Il barone delle industrie nuoresi che lo studioso Paolo Fadda ha dedicato a Francesco Guiso Gallisai è un libro intenso, documentato, ricco di storia e di passioni. Al centro del racconto l’epopea di una famiglia che ha rivoluzionato la storia di Nuoro e della provincia attivando il processo di modernizzazione del capoluogo barbaricino e trasformando Nuoro da paesone rurale in città industriale.

Operativo dagli ultimi decenni dell’Ottocento al 1970, il gruppo industriale dei Guiso-Gallisai portò a Nuoro lavoro e sviluppo nei duri anni della guerra. Dalla produzione di energia elettrica al mulino attorno al quale si sviluppa il primo pastificio industriale della zona; dalle fabbriche di ceramica e di ghiaccio alle miniere di talco a Orani, il lascito per il centro Sardegna è stato importante: 27 i paesi serviti dall’energia prodotta dalla centrale elettrica sul Cedrino; circa 1600 i dipendenti; porta a Nuoro la rete di illuminazione pubblica; avvia le bonifiche in Baronia e con il sogno di «industrializzare l’agricoltura» dà vita alla moderna azienda agro-zootecnica San Martino tra Nuoro e Irgoli; apre il cine-teatro Eliseo e costruisce l’asilo-scuola materna gestito ancora oggi dalle Vincenziane.

Il successo dell’attività imprenditoriale dei Guiso-Gallisai è ancora più straordinario se si considerano le condizioni sociali ed economiche in cui si sviluppa «in quel paesone appollaiato sotto il monte Ortobene dove un’avvilente povertà e una pesante arretratezza lastricavano le strade e intonacavano le case». Qui la storia di una famiglia si intreccia alla storia di un’intera comunità. Tutto ha inizio con il mulino a vapore e l’avvio dell’annesso pastificio nel rione del Rosario a Nuoro. L’attività si svolge in un grande stabile, oggi abbandonato, seppure al centro di un progetto di riqualificazione che dovrebbe trasformarlo in un museo dell’identità. Fulcro della “Ditta” dei Guiso-Gallisai è senz’altro la centrale elettrica sul Cedrino, avviata nel 1948 e attiva fino al 1964, anno della nazionalizzazione. Il dopoguerra segna anche il punto di svolta dell’impero industriale dei Guiso-Gallisai che incapace di adeguarsi ai cambiamenti sociali ed economici declina lentamente.

Il barone delle industrie nuoresi accompagna il lettore alla scoperta di un’altra Nuoro, per molti versi inaspettata, capace di offrire interessanti spunti di riflessione validi per l’oggi. Viviamo una crisi economica senza precedenti, spesso sottovalutata e che nel nostro territorio potrebbe non aver toccato il fondo. Una crisi economica ma anche demografica e sociale: tantissimi i disoccupati, tante le imprese in forte difficoltà, i nostri paesi – senza servizi e poche prospettive di occupazione – continuano a spopolarsi. L’esempio che arriva dall’esperienza dei Guiso-Gallisai è chiaro. Per invertire tale tendenza negativa e creare nuove opportunità di sviluppo e di occupazione, è fondamentale puntare su un’economia integrata basata su un mix equilibrato di tutti i comparti: dall’agro-zootecnico ai servizi alle industrie turistiche e culturali ma anche industria e in essa il manifatturiero, che la stessa Europa considera settori strategici per la crescita e l’occupazione sostenibili. Nei suoi recenti documenti ufficiali l’Ue sostiene la necessità di un nuovo “rinascimento industriale” perché è l’industria a creare i posti di lavoro più qualificati e meglio retribuiti e la maggior parte degli investimenti in ricerca e innovazione; è l’industria a innescare un circolo virtuoso negli altri comparti e un posto di lavoro in questo settore ne crea almeno altri due nei servizi.

 

Non si può negare per esempio il ruolo che l’industria e il manifatturiero hanno avuto anche nel nostro territorio: il tessile e la chimica hanno rappresentato un’importante opportunità di crescita per il centro Sardegna innescando un processo di modernizzazione e la formazione di una cultura imprenditoriale. Se questi comparti sono oggi al tramonto (anche secondo il naturale ciclo di vita di qualsiasi produzione), nel nostro territorio l’industria resiste grazie all’agroalimentare, al lapideo e a un nucleo importante di altre imprese del manifatturiero.  

 

Dopo la crisi di un’economia troppo orientata sulla finanza e sui servizi, l’Europa riscopre l’importanza strategica del settore industriale e del manifatturiero riappropriandosi del concetto di sviluppo sostenibile che coniuga crescita economica e tutela dell’ambiente. È fondamentale che anche la Sardegna e il centro Sardegna rilancino le produzioni industriali e manifatturiere investendo non più su un’industria pesante ma su produzioni innovative ed ecocompatibili basate sulle nuove tecnologie e prodotti di qualità (manifatturiero avanzato e chimica verde, veicoli verdi, bioedilizia, stampanti 3D). Solo adeguate politiche industriali di livello regionale possono dare una spinta a questo settore e riattivare nuove filiere produttive e nuova occupazione. Sull’industria innovativa l’Europa ha deciso di investire nei prossimi anni ben 150 miliardi di euro: la Sardegna saprà cogliere questa sfida e le opportunità che arrivano con i fondi Ue 2014-2020? Saprà puntare sul manifatturiero e sull’industria anche nel nostro territorio? Finora le politiche industriali sarde (e gli indirizzi del recente Documento di Programmazione Regionale lo dimostrano) non sono state all’altezza della situazione. Per il rilancio dello sviluppo e dell’occupazione occorre che chi ci governa sappia cogliere questa sfida.