occhio che è lo sviluppo locale, fatto di lavoro, salute, scuola, formazione, ambiente e sostenibilità, inclusione e coesione, ricerca e innovazione - tecnologica e non solo - ma fatto soprattutto di cultura, forza rivitalizzante e fonte di crescita per le comunità. Potrebbe diventare un giardino rigoglioso: il giardino delle possibilità. 

La scuola è una pianta dalle foglie molto verdi. Piantandone i semi, ecco spuntare una proposta: lo scarto per il superamento del “ritardo storico” potrebbe essere rappresentato dal passaggio da un modello di investimento settoriale ad uno globale. Un ramo di questa pianta potrebbe essere quello delle comunità educanti: attori locali (famiglie, scuola, individui, reti sociali, soggetti pubblici e privati) con ruoli e responsabilità diversificati nell’educazione e nella cura di bambini e bambine, ragazzi e ragazze che vivono nel proprio territorio”.

L’albero della ricerca ed innovazione ha un seme che origina radici ampie che comunicano con altre radici, un tronco robusto, rami possenti che si espandono verso l’alto. Le università possono giocare un ruolo fondamentale nelle aree interne, nell’ottica di un impegno civico e di un lavoro con e per i territori, includendo le aziende, la società civile e le istituzioni in un percorso di costruzione di relazioni e fiducia reciproca, di scambio e sviluppo di conoscenza e competenze in progetti di ricerca congiunti, con opportunità reali anche per l’assorbimento del capitale umano specializzato a livello locale (es. dottorati innovativi in azienda).

Il turismo è un seme prezioso e sfaccettato. “Molti di noi si autoconvincono che ci sia bisogno di venderci come arcaici, un popolo pittoresco inadeguato alla modernità. E questo ci ha anche portato a introiettare l’idea che questa modernità possa arrivare soltanto da fuori, col risultato di essere incapaci di definire, a partire dalle nostre esigenze, ma non per questo non in contatto con il mondo, le cose che servono al nostro territorio, al nostro lavoro, ai nostri servizi.” Questo è Danilo Lampis, nel suo libro “Essere giovani non è una scusa”. Innovare nel turismo significa partire da un percorso di autoconsapevolezza: prima conoscersi e poi mostrarsi. Per mostrarsi serve capacità di comunicarsi e di accogliere, condivisione nella costruzione di una visione, competenza nella progettazione. 

Affinchè questi alberi crescano e ricevano sufficiente acqua e nutrienti serve uno spazio di discussione condiviso. Gli spazi formali per l’incontro, a livello regionale, sono stati creati. Ciò che davvero conta è che rappresentino luoghi di ascolto reale dei territori.

Le nostre metafore sulla Sardegna intesa come un grande territorio fertile ci hanno prodotto delle domande molto concrete che possono aiutarci a comprendere meglio quale percorso seguire affinché la partecipazione sia effettiva ed efficace.

Ovvero, come fare per piantare questi semi.

Le rivolgiamo al Presidente di ANCI Sardegna, Emiliano Deiana, chiedendogli di intervenire nel dialogo su questi spazi, utilizzando le domande che seguono: 

  • In che modo è possibile rendere operativa ed incisiva la partecipazione della comunità nella definizione dell’utilizzo delle risorse del Recovery Fund? Da chi dipende?
  • Le va di condividere con noi esperienze concrete di coinvolgimento delle comunità nel processo decisionale, magari rispetto alla precedente programmazione, che abbiano sortito effetti positivi? 

 

Fonti:

Studio ACLI su dati ISTAT 2020: https://www.creiaclisardegna.it/2021/03/27/meno-13mila-abitanti-in-un-anno-prosegue-il-declino-demografico-della-sardegna/

Comunità educanti: https://www.conibambini.org/bandi-e-iniziative/bando-per-le-comunita-educanti/ 

ISTAT, 2021: https://www.istat.it/storage/settori-produttivi/2021/Rapporto-competitivit%C3%A0.pdf 

 


 Articolo realizzato nell'ambito della collaborazione tra FocuSardegna e Sardinia SpopTourism

Scopri il progetto nell'articolo dedicato e su www.sardiniaspoptourism.it

Segui SpopTourism su Facebook e Instagram