Sono cresciuto a Sassari. Una città in cui lo spirito urbano e moderno si coniuga con i valori della Sardegna. Le tradizioni come i Candelieri e la Cavalcata Sarda si uniscono alla parte più moderna della città. La passeggiata in Via Roma, l’arrivo in Piazza d’Italia, quante volte abbiamo camminato in queste strade. Ma l’anima della città in cui mi piace passeggiare ogni volta che torno è il centro storico: Piazza Santa Caterina, il Duomo, le vie in cui ci sconsigliano di camminare perché pericolose. Ma cosa è pericoloso di fronte al virus che tutto livella?

Sono cresciuto nel quartiere San Paolo, una zona tranquilla tra parrocchia e partite di calcio. Anche lo sport adesso è proibito per riuscire a contenere il contagio. Sappiamo che è giusto, sappiamo che dobbiamo farlo e non dobbiamo lamentarci. Eppure non è facile accettare di non poter correre con gli amici dietro al pallone, non potere sfogarci all’aria aperta mentre fuori è primavera. In quelle serate, da adolescente, con il motorino, una birra e la chitarra, abbiamo imparato cosa è la libertà. Tra una canzone di Vasco Rossi e Ligabue, due risate, un panino, quella voglia di riuscire a superare i nostri limiti, sognare un futuro diverso, non lasciarci andare ai progetti degli altri ma la voglia di creare i nostri, diversi da tutti.


Le gite fuori porta, fare tardi senza chiedere nulla al domani, i campeggi e la voglia di condividere la libertà con gli amici, con la tua ragazza. Quella incredibile voglia di vivere senza soldi e con l’amicizia che vinceva sempre, davanti a tutto.

Sono quei valori che mi hanno guidato fino ad andare a Valencia, a Milano, senza dimenticare chi fossi. Correndo molto di più, avendo meno tempo per me stesso, ma senza cambiare. Perchè tutto ciò che faremo sarà tornare in spiaggia, scoprire la Sardegna incontaminata, scoprire una grotta, una pineta in cui non ero riuscito ad andare perché non avevo tempo.

Credo sia qui la chiave di volta di questa quarantena: capire il valore del tempo che scivola via.

Il presente, il passato e il futuro che sembrano essere qui nello stesso momento, nella stessa paura di essere contagiati, nella stessa voglia di tornare alla normalità. Ci arrivano video, audio, immagini. Ognuno ha la sua soluzione ma noi siamo cresciuti nell’epoca in cui a comandare era la risata dal vivo, la pacca sulla spalla, l’abbraccio, l’amore. Non riusciamo a sostituirlo alla realtà virtuale e perciò soffriamo tremendamente nel stare chiusi a casa, ma capiamo lo sforzo che stanno facendo i nostri medici, infermieri, trasportatori nel lottare per noi contro il virus.

Torneremo alla primavera, alla rinascita, ai fiori che sbocciano, agli odori delle piante che crescono, alle rondini e agli uccellini che cinguettano rallegrandosi per una nuova giornata.

Questa crisi sanitaria ci dà l’opportunità di capire il valore della natura, il rispetto per l’armonia del globo terrestre e ci permette di riscoprire quanto è importante essere suo alleato.
Riscopriremo proprio questo. Staremo sdraiati in mezzo all’erba, davanti ad un fiume, ad un tramonto o al mare, ad osservare la natura che ha vinto e che è più bella di noi. Ci ha regalato anche oggi un altro giorno da vivere al pieno delle nostre possibilità, ci ha mostrato la bellezza del sole che nasce e muore nello stesso giorno, ci chiede ancora una volta di guardare le stelle e non i nostri piedi. Ancora una volta “usciremo a riveder le stelle”.
Quelle montagne del Gennargentu così aspre, selvaggie ma così maestose, sane e millenarie ci indicano di capire che siamo passeggeri in questo mondo. Le stazioni della vita così come le stagioni dell’anno si uniscono in un unico abbraccio per proteggerci e farci capire che siamo al mondo per regalare armonia. Vinceremo questa battaglia ancora una volta, l’uomo non si estinguerà anche se lascerà amici, familiari e parenti sconfitti dal virus e dalla nostra incapacità di capire la natura. É la cura del Mondo di fronte al nostro egoismo, un Pianeta che vuole tornare a respirare.

Torneremo a quella chitarra, a quel campeggio, a quella panchina di Sassari dove siamo cresciuti.

Riprenderemo quel motorino nelle vie che vanno verso Osilo per provare quell’emozione di libertà, quella vita che ci regalava un futuro da ricordare ed un filo di vento che ci scompigliava i capelli e ci faceva ridere con gli amici fino a tardi, fino ad un’altra alba, fino ad un altro tramonto.

Alessandro Delfiore