Non è facile venire al mondo. Non lo è in pieno Ottocento, non lo è se non sei il primo, non lo è a Bolotana. Ma se ti chiami Basolu, e Basolu a Bolotana nel 1843 vuol dire borghesia, e borghesia vuol dire che economicamente stai molto bene, allora sembra tutto a posto. O quasi.


Bachisio Raimondo nasce a settembre. Suo padre Salvatore vive bene e guadagna meglio.

Sua madre Giovanna, ventiduenne, gli sta accanto sempre.

L’infanzia sembra tutta in discesa e di fatto lo è, ma un giorno il nuovo fratellino vuole nascere e Giovanna spinge, spinge, ma non ce la fa. Di anni, lei, ne ha trentaquattro. Bachisio, invece, ne ha dodici.

E da quel giorno diventa grande.
Ma è ancora un Basolu e un Basolu può permettersi il lusso assoluto, studiare al Liceo Classico Azuni di Sassari. Sono anni difficili ma intensi. La vita gli ha cucito addosso un carattere perspicace, attento, empatico.

Bachisio si interessa di arte, di letteratura ma, soprattutto, di poesia. Studia le tecniche ma più che leggerla, vuole comporla. In sardo, s’intende.

E a Bolotana, un paese che vive delle vicende e delle azioni dei proprietari terrieri e dei notabili, poesia vuol dire satira sprezzante, tagliente, come in Sas tres sorres. Ma anche canzoni di ricordo, di famiglia, sull’odore della casa che non c’è più, come in Mortu est Mimmiu ‘e sas terras.


Scrive molto, moltissimo, fra i venti e i venticinque anni.
Poi, nell’arco di tre, due svolte e un disastro: diventa tesoriere comunale e si sposa con Filomena Tanchis.

Il matrimonio, però, è tutto tranne che felice.

La moglie trama alle spalle di Basolu insieme a un altro potente nobile locale, Diego Scarpa, che di Filomena era il cognato e l’amante. I due riescono a non far tornare i conti del lavoro del povero Bachisio, che si trova immerso fra riscossioni mai attuate e pagamenti scomparsi dai registri. Il totale dell’ammanco è di quasi quattro mila lire. Che nel 1872 è una cifra immensa. Ovvio il licenziamento.
I litigi in casa aumentano sempre di più.

Bachisio non riesce più a raccontare le storie, le inimicizie e l’aria che tira fra i bolotanesi.

Le sue poesie sono sempre più cupe, la sua vita è in una morsa. Ed è un morso della moglie, secondo le voci di paese, la causa dell’infezione che lo uccide, a trentatré anni. Filomena, poco dopo, si sposa con Diego.


Basolu a Bolotana, oggi, vuol dire poesia.

Quella tramandata a voce, scritta sui quaderni e in una raccolta postuma. Le canzoni belle di un tempo lontano.

Non è facile venire al mondo. Ma non è facile non andare mai via. 

 

 

*Matteo Porru (2001)

Ha pubblicato The mission, Quando sarai grande e Madre ombra. Premio Campiello Giovani 2019. Fra i 25 under 25 più promettenti al mondo per D di Repubblica. Tutti e quattro i mori per Maurizio Costanzo.


Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"

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