Maggio 03, 2024

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    di MARIA GIOVANNA DESSI'

     

    Le piccole cose sono quelle che vediamo con una grande apertura dello sguardo

    e alle quali decidiamo di dedicare il nostro tempo.

    Non è semplice trovarle, come quando decidiamo in piena notte di fotografare le stelle,

    i pianeti o la luna.  Per vedere le piccole cose nella vita di tutti giorni è importante camminare lentamente, con le gambe e con il cuore. Provare a osservare con occhi nuovi ciò che circonda, leggere negli sguardi, capire le sfumature dei colori, sentire il profumo che ci circonda, non dare nulla per scontato.

    Le piccole cose nascondono grandi segreti. Possono farci viaggiare nel tempo e nello spazio.

    Ci permettono di nutrire la nostra curiosità, di imparare a conoscerci meglio e a comprendere gli altri.

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    Di MATTEO PORRU

    Il più grande di tutti non lo ricorda nessuno, o quasi. Perchè Salvatore Farina, in settantadue anni e quasi altrettante opere e con infiniti sgambetti del destino, è stato davvero il più grande e prolifico autore sardo dell’Ottocento. Di più: Farina è riuscito, con coraggio e uno stile elegante e armonioso, a raccontare l’uomo, le sue crisi e le sue contraddizioni, senza la scienza verista ma con una profonda coscienza umana, scavando dentro il mondo e dentro se stesso riga dopo riga. È un’arte per l’arte, la sua scrittura, e un gigantesco atto di fede e di rivalsa. 

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    di EMILIANO DEIANA*

    Parlare della morte non è di moda. Forse non lo è mai stato. Forse non lo sarà mai. 

    Eppure, in questo tempo mediano, in questo Medioevo pandemico tornano alla ribalta i morti, le loro storie, le loro vicende minime, gli affetti, i lasciti, le assenze, il vuoto, la lontananza, la distanza messa fra le spoglie e il ricordo di ciò che è stato e mai più sarà. Quante volte abbiamo sentito, in questi lunghi mesi che sembran secoli, le sirene delle ambulanze allontanarsi da città e paesi e il pensiero che si allunga nel suono ansiogeno della domanda: ci rivedremo ancora? O nel terrore asintomatico o cortisonico che fa soffiare la certezza di dire: non ci vedremo più!

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    di DANILO LAMPIS*

    Uno dei principali indicatori per valutare lo stato di salute di una democrazia e del suo sistema economico e sociale, è il numero di persone che vengono perse dalla scuola e dal sistema formativo nel suo complesso. La Sardegna non è in forma: se dovessimo mutuare il linguaggio utilizzato per la crisi epidemiologica, viviamo nella zona rossa per quanto riguarda i tassi di abbandono scolastico e povertà educativa.

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