DI ANTONELLO MENNE

 

Proviamo a fare il punto, come nella migliore tradizione di FocuSardegna.

Qual è lo stato di salute dell’economia sarda? Il Covid lascerà macerie e farà esplodere contraddizioni ora del tutto nascoste dai provvedimenti assistenzialistici del governo centrale. Mentre scriviamo, non siamo in grado di misurare gli effetti devastanti della pandemia. Li vedremo da qui a qualche mese. Con l’avanzare della vaccinazione verranno meno le provvidenze in tutti i settori e il mercato si riaprirà al suo percorso. Le economie deboli avranno il più alto tasso di decrescita, i territori con infrastrutture più fragili faticheranno a ripartire.

Vediamo un po’ di numeri sullo stato di salute dell’economia sarda. I più recenti, a livello aggregato, sono forniti dal 27esimo Rapporto Crenos (maggio 2020).

Leggiamo che “fatto 100 il PIL regionale medio della UE27, la Sardegna produce il 70% (le regioni italiane in media il 97%) un dato, questo che risulta in diminuzione dal 2014 (72%; media italiana 98%). Il peggioramento segnala un aumento dei divari e della divergenza nella crescita economica a livello regionale nella UE. Questo divario rischia di aumentare negli anni futuri. Si riscontra inoltre un basso livello degli investimenti, uno degli elementi che rallentano la crescita (con 3.455 euro per abitante la Sardegna è al quart’ultimo posto nella classifica nazionale prima di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). In linea con quanto emerge per l’Italia, ma in misura più marcata, il comparto imprenditoriale della Sardegna si caratterizza per la piccola e piccolissima dimensione (il 96% sono imprese che hanno meno di 10 addetti); un dato ancor più rilevante è che questa tipologia di imprese assorbe circa il 63% degli addetti regionali (44% in Italia). Questo rappresenterà un altro elemento di debolezza in tempo di crisi”.

Anche il settore lattiero caseario è a un punto di svolta. Secondo il Crenos “migliorano le esportazioni dei prodotti lattiero-caseari (+12,5% per un totale di 103,9 milioni di euro). La produzione sarda ha una quota pari all’11% del mercato nazionale ma raggiunge il 95% nella produzione del pecorino romano”, tuttavia anche questo settore senza interventi consistenti rischia di esplodere come peraltro è stato evidenziato attraverso la lotta dei pastori di un anno fa.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, “il 2019 offre segnali positivi che, con tutta probabilità, subiranno importanti variazioni in seguito alle misure di contenimento. Nel 2019, il tasso di attività cresce di mezzo punto percentuale attestandosi al 47,9%. Aumenta l’occupazione di 8.200 unità rispetto al 2018 (un totale di 590.258 occupati (…). Si riduce il tasso di disoccupazione attestandosi al 14,7%. A fronte di una diminuzione delle unità di sesso maschile (-1.800), cresce l’occupazione della componente femminile (+4,4% rispetto al 2018, +10.000 unità). Permane alto il differenziale tra i tassi di occupazione a favore del genere maschile (47,6% contro 34,4%)”.

Alcune considerazioni.

Il mercato del lavoro è cresciuto nonostante la fragilità del sistema economico e la drammatica carenza delle infrastrutture. È pure aumentato il livello di specializzazione e professionalizzazione degli addetti. È incoraggiante la partecipazione attiva delle donne, anche in comparti, quali l’agricoltura, fino a qualche anno fa esclusivo appannaggio del genere maschile.

In Sardegna ci sono le condizioni per trasformare la pandemia da disastro in opportunità, vigilando, in primo luogo sull’effettiva destinazione e spesa dei fondi europei, a partire dai Recovery Fund. Il sistema pubblico dovrà concentrare tutte le sue energie sul tema delle infrastrutture, a partire dai trasporti, anche nelle filiere interne.

Il sistema imprenditoriale dovrà aprirsi ai nuovi saperi e scommettere sull’innovazione trasversale, rivoluzionando e capitalizzando le proprie imprese.

Tutto il sistema formativo dovrà concentrarsi sulle filiere competitive (agroalimentare, commercio, turismo, cultura e ambiente) per fare della Sardegna un nuovo laboratorio di sviluppo, in grado di attrarre consumatori e capitali esterni.

Per quanto riguarda il comparto lattiero-caseario, andranno recepite le indicazioni dei ricercatori Crenos i quali “suggeriscono alcune strategie di filiera per fronteggiare la crisi (differenziazione orizzontale e verticale del prodotto, ricerca di una scala di operatività più efficiente tra produttori, innovazione di processo negli allevamenti, gruppi di acquisto per la fornitura di mangimi e materie prime)”.

I giovani dovranno prendere in mano il proprio futuro, scommettendo su sé stessi, ricuperando antichi mestieri e valorizzando i saperi locali.  

Ci sono già incoraggianti iniziative in questo senso, dalla tessitura alla ceramica, dalla lavorazione del ferro e del legno a quella del corallo e delle pietre più in generale. C’è un mercato locale che richiede questi mestieri e c’è un mercato internazionale che reclama prodotti ecosostenibili, per i quali la Sardegna non ha bisogni di inventarsi nulla di nuovo, se non quello di far rivivere la sua storia e il suo passato operoso.

 


Antonello Menne

 

 

Avvocato, docente universitario e scrittore. Con radici a Orotelli, lavora a Milano. Attivo nella promozione, salvaguardia e studio dell'economia e della cultura sarda è, anche un camminatore instancabile: ha percorso come pellegrino il Cammino di Santiago, la via Francigena sino a Gerusalemme e realizzato un nuovo percorso che da Milano arriva a Bonaria, in Sardegna. 

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Foto di copertina © Irene Bosu - Murale Orotelli