DI ELISABETTA CRISPONI*

«Senza la musica per decorarlo, il tempo sarebbe solo una noiosa sequela di scadenze produttive e di date in cui pagare le bollette» diceva il grande Frank Zappa.

Ed è proprio una decorazione sul territorio quella che l'Associazione Sonala ha voluto fare a Ovodda, inaugurando la prima edizione del SonalaFest, negli scorsi 22 e 23 luglio. Il nuovo festival è nato per divulgare musiche di vario respiro, mettendo insieme cultura, ambiente e comunità, con il senso di condivisione tipico della festa barbaricina, ma con una programmazione di spirito internazionale.

Abbiamo intervistato a riguardo Pierpaolo Vacca di 31 anni, musicista e segretario dell'associazione (già comparso tra le pagine di FocuSardegna in occasione del suo tour teatrale Tango Macondo con Paolo Fresu), e Alessia Zedde collaboratrice di 29 anni, laureata in Amministrazione e Organizzazione nella Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche dell'Università di Cagliari. Entrambi ovoddesi e giovani, compagni in questa avventura e nella vita.

Alessia, iniziamo da te. Come nasce la vostra Associazione?
«Sicuramente non con l'idea di creare un festival. È nato tutto dal basso, dalle serate passate a suonare improvvisando nei bar del paese. Anche il nome dell'associazione si ricollega a questo contesto: "Sonala hussa" (Suona quella) è una delle frasi tipiche con cui viene richiesta una canzone specifica mentre si sta in compagnia. Da queste situazioni è maturata l'idea di creare un'associazione per essere facilitati nel proporre qualcosa per il territorio e, pian piano, abbiamo capito che potevamo dare vita a qualcosa di nuovo, interessante e specifico. Così è nato il Sonala Fest».

Ora passiamo a Pierpaolo. Come hai vissuto, da musicista, la creazione di questo evento?
«Per me si è rivelata un'esperienza inedita. È stato molto interessante e costruttivo vedere come funziona la parte organizzativa di un festival, mi sono messo in gioco sfidando me stesso a crescere e imparare sempre più».

Avete coinvolto tanti artisti, amici di vecchia data e nuove conoscenze, come siete riusciti a intrecciare queste connessioni?
«Prima di tutto ci tengo a ringraziare il nostro presidente Fabio Calzia, con cui ho realizzato in prima persona la scelta degli ospiti e la stesura del progetto. La nostra idea di festival è legata alla musica tradizionale rivisitata in altri contesti, nazionali e internazionali. Per esempio, l'idea di coinvolgere il Duo Bottasso nasce da un'amicizia, ma anche perché volevamo dare un tocco internazionale in un contesto naturalistico, quindi si sono rivelati davvero perfetti. Anche la performance di Matteo Leone, vincitore del Premio Andrea Parodi, uno dei più importanti contest europei di World Music, è stata voluta per dare varietà al festival, unendo il Blues al Mediterraneo, ed è stata studiata in modo originale: poiché i brani dell'artista sono in tabarchino, dialetto di Calasetta, abbiamo cercato di dare particolarità all'esibizione facendo accompagnare le canzoni dal mapping pittorico di Paolo Decortes. Paolo, improvvisando, si ispirava alle canzoni cantate nel pezzo e la raffigurava, aiutando anche il pubblico a capire con le immagini le parole. Considerando che i due artisti non si conoscevano prima del festival, siamo rimasti molto soddisfatti di questa collaborazione vincente».

Torniamo ad Alessia. Avendone intuito l'importanza per un evento culturale, ti sei cimentata anche nel campo della comunicazione.
«Sì, ci abbiamo provato, e devo dire che il paese ha apprezzato molto. Ho creato un piano editoriale per i canali social, e tenevo in modo particolare alla rubrica "I luoghi del Sonala Fest" nata per presentare al pubblico i luoghi scelti per la manifestazione e il loro significato. Abbiamo scelto di puntare a valorizzare tutto il nostro borgo e portarlo fuori dal solito contesto e, allo stesso tempo, puntare anche sul capitale umano, mettendo in luce il modo di essere degli ovoddesi, la nostra vitalità e convivialità. È di Ovodda anche Lorenzo Vacca, che ha creato un elemento chiave del festival, realizzando la locandina con il simbolo, ormai famoso, delle le sue" tziedde", apprezzate e ironiche, che sono diventate il nostro slogan».

E ci sono stati momenti di questa convivialità tipica anche durante il Sonala Fest?
«Naturalmente! Abbiamo organizzato le cene allestendo una lunga tavolata in una piccola stradina del centro storico, che siamo riusciti ad animare di tante risate. Anche gli artisti sono rimasti a festeggiare con noi dopo le esibizioni. È stato tutto all'insegna dell'inclusività, abbiamo unito l'arte al clima di festa. Credo che comunicare sia anche questo».

Voglio tornare un attimo sul tema dei luoghi con te, Pierpaolo. Per esempio, una cornice molto suggestiva è stata quella del nuraghe Osseli.
«Abbiamo voluto dare importanza al territorio e quello che siamo stati in passato. Il nuraghe di Osseli è stato per molto tempo un luogo abbandonato. Dopo l'intervento del Comune, che lo ha riportato alla luce, la nostra generazione si è resa conto dell'importanza di questo complesso archeologico. È stata da subito una location prediletta, semplice e suggestiva allo stesso tempo. Per rendere ancor di più l'atmosfera emozionante, abbiamo scelto l'ora del tramonto per l'esibizione, evitando di deturpare il paesaggio con grandi strumentazioni, sedie e palchi, anche per  presentare gli artisti allo stesso livello del pubblico e instaurare una relazione intima tra loro».

Quale messaggio si è voluto dare?
«Far capire che spesso non occorre essere in tantissimi o avere molte infrastrutture, ma basta esserci e avere idee. Il risultato è stato grandioso, l'esibizione rispettava l’ ambiente, era facile e funzionava. È stata apprezzata tantissimo. A me piace dimostrare che la cultura non si trova solo nei grandi centri, ma anche nei piccoli paesi. Già in questa prima edizione c'è stato uno scambio di universi ed esperienze, la giusta risposta a chi nei nostri territori continua a ripetere "Qui non c'è niente"».

Alessia, raccontaci dello spazio che è stato dato al mondo del teatro.
«La prima serata è stata caratterizzata dallo spettacolo teatrale "Gramsci spiegato a mia figlia" di Paolo Floris, con l'accompagnamento musicale di Luca Cadeddu Palmas e Pierpaolo stesso. Nonostante il format narrativo e impegnativo, si è riusciti comunque ad avere un pubblico vario di duecento persone, arrivate anche da altre parti della Sardegna, che si sono rivelate davvero entusiaste e appassionate. Il linguaggio semplice e diretto è riuscito a fare breccia su tutta la platea».

E per quanto riguarda i bambini?
«Ovodda per fortuna è un paese con un'alta natalità rispetto alla media. Così, abbiamo voluto dedicare un evento interamente ai bambini, realizzando i laboratori a cura di Stefania Coccoda, anche perché, purtroppo, la nostra generazione non ha ricevuto lo stesso genere di input. Siamo rimasti davvero appagati della loro numerosa partecipazione».

C'è qualche ringraziamento in particolare che vorresti fare, Pierpaolo?
«Ringraziamo i bar Sedda, Floris e Su Tzilleri de Sonau, che hanno collaborato con noi per il concerto della band "Freddie and the Black Guys". Mettere in parte i bar, dove tutto è nato, non è stata una scelta casuale: a Ovodda il bar è al centro della socialità, e abbiamo voluto dimostrare che anche attorno a un bar può girare tantissima cultura. Ringraziamo, inoltre, l'Amministrazione Comunale per il supporto e la partecipazione attiva, e anche il Consorzio BIM Taloro. Ma il ringraziamento si estende davvero a tutta la comunità, che si è dimostrata gioiosa, solidale e partecipe».

Alessia, con te abbiamo aperto e con te finiamo. Bilanci e progetti futuri?
«All'inizio non abbiamo voluto fare grandi previsioni, avevamo un po' di timore per il debutto, ci siamo proposti semplicemente di realizzare qualcosa di bello. Poi è arrivata una grande soddisfazione. Progetti? Tutti ci hanno chiesto di non fermarci e stiamo già lavorando alla prossima edizione, tuttavia non è escluso qualche appuntamento invernale. Ciò che abbiamo apprezzato di più è stato il grande aiuto delle persone, possibile anche grazie alla varietà di musica che ha potuto coinvolgere qualsiasi gusto musicale. Abbiamo aperto il Sonala Fest con la musica classica del Trio di flauti Ensemble Accademia e chiuso con Blues e Rock and Roll».

 


 

ELISABETTA CRISPONI

Nasce a Nuoro e cresce a Lodine, nell’entroterra nuorese. Si trasferisce a Milano nel 2012 dove intraprende gli studi nel campo della Comunicazione. Giornalista pubblicista, addetto stampa e blogger, ha collaborato con testate sarde e con Africa Express, occupandosi principalmente di cronaca, cultura, attualità e spettacolo. Ha redatto la rubrica cinematografica “Cineonda” per il settimanale nuorese L’Ortobene, e porta avanti la rubrica “I viaggi di Gulliver”, approfondimento storico-sociale sui temi di emigrazione e istruzione, per il blog A Porte Schiuse. Collabora con l’associazione Malik, gestendo la comunicazione di progetti europei.


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