Maggio 18, 2024

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    Di Emiliano Deiana*

    Il 21 gennaio si è celebrato, anche un po’ stancamente, il Centesimo Anniversario della nascita del Partito Comunista d’Italia. Nel 1921, a Livorno, la componente massimalista del Partito Socialista diede vita a una delle esperienze più peculiari della vita delle istituzioni italiane: quella del Partito Comunista. Ma all’interno di questa grande storia ce n’è un’altra ancor più peculiare e misconosciuta che affonda le proprie radici in Sardegna.

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    *DI Matteo Porru

    L’uomo che passeggia da solo in centro a Torino con lo sguardo chino e spento l’hanno dimenticato tutti, o quasi. Riesce a campare da mesi quasi per miracolo, con le poche migliaia di lire che gli passano le redazioni della città per gli articoli che scrive, se li pubblicano, e gli bastano a malapena per togliersi di dosso la fame. Ha un fortissimo accento sardo e il cognome lo è ancora di più: si chiama Vittorio Angius ed è morto il 19 marzo del 1862, dopo anni trascorsi sotto vuoto, senza aria. Eppure prima, perchè c’è stato un prima, e che prima, quando la vita gli aveva dato la fede, la penna, un vigilissimo sguardo sul mondo e gli brillavano gli occhi davanti alle storie che leggeva o sentiva raccontare, prima sì che lo ricordavano. Il prima lo ricordava bene anche lui.

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    *Di ANDRÍA PILI

    "Gramsci è nato in Sardegna nel 1891. La Sardegna era posta in un rapporto coloniale con l’Italia continentale. Il suo primo contatto con le idee radicali e socialiste fu nel contesto di crescita del nazionalismo sardo, brutalmente represso dalle truppe inviate dalla penisola. Sebbene dopo la sua emigrazione a Torino e il suo profondo coinvolgimento con il movimento dei lavoratori della città, lui abbandonò il suo primo nazionalismo, non perse mai l’interesse (…) verso i problemi contadini e la complessa dialettica tra la classe e i fattori regionali” 

    Con queste parole, il celebre sociologo e teorico dei Cultural Studies, Stuart Hall (1986), riconosceva l’importanza del contesto sardo per la formazione del pensiero di Gramsci e la sua rilevanza per lo studio dei temi riguardanti la “razza” e l’etnicità. L’elaborazione gramsciana sulla “questione meridionale” è oggi considerata imprescindibile per la lettura postcoloniale dei rapporti tra Nord e Sud globali; più recentemente lo storico Robert C. Young (2012) ha ugualmente riconosciuto la importanza della “prima vita in Sardegna” dell’intellettuale comunista come decisiva per il suo “interesse verso il colonialismo”, data la relazione coloniale tra il Piemonte, centro del potere politico ed economico, e la periferia Sardegna, che ha preceduto anche il rapporto Nord-Sud entro lo Stato italiano unificato. 

    Questo articolo vuole offrire un breve approfondimento storico-economico sulla Sardegna in cui Gramsci visse tra il 1891 e il 1911, per capire perché ne forgiò profondamente il pensiero e la sua rilevanza internazionale.  

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