Leggo con interesse i vostri commenti sulla problematica della Ryanair nel Nord Sardegna e vi ringrazio dei molteplici contributi. Premetto che non amo quella compagnia né tantomeno la filosofia dei voli low cost. E non la amo da viaggiatore professionista e accanito quale sono ormai da tanti anni. Perché, al di là delle tariffe di certo convenienti, c’è poco rispetto verso il viaggiatore che viene trattato come una merce quale invece non deve essere. Ho vissuto sulla mia pelle lo scadere del livello del servizio di molte compagnie aeree (e non solo quelle) in tutti questi anni e potrei scrivere un libro su ciò che mi è accaduto in trent’anni di viaggi in tutto il mondo. E mi capita spesso di viaggiare dal Continente per l’Isola (sia in nave che in aereo) in compagnia della famiglia spendendo cifre con le quali potrei andare nell’altro capo del mondo.

Ma questo fa parte della cultura contemporanea: Ryanair è una delle tante realtà che offrono ciò che hanno e che non regalano niente laddove l’equazione oggi è sempre la stessa. Che si parli di trasporti o dell’acquisto di automobili, zucchine o bistecche poco cambia. 
Resta il fatto che le compagnie low cost hanno offerto la possibilità di viaggiare a chi forse non avrebbe potuto permetterselo e soprattutto ai giovani e agli studenti ancora prima che al turismo di massa.
In una situazione di giungla come quella italiana, hanno permesso anche di fare arrivare in Sardegna, soprattutto quella del Nord Ovest, un enorme numero di turisti da diversi paesi dell’Europa. Turisti che altrimenti non sarebbero venuti e che in questi anni di crisi profonda hanno portato un grande beneficio economico all’Isola che, come ben sappiamo, non è mai stata ne fiorente ne capace di grande spirito imprenditoriale diffuso e lungimirante.
Ovvio che prima della Ryanair o di qualsiasi altra compagnia bisognerebbe dare spazio e nuova linfa vitale alla Meridiana con i suoi 1634 lavoratori in pericolo come bisognerebbe porsi seriamente la creazione di una compagnia o di più compagnie totalmente sarde gestite secondo le istanze dei sardi ma è innegabile che oggi, in un aeroporto come quello di Alghero servito solamente da Alitalia/Etihad (perché?), la dipartita di Ryanair sia una perdita enorme per tutta l’industria turistica del Nord Sardegna e conseguentemente di tutta l’isola.
Se è vero che la mobilità dei sardi non deve passare attraverso le collette è altrettanto vero che il problema della stessa è atavico quando i nostri nuraghi e che, piuttosto che puntare sempre e solo il dito verso la politica leccandoci le ferite – una politica che ovviamente ha avuto le sue colpe - è ben accetta la creazione di un sistema di economia e di crowdfunding autogestita dagli stessi imprenditori che collaborano alla crescita collettiva traendone anche il proprio tornaconto.
E’ ciò che è avvenuto ora a Copenaghen ma è ciò che avviene da tanti anni anche nella civilissima regione dell’Alto Adige con l’impianto turistico delle Dolomiti laddove ognuno contribuisce allo sviluppo collettivo nell’interesse sia comune che personale facendo crescere le imprese e le strutture.
Se Ryanair va via da Alghero si perderanno diverse centinaia di milioni di Euro che la Sardegna, in questo momento e indipendentemente dalle colpe di ognuno, non può permettersi ma si perderà anche una occasione di ulteriore crescita e di scambio per una isola che potrebbe essere il crocevia del Mediterraneo. 
Il problema dunque non è aiutare la Rayanair o tassare i cittadini quando ci dovrebbe essere uno Stato o una Regione a farlo ma è essere propositivi e competitivi in un mercato globale cosciente del fatto che l’isola ha molto da dare ma con delle potenzialità ancora inespresse.
E le altre compagnie – e ce ne sono – dove sono e dove sono state in questi anni?
E’ forse la prima volta che, nel sistema turistico, i sardi provano a parlare la stessa lingua per un obiettivo comune e questo è un fatto storico.
Vogliamo fargliene una colpa o vogliamo continuare ad avere una Sardegna lontana dal mondo e soprattutto incapace di dialogare al suo interno?

Per i signori Caravaglio e Madaghiele a proposito della Meridiana: il fatto che non mi sia espresso su questo argomento non significa che non sia sensibile al grave problema dei licenziamenti in seno alla compagnia. Io non sono Gesù Cristo in grado di risolvere i problemi del mondo né tantomeno quelli della Mia Sardegna come da voi scritto.
Faccio quello che posso quando mi viene chiesto e quando ritengo sia giusto espormi in prima persona, cosa che peraltro faccio spesso. Lo farei e lo farò anche con la Meridiana se mi verrà chiesto ma non mi venga a dire che contribuisco a finanziare una compagnia irlandese se finora, nel bene e nel male, è stata l’unica a portare passeggeri dall’Europa sullo scalo di Alghero e a portare i sardi con poco in Continente e in Europa. Peccato, di certo è colpa nostra ma se passiamo il tempo a bastonarci a vicenda non arriviamo da nessuna parte. Bisogna risolvere i problemi dei lavoratori della Meridiana e quelli del turismo del Nord Sardegna come bisognerebbe risolvere i mille e mille problemi che la nostra Isola si sta portando appresso da troppo tempo.
Chi deve farlo? Solo la politica? Oppure i Paolo Fresu di turno che mettono la loro faccia in quanto cittadini noti (come vede cerco di non mettere solo la faccia ma di formulare un pensiero…)? Siamo certi che la politica non debba stare nelle case di ognuno di noi e siamo proprio certi, noi sardi, di avere fatto veramente di tutto per essere migliori evitando di consegnare la Sardegna nelle mani di altri?
So di porre dubbi atavici e immensi ma solo nel dubbio è possibile trovare una risposta che forse dovrebbe essere nel fare. Assieme e uniti.
“Chentu concas e chentu berrittas” è un detto che risale a centinaia di anni fa ma il mondo è cambiato e, solo negli ultimi cento, sono nati anche i linguaggi del jazz, del rock e del cinema (oltre che miliardi di altre cose) che hanno stravolto e arricchito il Novecento…
“Fortza Paris” dunque. O “Forza Paris”. Oppure “Folza Paris” come si dice da noi a Berchidda. E’ che manco nello scrivere del nostro bisogno di unità siamo d’accordo…
Cordialmente e buon anno a tutti.