Un Paese distratto da Sanremo lascia che un partito guidato da un soggetto non eletto, e forte di una maggioranza dovuta a un meccanismo notoriamente incostituzionale, faccia a pezzi la Costituzione con una riforma di tipo autoritario. Se Calamandrei, Croce, Einaudi, Pertini, Terracini e gli altri illustri componenti dell'Assemblea Costituente (eletti dal popolo) hanno impiegato due anni e mezzo per elaborare i 139 articoli della Costituzione, oggi dei deputati nominati da segreterie di partito e guidati da mediocri personaggi del calibro di Boschi e Speranza sono i “padri costituenti” che si permettono di stravolgere una quarantina di articoli in una settimana, di notte, in assenza delle opposizioni. 

Cercherò di spiegare perchè questa riforma va combattuta con ogni mezzo. Per capire i gravissimi effetti che questa revisione avrebbe sulla democrazia (già in crisi) di questo Paese, essa va letta in combinato disposto con la legge elettorale che sta per essere approvata dalla Camera: l'Italicum.

Di fatto, il potere legislativo sarà esercitato (salve alcune eccezioni) dalla sola Camera dei Deputati; il problema è che la Camera sarà composta, nella maggioranza assoluta dei suoi componenti, da un unico partito; poiché, però, le elezioni si svolgeranno in due turni (il secondo, eventuale, sarà un ballottaggio), può accadere che una lista che in realtà gode di un consenso del 15% nel Paese possa – vincendo il ballottaggio - disporre del controllo assoluto del Parlamento. Per fare un esempio, tenendo conto della situazione attuale, può accadere che i due partiti più votati al primo turno siano PD e Lega; se la Lega vincesse il ballottaggio, avrebbe a disposizione la maggioranza assoluta alla Camera. A questo punto, tutti i pesi e contrappesi previsti dalla restante parte della Costituzione perderebbero di significato, perchè erano stati pensati per un sistema diverso (tra l'altro, vigeva una legge elettorale proporzionale); e così, questo partito del 15% potrebbe scegliersi praticamente da solo il Presidente della Repubblica, il quale avrebbe anche la possibilità di nominare 5 giudici costituzionali; se si considera che altri 3 giudici sono eletti dalla stessa Camera, questo partito disporrebbe del controllo, in solitaria, del potere legislativo, della Presidenza della Repubblica e della Corte Costituzionale. 

A ciò si aggiunga che con la nuova legge elettorale il 70% dei parlamentari potrebbero essere scelti non con le preferenze ma sulla base di liste bloccate: per sperare di essere eletti, i deputati dovrebbero rendere conto non ai propri elettori ma al segretario del partito. Di fatto, il Paese potrebbe ritrovarsi ostaggio di un Salvini qualsiasi. Cosa sarebbe accaduto se Berlusconi, negli anni d'oro, avesse avuto a disposizione uno strapotere simile?

Il PD indora la pillola sventolando, agli occhi delle fasce meno informate della popolazione, argomenti ridicoli quali la diminuzione del numero dei senatori (ma il Senato rimane in vita, e sarà composto da delegati dei consigli regionali, oggi al centro di scandali senza fine); l'abolizione del CNEL; l'abolizione delle Province (ma resterebbero in vita le Città Metropolitane, che sono Province “allargate”). 

Questi risultati (peraltro secondari) si potrebbero ottenere senza mettere a rischio il nostro sistema democratico; ma la verità è che il vero obiettivo è quello di poter governare senza l'intralcio dell'opposizione. Vorrei ricordare, infatti, che dietro questa riforma ci sono i suggerimenti forniti a Renzi da colossi finanziari come JP Morgan, che vedono nella nostra Costituzione un freno per determinate politiche di austerithy: quel documento coincide in larghissima parte con la proposta di Renzi (Micromega, 14 aprile 2014). 

Se non dovesse raggiungere la maggioranza dei 2/3, la riforma verrà sottoposta a referendum confermativo; quello sarà il momento per mobilitarci in massa e bloccare questi analfabeti del diritto, questi “democratici” di stampo fascista.