Folgorati sulla via di Aggius. Ma anche di Santu Lussurgiu, di Monteleone Roccadoria, di Ulassai… No, non vi è mai capitato? Concedetevi quanto prima questo piacere. Per gli occhi. Per lo spirito. Per l’orgoglio di essere sardi. L’isola dei 377 campanili, per dono di Dio o per grazia ricevuta, vanta un patrimonio a cielo aperto (natura, storia, cultura, buona e sana alimentazione) che nessuno dei nostri lungimiranti politici è mai riuscito a valorizzare. Un eldorado nemmeno da scavare perché è tutto lì, alla luce del sole. Ho la fortuna di girare la nostra meravigliosa terra, lungo le strade di Sardegna Verde. E riesco sempre a stupirmi, a emozionarmi, a commuovermi. A innamorarmi.

Davanti a una chiesetta romanica dimenticata tra i pascoli o in mezzo a una gola disegnata dal vento e dall’acqua. Rapito dalla saggezza dei nostri anziani o assaporando una peretta appena modellata. In silenzio in una grotta senza tempo o coccolato dal profumo del sottobosco o dell’arrosto. Poi torno in me e provo vergogna. Sì, vergogna. Per non aver contribuito abbastanza a svegliare il sonno della ragione della nostra classe politica, incapace di dire semplicemente al mondo “Ehi, siamo qui. Siamo la Sardegna, il paradiso terrestre. Vi stiamo aspettando”. Nei nostri paesi (non dappertutto, purtroppo) ci sono sindaci che danno l’anima per far crescere e per promuovere il territorio. Con una “paghetta” di poche centinaia di euro, gentilmente offerta da uno Stato cialtrone, che non copre nemmeno la spesa per i caffè offerti al bar. Ogni tanto qualcuno, nelle vere stanze dei bottoni, scopre l’acqua calda e convoca conferenze stampa per annunciare progetti e promozioni che durano lo spazio di un’intervista. Sia chiaro, è così da sempre. Cambia il fattore politico, ma il prodotto è sempre quello. Briciole. In una terra che potrebbe mangiare pane caldo tutti i giorni dell’anno. Il nuovo miraggio si chiama Expo. Non si è ancora capito come, quando e cosa la Sardegna vorrà vendere. Forse non lo hanno spiegato bene. Ho forse non l’ho capito io. Certo è che, domani, milioni di persone sceglieranno l’Italia per diletto attratti (forse) dal richiamo dell’esposizione universale di Milano. Quanti sanno che ci siamo anche noi? Ricordate Italia ’90, il mondiale di calcio? Abbiamo speso miliardi per rifare lo stadio, le strade, gli aeroporti, gli alberghi. Sappiamo bene come è andata a finire. E cosa è rimasto ai sardi di quell’esperienza che avrebbe dovuto spostare (rileggetevi le cronache di allora) le sorti economiche dell’isola. Il paradiso non può attendere ma il problema è che noi per primi dobbiamo capire che la Sardegna è un paradiso. Tutti noi, per la nostra parte, piccola o grande che sia.

http://emanueledessi.blog.unionesarda.it/2015/02/22/la-sardegna-un-dono-di-dio-che-nessuno-valorizza/