“Tutto è cominciato nell'estate del 2010 quando fui contattata su facebook da un pubblicitario che, incuriosito dalle mie foto, m’incitò a fare un provino a Roma per un'agenzia che inseguiva volti nuovi da immettere nel mondo dello spettacolo”.
Lei è Veronica Contu, classe 1992, nata a Lanusei ma residente con mamma e sorella a Cardedu nell’Ogliastra. Racconta di lei, della sua infanzia, del suo diploma al Liceo Scientifico e dei suoi studi interrotti alla facoltà di Giursiprudenza. Parla dei suo hobby per la fotografia, per il disegno, per il make up e di quando è stata vittima di bullismo negli anni della sua adolescenza.
“Un pò titubante accettai, posando per un servizio fotografico e con mio grande stupore fui selezionata – dice Veronica rammentando quella sua ‘prima chiamata’ nel mondo della moda - ho compartecipato a diversi calendari, posato per varie riviste e ottenuto alcune copertine. Sono stata ragazza del mese per la rivista ‘Elaborare’ e incoronata Miss Social Spotlight da Playboy USA.”
Un viaggio quello della Contu disseminato da complicazioni a cui la giovane sarda ha sempre reagito con risoluzione e ardimento.
“Non è stato un percorso facile, la mia fisicità non rispecchiava i tipici canoni della modella d'oggi. Sono stata una fotomodella curvy ma le critiche e gli insulti non mancavano mai soprattutto sui social network”.
Una modella controcorrente quando gli statuti della donna perfetta conducevano più al fisico longilineo ed anoressico.
“Evidentemente la mia abbondanza divenne anche la mia peculiarità; non mi sono mai arresa perché nel frattempo ho continuato a lavorare e devo dire che qualche sassolino dalla scarpa me lo sono tolto.”
Di cosa ti occupavi?
“Durante la mia percorrenza nel mondo della moda ho scritto per una rinomata rivista distribuita a livello europeo: il mio compito era quello di selezionare ed intervistare modelle e fotografi che poi sarebbero stati pubblicati nel magazine e, contemporaneamente, curavo una rubrica di trucco e bellezza in un giornale distribuito in Sardegna.”
Hai sempre pensato che la tua vita, il tuo lavoro, potesse essere nel mondo della moda?
“A dir la verità no. Nel 2013, decisi di pensare seriamente al futuro. Perciò lasciai perdere il mondo la moda per iscrivermi ad un'accademia di trucco cinematografico, televisivo e teatrale a Roma. Certo passare da un piccolo paesino ad una città non è stato facile, ma dopo aver trascorso la prima settimana ho iniziato a scoprire le meraviglie della Città Eterna. A parte i monumenti e le opere d'arte, la mentalità e la gentilezza delle persone era sconvolgente: non c'è stato giorno che non abbia sorriso o mi sia sentita triste. Mi son imbattuta in persone e amiche meravigliose che mi hanno accolto e mi hanno fatto sentire a casa ed è stato tristissimo andare via”.
Oggi viviamo il disagio del lavoro che manca che crea l’angoscia alle nuove generazioni. Come lo vedi il tuo?
“Il malessere dell’assenza del lavoro purtroppo si sta diffondendo sempre di più. La crisi economica ha aggravato le condizioni di noi giovani peggiorando le opportunità di trovare una occupazione, di realizzare le condizioni per conquistare una propria autonomia e di poter dare origine ad un proprio nucleo familiare. Il fatto tragico è che l'Italia risulta tra i paesi europei con più basso tasso di stanziamento giovanile con un livello record raggiunto negli ultimi mesi. Viste queste statistiche le angosce sono tante, soprattutto perchè si rischia ‘l'intrappolamento in una fase di inattività’: più dura tale condizione, più rischiano di scadere le motivazioni principalmente per noi ragazzi. Nel domani vedo indubbiamente una famiglia assieme al mio compagno Leonardo con il quale sono fidanzata da un anno. Stiamo assieme da poco ma il nostro è un rapporto di pura complicità e intesa, siamo veramente felici. Dal punto di vista lavorativo mi piacerebbe rimanere nell'ambito dell'estetica e del beauty, ma visti i tempi che corrono non disdegnerei anche altri compiti o progetti”.
Il tuo futuro lo vedi da emigrata?
“Qualche tempo fa leggevo, in un rapporto della Cna, che tra il 2009 e il 2013 in 11 mila hanno fatto le valigie ed entro il 2035 la Sardegna potrebbe trovarsi 173 mila abitanti in meno. La maggior parte sono, appunto, giovani che non hanno un lavoro. Prima ci pensavo seriamente anch’io specialmente dopo aver vissuto l’esperienza a Roma. Ora il rischio è decisamente più basso anche perchè ho deciso di specializzarmi a Cagliari e proseguire la mia vita in Sardegna. Aggiungo però, che se la vita non dovesse lasciarmi altra scelta, sarò pronta a fare le valigie e tornare a Roma con il mio fidanzato.”
E i tuoi coetanei sardi come li vedi? Rassegnati?
“Nonostante l'alto tasso di disoccupazione, credo che la maggior parte dei giovani sardi siano speranzosi e soprattutto abbiano voglia di cambiare le cose: si adattano e accettano un lavoro anche se non pienamente in linea con desideri e aspettative. Quindi pur di non girarsi i pollici a casa, si adeguano ad un salario decisamente più basso del normale. E sono certa che questo fa loro onore.”
Massimiliano Perlato