Pubblichiamo il racconto del presidente del Cai Sardegna Matteo Marteddu: una giornata sul sentiero “Cardellino”, dedicato dal gruppo regionale, in collaborazione con la fondazione Salvatore Cambosu, al protagonista del romanzo “Una stagione a Orolai”

Nel silenzio strisciante tra i vicoli, inconsueto per i giorni del Carnevalone di febbraio, Orotelli tiene i volti anneriti dei thurpos dentro le case. Strade del centro storico di Puthu’e lendine, Molinu Etzu e Enalonga vuote. Da qui si muove l’ esplorazione del Cai Sardegna per il sentiero “ Cardellino”.

Alcuni soci, con il presidente regionale Matteo Marteddu, battono di buon mattino gli scarponi sui selciati lindi di graniti levigati. in accordo con il comune e con la fondazione Salvatore Cambosu, presieduta dal sindaco Nannino Marteddu, il Club Alpino ha deciso di dedicare il percorso simbolo dei contadini, al bambino, Cardellino, protagonista del romanzo dello scrittore orotellese “ Una Stagione a Orolai”.

IL VIAGGIO DI UNA COMITIVA

Una mattina di foschie e tiepido sole, la ristretta comitiva Cai, in stile difesa dal contagio, si muove dalla casa di Cambosu, fase avanzata di trasformazione in Museo letterario del grande scrittore del ‘900. Attraverso l’arco Pisano che chiudeva l’area sacra di San Giovanni, dei primi decenni del 1100, passi svelti a incrociare lo scolastico, architettura del ventennio a M, sotto i massi sovrastanti di Crastidorzi. La parte alta de S’Iscaleddu, nella immobile quiete di un mattino di normali solitudini.

Appena fuori paese, le vecchie cave di graniti sbozzati, le vecchie piazzole, arzolas per utilizzare il vento e separare il chicchi dal loro involucro, con i segni e le pietre piatte ancora in sito, testimoni di lavoro immane soprattutto di donne e bambini. Quell’ imbuto stretto de Sas Ladas. Pietre levigate, insaponate dal fango, sconnesse e tremolanti di vecchie storie di operai del dopoguerra in Barbagia.

Si salta la vallata Inzas Nieddas, intrisa di sudori di contadini e di tanti Cardellino a inseguire, qui, le stagioni del grano, alternanti le buone alle cattive annate. In un destino non scritto, segnato dalla terra rivoltata dai solchi dell’aratro. Ruderi cadenti di San Michele spalancano la valle del Tirso, le catene del Marghine e de Sa Costera.

Il compasso disegna ancora punti di storia senza tempo, tempietto romanico di San Pietro, il Castello di Burgos, domina il lento e sinuoso incedere del grande fiume. Intrico di sentieri tra Erilotta e Iscala Iscurosa. Rocce piegate e modellate da artista. Spicca il “ fungo”, attrattore ambientale unico. I pianori di Ena Longa e Sinne, porte di Barbagia, riconnettono il sentiero Cardellino al paese.

Non prima di sostare ai piedi della roccia con sembianze di tragedia greca, su Thurpu. Racchiude nel suo aspetto indecifrabile, attese e speranze, offerte e preghiere, in un tempo in cui ogni sentimento ha diritto di essere rappresentato. I soci del Cai Sardegna tracciano, segnano, raccolgono dati, traducono sull’web per connettere dentro l’attualità, questo pezzo di Sardegna nascosta.

Mentre si riaffaccia il pensiero del  Cardellino di “Una Stagione a Orolai”:

Dal suo banco (di scuola) gli accadeva anche di fissare…come per non dimenticarlo più, il quadro plastico appeso alla parete di fronte: la figura di un piede rugoso e calloso che tante volte lo aveva fatto pensare alle orme che lasciano i vecchi mendicanti scalzi sulle strade fangose.


Foto: i caratteristici funghi di pietra, disseminati nel territorio di Orotelli © Cai Sardegna