“Totò avrebbe detto “ma ci faccia il piacere!” Ma non vogliamo essere irrispettosi.

Quando si parla delle grandi questioni come il clima o l’energia occorre fare attenzione a non mettere tutto sullo stesso piano: tra le dichiarazioni di un ministro (tecnico) e quella del presidente di un’azienda come Enel che è quotata in borsa e deve fare utili, gli interessi manifesti sono assolutamente differenti. Qui non stiamo parlando dell’energia che serve per ricaricare i telefonini ma quella che serve per i servizi fondamentali e per mantenere l’idea di uno sviluppo che non si limiti solo al turismo” ” così interviene sulla questione energia il presidente delle ACLI della Sardegna Franco Marras. .

“Le energie rinnovabili sono certamente il futuro e vanno assolutamente promesse e valorizzate ma vanno valutate per quello che nel 2021 e per i prossimi 30 anni possono dare realmente e l’idea dell’isola come una grande piattaforma delle rinnovabili ha molti punti che non convincono.”

Non convince l’idea di un’isola che possa essere supportata solo da energie rinnovabili nei prossimi 30 anni, perché vorrebbe dire rinunciare da subito ad una prospettiva industriale e accontentarsi di essere solo come un’isola caraibica che vive di turismo e folklore. In tutto il mondo si continua a sviluppare l’attività basata sul gas (persino il Tap in Puglia o la funzione dell’ENI in Egitto) e la Sardegna invece fa la mosca cocchiera del Green duro.

Non convince mandare a casa un numero elevatissimo di lavoratori, prospettando la chimera di 15 mila nuovi posti che non si sa bene da quando potranno essere disponibili.

Non convince il cavo di Terna, un investimento di 5 miliardi che non serve alla Sardegna per i suoi consumi e le sue produzioni e invece viene fatto passare come un’opportunità per l’isola: meglio, al contrario, essere autosufficienti e non dipendere da un cordone ombelicale con la Sicilia.

Non convince l’idea che le batterie siano la forma di conservazione dell’energia in surplus delle rinnovabili pronta a sostituire la corrente che serve senza interruzione a tutti i servizi pubblici, scuole e ospedali, o all’industria e poi perché dietro le batterie ci sono questioni etiche sui materiali che le compongono, su come e dove vengono estratti e su come vengono smaltiti: meglio l’idrogeno allora che ha però bisogno di reti per essere stoccato e trasferito.  Non convince l’idea di riempire l’isola di parchi eolici solo per l’energia che serve ai sardi, perché diventa evidente che sarà energia in surplus che riempirà le tasche dei padroni dei parchi non il nostro futuro” - prosegue il leader delle ACLI sarde.

Forse nel 2050 sarà possibile essere del tutto green quando le tecnologie lo permetteranno davvero ma nel frattempo non si può scegliere di rinunciare ad una generazione intera di sardi che fanno i poveri o vanno via perché rimettiamo in discussione scelte del piano energetico regionale e nazionale con una intervista del capo dell’Enel. Le scelte presenti in quel  piano, è giusto ribadirlo per chi lo avesse dimenticato, prevedono che i sardi possano finalmente essere dotati del metano ad un prezzo come quello di tutti gli italiani. Ma c’è di più: quella rete del metano è previsto che diventi parte integrante della rete europea, una struttura adeguata ad ospitare la conversione verso l’idrogeno che è più convincente come energia green, stabile e come accumulo, senza che i paesi del Sud America o dell’aArica vengano sventrati per i metalli preziosi delle batterie. Tutto questo non lo dico solo io, lo dice proprio il piano europeo per lo sviluppo.”

“Ecco, la nostra preghiera, al di là delle convinzioni personali, è che le istituzioni regionali non si prestino a nuove colonizzazioni e che sull’energia se si vuole cambiare la strada soffertamene costruita in questi anni si apra un dibattito pubblico, come quello regolato dalle leggi sulle grandi scelte: ne va del nostro futuro. E sommessamente, sull’energia vogliamo ricordare che l’articolo 4 dello Statuto, visto in anticipo dai nostri padri costituenti dice che sull’energia la Sardegna ha voce possente e non secondaria e se si vuole, quello Statuto lo si può far valere”