La mia generazione non ha mai visto la 131 finita e senza lavori per non parlare della 125 o della a Sassari Olbia. La mia generazione conta le vittime dopo le alluvioni e fa parte degli angeli del fango nel mentre che ovunque si continua a parlare, esclusivamente a parlare, di prevenzione. La mia generazione riceve in eredità un'amministrazione dei beni pubblici che, sotto tutti i profili, nell'arco di circa 70 anni di storia repubblicana (specie se paragonati ad esempio alla storia cristiana), ha sciupato i patrimoni ambientale, storico artistico e culturale (solo per citarne alcuni), in maniera ad oggi direi quanto meno preoccupante se non irreversibile. La mia generazione sta vedendo, nonostante gli encomiabili sforzi di tantissimi docenti, una pubblica istruzione che appartiene a un altra era geologica, perché i ragazzi fanno cose che già difficilmente ora gli possono servire. E cosi via.

 

Ma, la mia generazione, come giustamente sintetizzava uno dei più fini sociologi nel secolo scorso, ha imparato, metabolizzato e fatto proprio il fatto che dai diamanti non nasce niente.

È per questo che la mia generazione ha imparato a fare squadra ad essere coesa, ha imparato a recuperare i rapporti tra generazioni, i rapporti con le menti migliori che se ne sono andate, ha imparato a narrare le storie di eccellenza dei Sardi eccellenti che sono rimasti a produrre eccellenza nel territorio, perché non si accontenta di leggere le storie dei giovani sardi illuminati che all'estero hanno fatto fortuna. La mia generazione ha imparato che l'innovazione così come la democrazia non solo sport da spettatori, ha capito che la macchina sta andando a sbattere e l'asfalto su cui cammina in realtà è una lastra di ghiaccio molto sottile che potrebbe rompersi anche prima dell'impatto.

La mia generazione, constatato il fallimento di tutti gli attuali modelli rappresentativi, sta cercando di interpretare con nuove forme di innovazione sociale i bisogni, le necessità, le speranze per canalizzare in nuove forme aggregative i nuovi processi di costruzione del pensiero, i nuovi costrutti per l'attuazione di politiche. questo può ridare dignità, a mio parere, alla politica propriamente detta. Ne sono esempi le vicende di Sardegna 2050, diventato un modello aggregativo per le reti delle reti.

La mia generazione riesce a fare sistema attorno alle menti eccellenti e le persone che hanno più energia, per generare e sostenere i processi di cambiamento. Anche in questo caso sia d'esempio la partita sui Digital Champion, dov'é chiaro che è la società che aiuta a se stessa.

La mia generazione, per le regioni italiane, scrive le strategie di specializzazione intelligente, progetta ed attua buone prassi su tutto il Vecchio Continente, attua sperimentazioni di futuro nella Sardegna centrale, come ad esempio Make in Nùgoro.

La mia generazione ha capito in Sardegna può nascere una fabbrica delle fabbriche perchè c'è una fabbrica di imprese. Nei territori del futuro si ragionerà sulle nuove materie prime, sulle reti intelligenti e sull'economia reale del fare, perché i territori del futuro in cui vivrà la mia generazione sono inclusivi confidenti sostenibili educanti, sono territori che apprendono, sono connessi, sono territori che hanno fatto proprio il concetto del we care, del noi ci teniamo, sono confidenti nella capacità di relazione in base a quello che potranno fare, perchè sanno quello che vogliono fare.

Le mie generazione capito che i processi economici territoriali, da cui discende il benessere collettivo delle comunità locali, passa per concreti processi di economia reale per cui infrastruttura tecnologica e digitale sono strumento e non finalità, ha capito che deve essere generativa e non solo commerciale, che deve essere generativa e non estrattiva. La mia generazione è il fiero prodotto della pubblica istruzione sarda, che avuto la capacità di contaminarsi con le migliori esperienze globali, che ha avuto la pazienza di fertilizzarsi con l'utilizzo sapiente della rete, in tutte le sue forme e propaggini.

Serve pertanto costruire le condizioni in cui, su basi fiduciarie, gli attori contemporanei dei processi di innovazione incidano, con strumenti di raccolta dell'intelligenza collettiva, sui tessuti sociali, culturali, economici, imprenditoriali e politici di oggi, espressi o dormienti che siano, per costruire linee sostenibili di cambiamento resiliente.

La mia generazione è brava ad innaffiare le pietre. Ho energie che voglio spendere con gli altri e non siamo pochi. Non mi interessa che facciamo notizia ma economia e sviluppo economico. Non voglio accumulare proprietà immobiliari ma fare cose di cui miei figli e miei nipoti possano discutere e se possibile andare fieri. Magari con me vivo.

La mia generazione non diventerà ricca e famosa, anche perché non è quello che ha in mente. E' in atto in Sardegna una vera e propria primavera dell'innovazione, un vero e proprio rinascimento del concetto di cambiamento. E non siamo interlocutori secondari, non siamo comparse. Siamo attori principali.

La mia generazione ha capito che nessuno farà le cose per noi, se non siamo noi a farle tutti insieme.