Data l’esperienza maturata con Abbanoa, provo a spiegare la drammatica questione elettrica della Sardegna, ricorrendo a una storiella idraulica.
Pensate di aver una casetta sulle sponde di un laghetto. Fino ad un anno fa in quel lago versavano 3 condotte locali con una portata variabile e regolabile fino a 1.000 lt/h a secondo del livello del lago, ed un fiume che scaricava in base alle piogge fino a 2.000 lt/h. Ora vi comunicano da Roma che metteranno una diga ed una chiusa in grado di controllare fino a 1.000 lt/h., che chiuderanno le tre condotte e che quindi il livello del lago dipenderà  dalla variabilità delle piogge e dalla bravura dell’operatore della chiusa che non sta più lì, ma che vogliono trasferire a Torino.

 

Sostituite le tre condotte con le centrali sarde essenziali, il lago con il consumo del fabbisogno sardo, il fiume con le rinnovabili non programmabili (fotovoltaico ed eolico in maggior parte), la chiusa con il cavo Sapei e l’operatore della diga con Terna. Calcolate voi la possibilità  di vedere il fondo del lago.
Lo dico in primo luogo ai Sassaresi (ma anche ai Sulcitani), perché il padrone della diga, Terna, avendo creato un avamposto a Codrongianos, proprio su Porto Torres può unire cattive intenzioni (chiudere) con buoni alibi (gli impianti di Codrongianos). Allora lo scenario tutt’altro che metropolitano per Sassari diventerebbe devastante. Porto Torres, Ottana e il Sulcis sono la stessa cosa, ma è difficile comprenderlo se non ci si sente fratelli di tutti i sardi, se non si ama la propria nazione (che non è l’Italia).
Da domani, poi, ci occuperemo di Saras, la quale, non contenta di lessarci le orecchie con una campagna pubblicitaria tanto finta quanto inutile, nel quadro prospettato da Terna, conserverebbe, unica in Sardegna, quel che resta del Cip 6. L’unico produttore incentivato a smaltire in Sardegna gli scarti petroliferi di mezzo mondo sarebbe la povera Saras, che però non muove un dito perché Ottana Polimeri possa riprendere la produzione e quindi occorre andare a strisciare ai piedi dell’Eni e l’Eni se ne frega perché è l’Eni e che diamine!  Siamo in Italia, d’altronde, l’Italia che subisce un arbitrato milionario dal Gruppo Marcegaglia per La Maddalena e fa la Marcegaglia presidente dell’Eni. Non c’è contrasto, non c’è trucco e non c’è inganno, è l’Italia dei marinai e dei santi finti. Pensate quanto sarebbe bello poter dettare noi le regole del gioco da Stato indipendente, adeguare tasse e tariffe al nostro fabbisogno di sviluppo sostenibile, trattare noi con il sistema del credito internazionale ecc. ecc. Secondo voi, saremmo ancora costretti a inseguire il disdegno altrui o saremmo noi a dettare l’agenda degli appuntamenti? Pensateci. Noi siamo uno Stato Impedito, non una Regione. È l’essere una Regione che ci sta tarpando le ali e che ci sta affamando.

fonte: http://www.sardegnaeliberta.it/lessenzialita-spiegata-ai-bambini/