Mi racconti una storia? Già, una storia. Di quelle ambientate in un tempo che potrebbe essere ieri come millenni fa, di anime e fate, spiriti dispettosi e animali parlanti. Storie di transumanze e popoli dei nuraghi, di antiche ricette e maschere, di semi di ciliegio con i quali giocano le janas.  C’erano una volta, in queste lunghe giornate invernali, sos contos de foghile. Fiabe da raccontare seduti sugli sgabelli in sughero avvicinati al camino, in quelle giornate dove il buio arriva prima del previsto.  

E non c’erano, in quelle storie che mettevano sempre un po’ di paura in chi ascoltava con crescente curiosità, mentre si ravvivava il fuoco, tablet e cellulari a distrarre dal racconto. E, c’era una volta, quella frase, a dare il “La” a tutto: “mi racconti una storia?” Nonni e zie ma anche mastras e contascias che, nelle chiese di campagna, intrattenevano gli ospiti delle cumbessias con le loro storie. E, ora, in queste lunghe giornate invernali dove inizia troppo presto a diventar buio, provate a ricordare quando è stata l’ultima volta che avete guardato una persona cara negli occhi, domandandole di raccontare, vedendo il sorriso illuminarle lo sguardo.  E, provate, in quel momento che diventa quasi magico, a mettere da parte il vostro cellulare e lasciare che i pensieri e l’attenzione vaghino solo in quella direzione. Mia nonna ripeteva sempre, in questi giorni, tra le tante storie che spesso vedevano protagonisti lei e il marito a cavallo, vestiti con il costume di Desulo, le parole di San Martino.

E’ una preghiera che a sua volta le era stata raccontata dalla mamma, davanti al camino, mentre si sbucciavano castagne o si ricamavano i polsini delle camicie, con quell’ago piccolo e difficile da maneggiare. Ed ho sempre provato, mentre la trascrivevo e le chiedevo di controllare che ogni parola fosse corretta, a immaginare la stessa magia e la stessa luce negli occhi di chi ascoltava, trepidante, quel dono. Pensate allo spot della Edeka, la catena di supermercati tedeschi e al tema della solitudine degli anziani. Non limitatevi a una condivisione virale ma chiedetevi quale è stata l’ultima occasione in cui vi siete fatti raccontare una storia e avete visto quella luce negli occhi. E provate a rifare quella domanda ai vostri cari, a chi, nella sua vita, ne ha conosciute tante e ora non ha più nessuno a cui raccontarle. Basta una domanda. La risposta sarà, per entrambi, il più prezioso regalo da mettere non sotto l’albero, ma davanti al caminetto, facendo rivivere un pezzo di tradizione e anche di noi stessi.

Buone Feste a tutti!

*FocuSardegna

Autore dell'articolo
Mariella Cortes
Author: Mariella Cortes
Curiosa per natura, alla perenne ricerca di luoghi da scoprire, persone da raccontare e storie da ritrovare. Giornalista dal 2004 per carta, televisione, radio e web, lavoro a Milano come formatrice per aziende e professionisti e come consulente di marketing e comunicazione. FocuSardegna è il filo rosso che mi lega alle mie radici, alla mia terra che, anche nei suoi silenzi, ha sempre qualcosa da dire. Mi trovi anche su: www.mariellacortes.com
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