Di Emiliano Deiana
Scrivere aiuta. Prendere appunti, segnarsi date e accadimenti, tenere un diario (più o meno) segreto, ci serve per ricordare. Un anno fa, in Sardegna, ancora non era comparso il Paziente Zero: di Covid19 se ne parlava - reduci dal Carnevale - come un’eventualità lontana. Adesso, in Zona Bianca, è utile ripercorre a ritroso il cammino difficilissimo intercorso fino a qua.
Una strada piena di insidie che ci ha modificato più di quanto siamo disposti ad ammettere a noi stessi. Ci sono camminamenti personali, ci sono quelli collettivi.
I primi - privati - nascondono sofferenze indicibili di chi ha combattuto contro la malattia, di chi ha visto i propri cari morire lontani e senza una carezza di saluto, di chi ha combattuto altri mali senza un’assistenza sanitaria decente. I secondi - pubblici - celano sofferenze collettive altrettanto importanti: lo sfrangiamento delle comunità, la sfiducia nei comportamenti del prossimo, un egoismo amplificato, un solipsisimo lavorativo che non è la libera scelta del “lavoro agile”.
Dal punto di vista “pubblico” abbiamo assistito al delirio racchiuso nella mutevolezza di messaggi fatti, spesso, dalla stessa persona o categoria politica: da chi negava l’esistenza della malattia all’indicazione del “cinese” come untore (o il virus arriva coi barconi dei migranti), da “Milano non si ferma” agli elicotteri che rincorrevano i runners nelle spiagge, da “andrà tutto bene” ai checkpoint dei militari per le strade, dall’assenza di DPI per i medici alle stoffe ritagliate per farne mascherine posticce, dai No Mask ai No Vax, dal tutto chiuso al tutto aperto nel giro di una settimana, dal “passaporto sanitario” a una scatolina di cartone negli aeroporti, dai controlli in ingresso alle discoteche aperte.
L’elenco potrebbe essere infinito e se ci può essere una qualche giustificazione per il “cittadino medio” spaventato da una situazione inedita questo repentino cambio di opinioni non può essere tollerato per i decisori politici, per gli attori economici, per gli opinion leaders, per i giornalisti, virologi e compagnia cantante. La serietà non è un optional per chi riveste ruoli di responsabilità.
Non si può passare dalla richiesta di militari per le strade a controllare i corridori della domenica al tutti liberi nell’arco di mezza giornata; dai negazionisti del fine settimana trasformatisi in dispensatori di incubi perché il virus ha varcato la soglia del portone di casa.
Adesso in Sardegna siamo in una nuova fase: Zona Bianca. Servono prudenza e raziocinio. Fiducia in noi stessi e in chi ci sta vicino.
Valutazione chiara dei comportamenti a rischio. Occorre mantenere le distanze personali, non frequentare luoghi affollati, indossare costantemente la mascherina e igienizzare di continuo le mani.
Serve, poi, che le Autorità Sanitarie e i decisori politici accelerino la campagna vaccinale e, al contempo, predispongano i necessari controlli sanitari in ingresso: non sarebbe tollerabile l’assalto alle seconde case della Sardegna dalle Zone Rosse d’Italia in occasione della prossima Pasqua.
Poi, piano piano, ricominciare a vivere, a fidarci, a produrre, ad aiutare chi più di tutti ha sofferto, le categorie che hanno patito più di tutte: bambini e ragazzi, gli anziani soli, baristi, ristoratori, artisti, teatranti, animatori dei luoghi della cultura e dell’arte, guide turistiche, albergatori, piccoli commercianti ed esercenti e ogni altra comunità di persone a cui il virus ha causato danni incalcolabili.
Piano piano: ricominciare a vivere. Facendo i conti con noi stessi e coi nostri cambiamenti e i mutamenti che accerteremo esservi intorno a noi.
Lentamente riconoscersi diversi e in questa mutazione ricostruire i motivi dello stare insieme dentro le nostre comunità.
Emiliano Deiana
Nato il primo aprile 1974 vive a Bortigiadas. Cofondatore della Libreria Bardamù di Tempio Pausania. È stato Sindaco di Bortigiadas per 15 anni, attualmente è Presidente di ANCI Sardegna. Ha pubblicato nel 2012 il libro di racconti satirici 'Bar Sport Democratico', Ethos Edizioni.
Nel 2020 è uscito il suo primo romanzo, 'La morte si nasconde negli orologi', Maxottantottoedizioni.
(Foto ©Andrea Deiana)
Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"
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