DI CLAUDIA PULIGHEDDU - SARDINIA SPOPOTURISM*

 

Chi siamo e perché dobbiamo cercarci

Sono nata nella periferia di Cagliari, quella cosa che fa da porta di ingresso alla città metropolitana, quel luogo dove passano in tanti e pochi si fermano.
Nel mio quartiere convivono la villetta e la casa popolare, in un tacito accordo di non disturbo. I miei genitori fanno parte di quella prima generazione di laureati in famiglia, lavoro pubblico e pensione sicura. Io invece, sono figlia dell’incertezza.

So dove sono nata, ma non so di dove sono. Come tanti cagliaritani, sono figlia di luoghi a metà: la parte quartese, e la parte ussaramannese.

A domeniche alterne si andava in paese. Ricordo distintamente gli innumerevoli viaggi in macchina, la 131, i capannoni industriali, il bar rosa di Villasanta, Furtei da lontano, i campi sterminati.

Colori che seguono le stagioni: il verde dei carciofi d'inverno, le spighe verdi in primavera e gialle estate, le foglie delle vigne e degli uliveti in autunno, con le balle di fieno raccolte in enormi cilindri. Villamar con la madonnina dove si svoltava a sinistra. Ussaramanna si vede da lontano. Prima il campanile, poi i cipressi del cimitero e poi il paese con il ponte della ferrovia, la piazza attraversata dalla statale e i murales a racconto dei tempi che furono. Ussaramanna era il tempio del gioco libero con l’orda dei cugini, la vendemmia e la raccolta delle olive, i pranzi con una famiglia di sei figli e tredici cugini.

Sono sempre stata profondamente legata e affascinata dalla Sardegna. Una terra bella, cibo sano e buono, con molte eccellenze e tantissime possibilità, con una storia antica, segreta e affascinante, che da bambina mi piaceva immaginare. Una terra che non è fatta per due settimane di vacanza, ma da vivere e scoprire ogni giorno. Allo stesso tempo sono consapevole dei suoi difetti, della mancanza di posti di lavoro, degli ospedali che chiudono e della fatica dei lavori nei campi e con il bestiame. Una terra scippata per soddisfare la brama di soldi che finiscono oltremare ed i giochi alla guerra dei potenti del mondo, o per seppellire rifiuti radioattivi prodotti da altre parti. Per non parlare della drammatica situazione lavorativa, soprattutto per i giovani, e della povertà culturale generalizzata che non può che riflettersi sulla mancanza di prospettive dei giovani per il loro futuro nel territorio in cui sono nati.

Non ci possiamo quindi stupire se ci siano intere legioni di ragazzi e ragazze che hanno scelto di partire. Hanno ragione! In “Continente” ci sono più occasioni di scambio, più possibilità di esprimersi e scoprire nuove idee. Più libertà di essere se stesse ed esprimersi. La banale azione di prendersi un treno (perché lì i treni ci sono!) e spostarsi con facilità per vedere una mostra o un concerto, fa la differenza.

Eppure...

Eppure rimane l’attrazione forte, inspiegabile e inarrestabile che riporta sempre in Sardegna, se non per sempre, comunque almeno un paio di volte l’anno.

Per me ritornare in Sardegna è stata una scelta fatta inconsciamente, ancora prima di partire.

Quando ho vissuto a Londra sapevo che sarei tornata.

Prima di andare a studiare Sviluppo Locale a Padova, sapevo che sarei tornata.

Sapevo che non mi sarei fermata in nessuno dei luoghi in cui ho vissuto, ​perché se è vero che la situazione in Sardegna non risponde ai miei desideri, ciò non significa che andarsene sia la soluzione adatta a tutti. Formarmi, fare esperienza, tornare a restituire le mie competenze per contribuire a migliorare il posto che mi ha cresciuto e a cui sono enormemente legata è il modo con cui posso dare il mio apporto per portare avanti l​a mia visione di sviluppo locale, sostenibile ed intergenerazionale.

Come me, sono tanti i ritornanti consapevoli, che sono tornati con idee, progetti e desideri.

Sanno che sì, il mondo “di fuori” ha dei vantaggi, ma anche dei lati negativi. Sentirsi un numero per 40 anni, alla fine, è meno importante di vivere vicino alla famiglia e alle persone a cui vuoi bene. Oppure, sanno che mangiare un pomodoro che sappia davvero di pomodoro ha tutto un'altro sapore. Sanno che hanno alle spalle delle esperienze e una formazione diversa, sanno di avere delle vedute più ampie e sanno di essere portatori di nuovi paradigmi e influenze.

Sanno che sarà difficile tornare.

E per me lo è stato. Perché sono tornata in un posto sconosciuto, cambiato rispetto a come l'avevo lasciato. Perché quando sono tornata non ho ritrovato gli amici, che sono partiti e\o non hanno la possibilità o la voglia di tornare. Perché mi sono mancati i riferimenti per trovare un lavoro. Perché quando si torna, si torna soli.

In prospettiva, sono sicura che l’incertezza si amplifica ancora di più se si è da soli. Ma ho imparato che soli non siamo mai e che c’è sempre chi è alla ricerca di qualcuno con cui condividere e costruire sogni, desideri e passioni. E bisogna solo cercare, sempre, consapevoli che prima o poi si trovano le persone giuste.

Io stavo cercando delle persone che sentissero l’esigenza di riconnettersi con i territori, persone capaci di vederne il valore nascosto e potenziale. Che provassero il desiderio di dargli nuove prospettive, valorizzando il bello e trasformando il brutto. Persone capaci di agire, insieme, avendo in mente “cosa si può fare?” piuttosto che “cosa manca?”.

L’incontro con le ragazze di ​SardiniaSpopTourism (e dell’associazione Ru.Ra.Le.) è stato fortuito, un’ancora di salvataggio lanciata proprio nel momento del bisogno, per il quale sono estremamente grata (è l’unico motivo per cui posso dire di aver apprezzato il 2020).

Stavamo tutte cercando qualcuno con cui costruire un futuro professionale che ci permettesse di diventare parte attiva del cambiamento che abbiamo sempre auspicato, che ci fornisse la motivazione e il supporto per iniziare a costruire una Sardegna più vicina ai nostri desideri e al nostro desiderato. 

Siamo la dimostrazione che da sole difficilmente otterremo qualcosa, ma che insieme si può arrivare lontano. La cosa bella è che abbiamo appena cominciato a camminare.

E se anche tu senti la stessa esigenza, scrivici, siamo qui per questo.

 


Claudia Puligheddu

Assistente Sociale abilitata e laureata magistrale in Sviluppo Locale con una tesi sull’Innovazione Sociale nelle Aree Rurali Marginali. Attualmente lavora come progettista in un'importante Fondazione che si occupa di sociale. È socia della Cooperativa MesaNoa che si occupa di mettere in rete i produttori agroalimentari della Sardegna per vendere i prodotti nell'emporio autogestito.

Per SpopTourism è progettista e referente per la Marmilla


 Articolo realizzato nell'ambito della collaborazione tra FocuSardegna e Sardinia SpopTourism

Scopri il progetto nell'articolo dedicato e su www.sardiniaspoptourism.it

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