di Matteo Marteddu*

Percorriamo la Sardegna sui sentieri, da nord, a sud, al centro. Montagne e colline. Innumerevoli sentieri sono marchiati dal segno indelebile del carbone. Piazzole annerite, dal Supramonte d’Ogliastra, di Barbagia e dalla Gallura fissano ancora il timbro di certificazione della barbarie devastante i 400 mila ettari di foreste tra ottocento e novecento.

Imprese spregiudicate del continente, complici i governi del regno, hanno raso al suolo ambiente, popoli e capacità economiche dell’Isola. Quintino Sella fondatore del Cai, nel suo viaggio in Sardegna, per la commissione di inchiesta parlamentare 1869, certifica il degrado di un’isola spolpata: 'La popolazione sarda non è bella, ma simpatica, sana e robusta. Ha forza di resistenza. Vive in condizioni difficilissime; una profonda selezione ne è quindi la conseguenza. Malaria, povertà, distruzione delle risorse boschive recidono e stroncano di buon ora le attività’ e gli individui meno favoriti. Il resto è agguerrito e procede impavido nel suo cammino'.

Il nostro No alle scorie, al progetto barbarico dei depositi radioattivi in 14 aree e 22 comuni di Sardegna, ha radici in quei sentieri, dove i nostri scarponi affondano ancora sul nero carbone che mai si smaltirà. Il nostro No insieme ai sardi e ai sindaci tutti.

 

 

Matteo Marteddu

Presidente Regionale

Cai (Club Alpino Italiano) Sardegna

 

Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"

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