DI ALBERTO MARCEDDU*

 

Una ripartenza post crisi sanitaria ed economica è possibile. Serve un impegno corale, insieme a una nuova visione delle emergenze e delle possibilità. 

Questo manifesto vuole essere un ulteriore punto di partenza in un dialogo attivo che da diversi mesi, qui su FocuSardegna, vuole contribuire a un rilancio sostenibile della Sardegna. 

L'idea del guardare  con sguardo nuovo, dell'uscire da una nostra sarda Caverna Platonica, è il filo conduttore di questo manifesto.
Perchè solo se non ci si volta davanti alla realtà la si può davvero vivere e far rinascere. 

LO SCENARIO: Il post pandemia

Questo periodo storico ha fatto sì che emergessero ulteriormente le disparità, quello che possiamo definire - il virus delle diseguaglianze- sociali ed economiche, secondo il rapporto Oxfam, porterà come conseguenza oltre mezzo miliardo di persone nel mondo, nel 2030, a vivere in povertà.

 

  • precarietà ed inoccupazione, che, nel dopo pandemia salgono al +28%;
  • disoccupazione giovanile al 59,4% rispetto al 24,9 % della media nazionale;
  • 48,28 anni è l'età media dell’età della popolazione della provincia di Oristano, che si trova alla 9° posizone per maggior anzianità su 109 capoluoghi italiani;
  • un bilancio nascite morti ampiamente negativo, infatti il 2020 conta il 3,8% in meno di nascite fermandosi alle 404.104 contro i 746.146 morti, il numero più alto mai contato dopo il dopoguerra;
  • 2,5 milioni di persone percepiscono il RDC (Reddito di Cittadinanza), mentre l'INPS comunica che nel mese di Giugno sono pervenute 995.000 domande REM (Reddito di Emergenza).
  • penultimi in Europa per numero di giovani laureati: 28,9% contro il 40,5% della media europea; il 23% dei maschi si laurea contro il 40% delle donne. 

 

Per far sì che questo non avvenga serve una netta e forte presa di coscienza.

 

DA DOVE RIPARTIRE

 

Iniziando dal re-impossessarci dei nostri spazi, luoghi dell’emancipazione, dobbiamo manifestare la volontà ed il desiderio di un nuovo modello di sviluppo, che non sia il solito modello calato dall'alto, bensì un modello  scritto tutti insieme partendo dal basso.

Iniziando dalla Politica europea, la risposta al dopo pandemia è stata il Next Generation EU(NGEU), un programma dalle ambizioni e dalla portata inedita come non si vedeva dal secondo dopoguerra, dal miracolo economico dell'Italia post bellica.

L'Italia infatti, risulta la prima beneficiaria dei due strumenti contenuti nel NGEU, ovvero il dispositivo RRF Ripresa e Resilienza e il REACT-EU  Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d'Europa.

 

  1. Il solo RRF garantisce risorse pari a 191,5 miliardi di euro da impiegare nel 2021-2026 dei quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto, 122,6 miliardi risultano pertanto la nostra capacità di finanziamento tramite i prestiti RRF.

  2. Il dispositivo RRF chiede all'Italia di dotarsi di un pacchetto di investimenti e riforme: il PNRRPiano Nazionale Ripresa e Resilienza, che si articola in 6 missioni e 16 componenti :

 

1-Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica

2-Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo

3-Infrastrutture - Crescita intelligente e sostenibile

4-Coesione territoriale ed inclusione sociale

5-Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale

6-Istruzione e Ricerca - Politiche per le nuove generazioni, l'infanzia e i giovani

 

STOP ALLE EMERGENZE

 

1-Emergenza sanità: gli ospedali di Ghilarza, Sorgono, Bosa e Oristano erano e devono restare punti di riferimento per il cittadino. Non potendo più rimandare il diritto alla cura, si devono porre in atto azioni e provvedimenti che  rendano efficace l’azione sul territorio, a tutela della salute di chi vi risiede e non solo. E’ quindi necessario chiedere con decisione il rafforzamento delle strutture sanitarie esistenti ed il loro ammodernamento, tramite l’assunzione di personale sanitario e tecnico in grado di offrire cure e servizi che ci pongano alla pari con le strutture sanitarie presenti in altre regioni del Paese.

Assenza di medici in alcune zone della nostra isola, carenza grave alla quale porre immediato rimedio, attraverso una Sanità diffusa, efficace e tempestiva, attraverso un’accesso più snello alle Università ed ai corsi di medicina regionali.


2-Emergenza Scuola:
oggi le nostre scuole sono ancora troppo spesso prive di ambienti nei quali praticare attività motoria e ludica, prive di ambienti con un approccio moderno, tecnologico ed innovativo adeguato alla complessa e rapida realtà dei nostri giorni. Scuole che oggi vivono anche un processo di frammentazione. Già da anni le piccole scuole sono state chiuse. Lo spopolamento ha si messo a confronto giovanissimi di differenti comunità, ma questo ha generato diversi tipi di disagi: disagi di tipo sociale oltre che logistico, evidenziandone le disparità e le diseguaglianze. La chiusura delle scuole nei piccoli paesi aveva già privato le comunità dei centri di diffusione della cultura e dell’incontro, del contatto importantissimo con un’altro e più vasto mondo, isolandoli e desertificandoli  ulteriormente.

Non va dimenticata inoltre la carenza dei trasporti e le difficoltà degli studenti soggetti a pendolarismo, causa prima della dispersione e dell’abbandono scolastico.

Il problema è comunque strettamente connesso all’immiserimento della economia di molti dei nostri piccoli centri, alla diminuzione delle nascite, per cui un intervento mirato di rivalutazione delle economie autoctone che trattengano le giovani generazioni nei luoghi di nascita, permettendo dignitosamente di metter su famiglia, potrebbe essere il volano per una sopravvivenza anche a livello scolastico. Il problema deve essere quindi affrontato partendo dalla radice. La desertificazione delle aree interne è un fenomeno ormai avviato e di difficilissima riconversione. 

3-Emergenza Paesaggistica:
l'Europa è uno dei continenti il cui territorio è utilizzato in modo più intensivo, con la più alta percentuale utilizzata per insediamenti abitativi, (fino all'80%). L'Europa è un mosaico di paesaggi, generato dal modello evolutivo dei cambiamenti che l'utilizzo del territorio ha subito nel passato. I cambiamenti continuano ogni giorno a modificare il nostro paesaggio e l'ambiente, lasciando ampie e irreversibili tracce nell'utilizzo dello spazio naturale.I dati della nuova cartografia SNPA mostrano come, a livello nazionale, il consumo di suolo sia passato dal 2,7% stimato per gli anni 50 al 7,6% del 2016. Un incremento di 4,9 punti percentuali e una crescita percentuale del 181%. In termini assoluti, il consumo di suolo ha intaccato ormai oltre 23.000 chilometri quadrati del nostro territorio (più della dimensione di Molise, Liguria, Valle D’Aosta, Umbria messe insieme). 

La Sardegna conta 261.120 abitazioni vuote, più del 28% del totale del patrimonio edilizio dell'isola, dove più della metà di questo patrimonio si trova in piccolissimi contesti urbani. Servirebbe un nuovo piano, più che un Piano Casa un Piano Ri-Abitativo un piano per gli abitanti e non per speculatori immobiliari, un piano di rilancio dell’edilizia per il recupero del patrimonio, che non solo riporterebbe le persone a far ritorno nei piccoli centri e smuovere il comparto edile ma anche la piccola economia locale, accompagnando a una manutenzione del territorio interno, dalle campagne alla viabilità urbana ed extraurbana.

4-Emergenza Agricola:
l’agricoltura è l’industria della Sardegna. Nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca si registra una occupazione pari a 37.917 unità, di cui 21.616 indipendenti (rappresentano il 57% del totale sardo) e 16.302 dipendenti (43%), pari al 4,3% del numero di occupati totali del settore agricoltura in Italia (884.000 unità), e pari al 8,9% del numero di occupati totali del settore agricoltura nel mezzogiorno (427.877 unità).Questi dati dimostrano come il settore agricolo sia un settore trainante nell’isola e di come questo rappresenti un importante fetta del settore in tutta Italia. Nonostante nell’isola ci si debba ancora scontrare con un problema atavico, quello del mancato riconoscimento del giusto valore al prodotto, per il quale si sono fatte importanti proteste nel 2019. Nonostante questo sono rimaste sole vane promesse. Ritengo che non sia più possibile voltarsi dall’altra parte, non si può più fingere, tentando di risolvere il problema secolare del prezzo del latte.Non si può pensare di essere imprenditori agricoli di soli premi PAC -Politica Agricola Comunitaria- Serve una forte e netta presa di posizione e di coscienza superiore.

 

Sono necessari interventi di ampio respiro ed una voce corale.

 

5-Emergenza Ambiente:
La Sardegna è l’area tra le più ricche al mondo di biodiversità. Sono 2.700 specie vegetali autoctone e oltre 2000 varietà di interesse agronomico, che fanno dell’Isola la seconda regione italiana (dopo la Sicilia) per numero di specie. E’ però anche l’unica regione italiana priva di una legge a protezione della flora, nonostante esistono 320 piante endemiche in Sardegna e di queste, ben 200 esistono soltanto nell’isola. Tutto questo dovrebbe essere sufficiente per smuovere ogni coscienza e per adoperarci verso la tutela e la valorizzazione di questa preziosa biodiversità.Il Green Deal europeo ci conduce ad una nuova legge sul clima, per inserire nel diritto dell'UE l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Una riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% rispetto il 1990 entro il 2030 questo per rendere l’europa più resistente ai cambiamenti climatici. Uno stop alle auto a benzina a partire dal 2035.La Sardegna in tal senso deve aver ben chiaro un Piano Energetico, considerando la ricchezza dell’isola in materia di sole e vento, principali fonti del rinnovabile e considerando la storia che ci insegna che la Saras e Sarlux hanno portato più danni che benifici. Aspettiamoci pertanto nuovi speculatori, che hanno di per sè la stessa provenienza, vedi i casi Terna che ha già promesso numerose assunzioni ma a favore di cosa? La direzione verso un’Autodeterminazione Energetica potrebbe essere una soluzione per tutelare l’ambinete sardo e migliorarne l’economia del suo popolo.

 

TRE CONSIGLI AGLI AMMINISTRATORI LOCALI

 

La Regione Sardegna ha istituito il Fondo Unico Regionale con legge regionale n°2 del 29/05/2007 le cui risorse sono destinate tra l’altro anche a:

  • Iniziative locali per lo sviluppo e l’occupazione
  • Incentivazione della produttività, qualificazione e formazione del personale degli enti locali
  • Interventi comunali per l’occupazione
  • Trasferimenti per il funzionamento degli enti locali e per le spese di investimento per i servizi socio-assistenziali, diritto allo studio, sviluppo e sport
  • Piani e progetti degli enti pubblici per razionalizzare e ridurre i costi energetici, tutelare e migliorare l’ambiente, conservare gli equilibri ecologici naturali

 Il Comune di Norbello per esempio ha ricevuto nel 2019 la somma di 743.214,74 euro. Cliccando qui puoi visualiszzare le somme del 2019 destinate al singolo comune

 

TRE CONSIGLI PER GLI AMMINISTRATORI LOCALI

 

  1. Ottimizzazione delle risorse. Stop alle opere pubbliche fine a se stesse. Non abbiamo bisogno di piazze, parchi, monumenti per lasciare un vostro segno del passaggio nella storia. A mancare è il pane, il lavoro.
  2. Investimenti in formazione extra-scolastica o di accompagnamento e inserimento lavorativo e auto-imprenditoriale.I giovani hanno bisogno degli strumenti per dar voce ai loro progetti ed i loro sogni. Per far questo occorre che le istituzioni li accompagnino e li guidino dando la possibilità di accedere a percorsi di conversione dell’idea in progetto mediante sussidi spendibili in consulenze e percorsi formativi.
  3. È necessario che ogni comune si doti di un Piano Strategico che costituisca un modello di sviluppo a programma ventennale suddiviso in periodici obiettivi da perseguire, che venga sottoscritto da una componente privata ed imprenditoriale, di comune accordo.

 

Il luoghi devono essere costruiti insieme al cittadino ed insieme alle imprese.

 

IL SOLCO E’ TRACCIATO

 

Sconfiggere le egemonie e riportare il potere in basso deve diventare prerogativa di ciascun cittadino. Dobbiamo avviare una rivoluzione gentile vincendo questa resistenza al cambiamento, e poiché le coscienze si sblocchino va diffuso un sentimento di speranza nel cittadino, quel sentimento che permette di vincere la rassegnazione, di soverchiare il negativismo che sfocia nel pressapochismo.


Dobbiamo ripensare agli spazi come nuovi spazi nei quali contaminarci, scambiare cultura ed idee, organizzarci e prepararci verso una grande traversata per il cambiamento, verso la costruzione di un nuovo modello condiviso, verso la costruzione di una Sardegna Nuova nel cuore di chi rimane e nel cuore di chi parte.

 

 


*Alberto Marceddu

Ingegnere Meccanico e studente di Viticoltura ed Enologia presso l’Università di Sassari - Consorzio Uno di Oristano. Insegnante precario e tirocinante volontario presso l’ufficio tecnico del comune di Paulilatino. Già membro nazionale dell’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO e di altre associazioni nel territorio regionale. Fondatore del progetto culturale Teatrando a CorteI suoi interessi spaziano dalla politica all’arte, dallo sport  all’archeologia, dalla tutela delle minoranze culturali all’imprenditoria.