- Irene Bosu*- 

“Ho lavorato sodo per tutta la stagione estiva. Avevo le ferie soltanto ad ottobre proprio quando il solleone saluta e va in letargo. Non pensavo di andare in vacanza. Invece sono stata fortunata, l'estate prosegue, il meteo è a mio favore e persino i prezzi. In bassa stagione si può organizzare una vacanza in Sardegna e spendere la metà di quel che avrei sborsato in pieno agosto. Sono contenta, amo la vostra terra, ma i costi dei trasporti marittimi e aerei sono diventati proibitivi e spesso ho dovuto rinunciare al mare cristallino, al mirto e alle seadas. Come fate voi sardi a spostarvi? Io ho abbandonato, tante volte, l'idea di partire nel vostro paradiso per questo motivo”.

La mia vicina di check-in, toscana, mi racconta le sue perplessità mentre siamo in fila e aspettiamo che ci imbarchino da Pisa per Alghero. Certo che per essere il 13 di ottobre l'aereo è pieno. Osservando la situazione è impossibile non notare la presenza di tanti turisti. Tra la folla si sentono vari accenti: due ragazze spagnole, una famiglia tedesca, una coppia di signori con il classico aplomb british e poco più in là c'è una simpatica comitiva di giapponesi con al collo le immancabili Nikon.

Rimango stupita, oramai conosciamo l'avversità più grave del turismo in Sardegna: la sua elevata concentrazione in alta stagione e le politiche di destagionalizzazione non sono ancora diventate la prassi. Ma è anche vero che, se non si è pronti a destagionalizzare, si rischia la congestione delle capacità di trasporto e dei servizi di accoglienza per via di uno scarso impiego delle risorse finanziarie e umane nella bassa stagione.

Le ultime parole famose. L'aereo atterra ad Alghero e si apre uno scenario desolante. Nella sala degli arrivi c'è uno straordinario bancone moderno, con monitor (spenti) e comode poltrone. Manca la figura più importante, non c'è nessun operatore all'accoglienza. Si nota soltanto una grande “I” che sta ad indicare i comunissimi “punti di informazione turistici”. Le luci sono spente, l'ufficio è inesorabilmente chiuso e non c'è nemmeno un cartello! Non appare l'orario di apertura, nessuna brochure informativa o mappa della città.

La comitiva di giapponesi è la prima che si avvicina, pur vedendo i monitor neri, sta lì ad aspettare qualcuno. Arrivano anche i signori londinesi che, dopo qualche momento di smarrimento, percependo la situazione, si allontanano in cerca di indicazioni utili per programmare un tour tra le attrazioni più interessanti del centro di Alghero. Chiedono aiuto alla prima guardia che sostava nel corridoio, non parla inglese, gesticola e li indirizza direttamente al bar dell'aeroporto. Della serie “ritenta sarai più fortunato”.

A luglio, sembrava in dirittura d'arrivo la soluzione della questione riguardante la chiusura del punto di informazione presente all’aeroporto “Riviera del Corallo” e che dal dicembre scorso ha chiuso i battenti per mancanza di risorse. Soluzione che vede impegnati in questo momento tre soggetti diversi: la Regione (con l'assessore al Turismo Francesco Morandi), il comune di Alghero (con il sindaco Mario Bruno) e il direttore generale della Sogeaal (Società di Gestione Aeroporto di Alghero), Mario Peralta. L'inaugurazione dell'infopoint era stata fatta il 13 giugno dello scorso anno. Dopo soli sei mesi l'ufficio, al centro dello scalo, era stato chiuso e i quattro dipendenti messi in disoccupazione.

Le domande sorgono spontanee, assieme alle critiche. Cari signori, quando rimedierete a questa situazione imbarazzante? Sapete che il turismo è composto da due elementi fondamentali quali l'accoglienza e le informazioni? Con l'improvvisazione e la progettualità turistica pressappochista non si va da nessuna parte.

*FocuSardegna

Autore dell'articolo
Mariella Cortes
Author: Mariella Cortes
Curiosa per natura, alla perenne ricerca di luoghi da scoprire, persone da raccontare e storie da ritrovare. Giornalista dal 2004 per carta, televisione, radio e web, lavoro a Milano come formatrice per aziende e professionisti e come consulente di marketing e comunicazione. FocuSardegna è il filo rosso che mi lega alle mie radici, alla mia terra che, anche nei suoi silenzi, ha sempre qualcosa da dire. Mi trovi anche su: www.mariellacortes.com
Dello stesso autore: