Di Emiliano Deiana*


Qualche settimana fa l’Istat ha pubblicato il “Rapporto sulla competitività e i sistemi produttivi”: un’analisi fondamentale per comprendere lo stato della nostra economia. Un Rapporto che offre uno spaccato drammatico della situazione in un contesto in cui la pandemia da Covid-19 non arretra, il Governo ha annunciato riaperture nonostante il rischio sia elevato, ci si prepara a un nuovo “scostamento di bilancio” da 40 miliardi, si presenterà - finalmente - al Parlamento la versione definitiva del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Si scrive nel Rapporto: “Le percentuali più elevate di Sl nella classe di massima fragilità strutturale si riscontrano in Sardegna (69,2 per cento), Sicilia (43,7 per cento), Valle d’Aosta (40,0 per cento), Calabria (39,5 per cento), Campania (23,9 per cento) e Molise (20,0 per cento)”. La fotografia che esce dal rapporto ISTAT della Sardegna, in una situazione generale complicatissima, è a dir poco drammatica.

Scrive ancora l’Istat: “La Sardegna mostra una realtà peculiare in cui la distinzione tra zone interne (più penalizzate) e costiere (in alcuni casi meno svantaggiate) sembra invece essere sostituita da una contrapposizione tra Sl urbani (Cagliari e Sassari), relativamente solidi, e sistemi non urbani, in difficoltà”. In Sardegna, si evidenzia ancora una volta, l’estrema fragilità dei sistemi produttivi delle aree interne e una relativa solidità delle aree urbane: un tema che si tenta sempre di rifuggire o di “sanare” adottando soluzioni “istituzionali” e “geografiche” (leggasi nuova riforma degli enti locali).

Cosa possiamo dire alla luce dei dati economici e dei rapporti? Che la crisi post-pandemica la stanno pagando essenzialmente i giovani, le donne, le regioni meridionali e insulari e, fra queste, le aree interne e periferiche.

Adesso, però, occorre passare dall’analisi dei dati alla vita reale delle persone.

Cosa significa essere giovani o donne - oggi - nelle aree interne della Sardegna? Quale futuro possono pensare di costruirsi in un quadro così devastato dove l’unico obiettivo pare essere quello di “amministrare la miseria e il declino”?

Vorrei fosse chiaro almeno ai “25 lettori” di questo articolo che se in Sardegna sprechiamo l’occasione della nuova programmazione europea 2021-2027 e del PNRR (Recovery Plan) non ci sarà possibilità di ripresa né nel breve né nel lungo periodo. In Sardegna il dibattito langue. Una “cappa” è scesa su queste forme di programmazione. Il dibattito istituzionale dentro le forme autonomistiche del potere è deprimente: fra ragionamenti post-prandiali e nuovi assetti di potere. Nel frattempo la Sardegna appare assente negli ambiti di discussione (e di decisione) nazionali.
Alla pubblica opinione - stanca e affaticata - non si forniscono appieno gli elementi per comprendere la portata storica del momento: ognuno è raccolto dentro la propria solitudine. Oggi ogni euro disponibile andrebbe dirottato a sanare le fratture presenti: fra Nord e Sud-Isole, fra aree metropolitane e aree interne, fra anziani e giovani, fra uomini e donne, fra garantiti e non garantiti.

Ogni euro dovrebbe andare a rafforzare i diritti costituzionali: alla scuola, alla salute, alla mobilità, all’uguaglianza e solidarietà sociale e territoriale.

Invece si sta correndo il rischio, concretissimo, che la massa enorme di risorse in arrivo dall’Europa vada verso i più “pronti e scaltri”, i più preparati perché meno infiacchiti dalle difficoltà quotidiane, i meno colpiti da questa crisi devastante. Vadano, cioè, a garantire i garantiti. E fra questi non ci sono certamente i giovani sardi, le donne di Sardegna, le aree interne e marginali della nostra isola.


Emiliano Deiana

Nato il primo aprile 1974 vive a Bortigiadas. Cofondatore della Libreria Bardamù di Tempio Pausania. È stato Sindaco di Bortigiadas per 15 anni, attualmente è Presidente di ANCI Sardegna. Ha pubblicato nel 2012 il libro di racconti satirici  'Bar Sport Democratico', Ethos Edizioni. 
Nel 2020 è uscito il suo primo romanzo, 'La morte si nasconde negli orologi', Maxottantottoedizioni.

(Foto ©Andrea Deiana) 


 Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"

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