Ennesimo attentato alla Barbagia. Non alle località che vi fanno parte, ma direttamente al nome di questo luogo, che con un uso indiscriminato, storicamente come oggi, stimola le fantasie dei più scarsamente informati, che lo vedrebbero collegarsi alle barbarie, ai banditi e alla violenza. E desta sgomento apprendere che a essere poco informato sarebbe un giornalista che pubblica sul Corriere della Sera, rispettabilissimo quotidiano italiano.

Così scrive il Signor Andrea Galli, a proposito degli attentati ai primi cittadini del Comasco: 

“In Sardegna e così qui nell’Alto Comasco anziché formalizzare un esposto o una denuncia, anziché parlare con un magistrato o le forze dell’ordine, si risponde soltanto in un modo. Con la forza fisica, il sistema mafioso, l’arroganza e l’ignavia di agire di nascosto. Soprattutto con il fuoco. Brucia tutto”.

L’articolo esordisce immaginando le offese, nascoste tra le righe, alla ”tanta brava gente dell’una e dell’altra parte”.

No, non ci sentiamo offesi caro Signor Galli, ma sbalorditi. Immancabile è arrivata la pronta risposta al suo illuminante articolo, ma badi bene, questa non vuole innestare sterili polemiche e dare origine a una caterva di botte e risposte. Sbalorditi per questo superficiale uso di parole e per la evidente necessità di apporre un titolo accattivante, da parte sua o del suo editore, ci domandiamo quale fosse il vostro intento. Forse quello di ottenere più popolarità o far parlare maggiormente di sé? Certamente il messaggio emerso si discosta ampiamente dal reale intento dell’articolo, che avrebbe dovuto parlare di criminalità. E non c’è bisogno che spieghiamo a lei, e al suo editore, quanto è grande il potere delle parole.

Di criminali, da Nord a Sud fino alle Isole, ne è piena la nostra società. E di giornalismo sporco è piena l’Italia. Ci risulta difficile pensare che un quotidiano di prestigio come Il Corriere della Sera possa contribuire a tale misfatto.

Noi rispondiamo a nome della brava gente della Barbagia che non accetta le etichette, stanchi di tanta secolare superficialità, atterriti nell’apprendere di esser ancora visti come mufloni isolati sulle montagne. Forse né lei né la sua squadra ha mai capito cosa può voler dire avere un’etichetta, ha mai provato a scrollarsi dalle spalle il peso del pregiudizio. Oggi ci aspettiamo altro, vogliamo altro, pretendiamo di poter dire la nostra e non permettiamo a nessuno di portare avanti pensieri distorti.

Per la nostra brava gente, per i nostri sacrifici quotidiani nel preservare il luogo nel quale viviamo, nell’operarci continuamente per consentirne l’evoluzione culturale e impedire che la criminalità, qui come nel Comasco e nel resto del mondo, abbia la meglio sulla nostra libertà di espressione e di pensiero.

Quanto scritto non vuole darle la spinta a porre delle scuse pubbliche, ma permetterle di fare chiarezza, e se non fosse sufficiente, vuole essere un invito a venirci a trovare. 

 

Foto credit Carlo Marras

https://www.facebook.com/carlomarrasphoto/?fref=ts 

Autore dell'articolo
Natascia Talloru
Author: Natascia Talloru
Freelance nel settore culturale. Dopo anni di formazione scientifica tra Cagliari e Milano, mi indirizzo nello studio delle terapie naturali, della medicina alternativa e antropologica, in particolare della Sardegna. E’ in Barbagia, nei luoghi del cuore, che le mie passioni per il giornalismo, la comunicazione e la musica si trasformano nel tempo in lavoro. Attualmente scrivo su testate giornalistiche online/offline e collaboro con diverse realtà locali nell’ambito della comunicazione web. Ho ideato Ilienses, un progetto musicale, culturale e audiovisivo sulla Barbagia, di cui sono anche General Manager. Vagabonda errante per natura, trovo la mia pace dei sensi nell’abitare e vivere i paesi della Sardegna, a contatto con la terra e le sue meraviglie.
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