Dopo la pubblicazione del documento per la consultazione pubblica del "Progetto preliminare per la localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico",  Regioni, Enti Locali e portatori di interesse qualificati, hanno sessanta giorni per formulare osservazioni e proposte tecniche in forma scritta e non anonima secondo le modalità indicate sul sito depositonazionale.itRegioni, Enti Locali, portatori di interesse qualificati. Avete letto bene.

La parola dei sardi, se non sono qualificati, non conta niente. O sei qualificato o non puoi produrre osservazioni. Perché se ad esempio, sei un pastore che generalmente trascorre il tempo nella sua azienda e il tempo per leggere non lo ha, la comprensione del testo neppure, non sei capace di interpretare dei dati evidenti e sapere valutare un progetto preliminare che, a mio parere, è abominevole.

La parola dei sardi non conta niente. Evidentemente nemmeno quando per il referendum consultivo regionale del 15 e 16 Maggio 2011, 848.691 votanti, pari al 97,13%, hanno votato NO alla Sardegna come centro di deposito di scorie radioattive e di costruzione di centrali elettronucleari. Penso sia il momento che persone non qualificate - come lo sono io e come lo sono tanti di voi - inizino a mostrare la propria capacità di lettura, di comprensione, di analisi e di elaborazione per produrre osservazioni e proposte. Ma anche domande.

Perché le aree interessate nel progetto preliminare, risultano essere aree vergini, sane, utilizzate per l'agricoltura anche di tipo biologico, ma soprattutto, perché vengono identificate all'interno del territorio della Marmilla e del Sarcidano?

Conosciamo i problemi di paesi come Gergei, Nuragus, Assolo, Usellus, Genuri, Albagiara, Villa Sant'Antonio, Mogorella, Siapiccia, Pauli Arbarei, Setzu, Turri, Tuili, Ussaramanna, Segariu, Ortacesus, Las Plassas. Diciassette paesi per 9.722 abitanti con una media abitanti di 571, sparsi in un territorio vasto 296,09 km2 per un densità di popolazione pari a 32 abitanti per km2. In sostanza un abitante ogni 3,04 ettari.

La SOGIN, società pubblica di gestione del nucleare, nella notte tra il 4 e il 5 Gennaio, pubblica sul sito web depositonazionale.it la documentazione completa, il progetto e la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare scorie nucleari. Della superficie totale di 57.000 ettari, distribuiti nei 22 comuni coinvolti nel progetto, 3.390 ettari, il 6%, potrebbe accogliere rifiuti nucleari.

È bene e di fondamentale importanza, dover specificare che la Sardegna, a parer mio, non diventerà mai la pattumiera dell'Italia, per un semplice motivo: lo siamo già. Ai sardi nessuno escluso voglio ricordare che la Sardegna sul piano ambientale è seconda in Italia come area SIN – Sito Interesse Nazionale – per bonifiche ambientali: 1) Sulcis-Iglesiente-Guspinese : 32416 ettari a terra + 19751 ettari a mare; 2) Porto Torres : 2748 terra + 1874 mare.

Ricordiamo inoltre che la Sardegna ha il più alto indice di servitù militare registrabile tra ogni singola regione d'Italia. Ma se il governo regionale, in passato, è stato capace di cedere il territorio sardo alla Nazione, nel nome della sicurezza e della difesa, mai sottovalutare il fatto che lo stesso potrebbe avvenire in questo caso. Per esempio, in cambio di investimenti sulle infrastrutture stradali ferroviarie e portuali, con sgravi fiscali oppure barattando un minimo di occupazione.

Il vero problema è che la Sardegna non è padrona di se stessa, nonostante l'autonomia. Non lo è stata prima e non lo è oggi. Lo dimostra il referendum consultivo. Qualora lo Stato volesse, per legge, potrebbe realizzare il piano di stoccaggio, facendo diventare il referendum del 2011 pura cartastraccia e trasformando la Sardegna in una tomba per rifiuti nucleari per un tempo di 300 anni. Sia ieri che oggi abbiamo consegnato la nostra sovranità nelle mani del popolo italiano piuttosto che al popolo sardo, ieri un Savoia oggi un Leghista.

Per questo motivo la Sardegna di fronte all'Italia risulta avere una posizione debole e lo dimostrano le reazioni stupefatte che il governo regionale ha avuto di fronte a quest'ultimo evento che ci vede protagonisti in negativo. Indignarci non è sufficiente, condividere l'indignazione non è sufficiente, manifestare il proprio dissenso non è sufficiente, la storia ci insegna che l'isola è sempre stata oggetto di investimenti depredatori, di saccheggiatori e speculatori economici che proprio come in questo caso salpano nelle aree più deboli dell'isola promettendo occupazione e una vita migliore.

È arrivato il momento di porci nuove domande, il momento di incontrarci, anche virtualmente. Costituiamo comitati di cittadini, presentiamo osservazioni in forma scritta, organizziamoci e manifestiamo, con tutta la nostra forza, in difesa di un isola che domani dovremmo consegnare nelle mani dei nostri figli. Quale domani li attenderebbe? Non illudiamoci. Il futuro comincia oggi.


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Alberto Marceddu

Laureato in ingegneria meccanica presso l'università di Cagliari con esperienza all'estero nell'universidad de Leòn e studente in Viticoltura ed Enologia presso l'Università di Sassari –Consorzio Uno di Oristano. Già membro regionale dell'Associazione Italiana Giovani per l'UNESCO e di varie associazioni sul territorio regionale. Fondatore del progetto socio-culturale Teatrando a Corte. I suoi interessi spaziano dalla politica all'arte, dalla tutela delle minoranze culturali all'imprenditoria.


Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"

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