Un paese, Villacidro, il paese delle streghe, un Santo cacciatore di streghe, e loro, le streghe: tradizioni, devozioni e superstizioni antichissime che sono state tramandate, raccontate all'ombra di alberi secolari e possenti che ancora oggi vegliano sul paese e sui suoi abitanti e che circondati da rocce granitiche, acqua perenne che giunge da foreste incontaminate e genera una spettacolare cascata, accoglie il visitatore, lo straniero che resta affascinato, stregato, davanti a tanta bellezza decantata anche da D'Annunzio in un suo sonetto: le rocce ‘come uno strano popolo d'atleti pietrificato per virtù d'incanti’ (Sa Spendula).

Il territorio, abitato fin dal Neolitico, in età nuragica e poi romana. Villacidro, definita da De Francesco nel 1902 ‘un paese di montagna’ è ora una cittadina moderna ‘che guarda alla pianura con i piedi ben piantati alle sue montagne e alle sue colline’, rigogliosa e fertile con i suoi agrumeti, i suoi oliveti e gli alberi di ciliegie, l'aria salubre, paesaggi dolomitici e boschi di leccio. Nel centro storico stradine strette in salita portano a compiere un percorso di scoperta e riscoperta: tra i suoi vicoli intricati, quasi come un labirinto, ci si perde, per poi ritrovarsi e ritrovare la via da seguire.

La parte più antica, il Rione Castangias, è medievale. A Villacidro si venera San Sisinnio, un Santo cacciatore di streghe, di ‘cogas’, streghe cattive e malvagie, sanguinarie, donne vampiro. Ma è anche un Santo che protegge le streghe buone, le guaritrici, le indovine, le fate: ‘si racconta che consentì di sopravvivere alle piccole fattucchiere, con poteri troppo limitati e non in grado di nuocere’. E' protettore delle madri e dei neonati: la ‘coga’ si trasformava in gatto, serpente, mosca per introdursi nelle case e succhiare il sangue dei bambini non battezzati. Per la paura usci e pertugi venivano chiusi, nelle culle erano posti amuleti protettivi e treppiedi o scope rovesciate sotto i letti e dietro porte, nel Campidano, assieme all'immagine del Santo. La strega vedendo gli oggetti rovesciati avrebbe pensato di essere nel mondo altro, capovolto, e sarebbe andata via. In villacidrese c'è un detto’paris sa bruxia de Santu Sisini’ per una donna trasandata e particolarmente brutta, una strega appunto.

Si racconta di una madre che per salvare il figlio appena nato da uno sciame di mosche, invocò San Sisinnio e comparve un ragno enorme che divorò le mosche e salvò la creatura. Un altro bambino venne salvato da un serpente. Pericoli comuni in realtà, frequenti nelle case degli antichi paesi, gatti selvatici, mosche e serpenti, insidie di ogni giorno, possibili fonti di disgrazie che diventavano opera del male, del demonio, della strega. Il Santo è ritratto nel gesto di schiacciare una strega sotto forma di serpente o mentre trascina in catene streghe e  demoni.

Secondo la tradizione isolana aveva una voce bellissima paragonata al canto del cigno che in dialetto villacidrese è detto ‘sisini’. Un parlare armonioso con il quale predicava. I coggius, lodi, canti, espressioni ritmico-poetiche della religiosità popolare, para liturgici, cantati dal popolo durante le celebrazioni a lui dedicati lo ricordano come’ iscongiuradori’, esorcista, e come ‘scacciacogas’, scacciastreghe.

Al Santo è dedicata la Chiesa campestre, avvolta da un bosco secolare. 

(Foto credit Franca Loru)

Villacidro è conosciuta come ‘sa bidda de sas cogas’, il paese delle streghe, la sua fama segue quella di Benevento, in Campania,  e Triora, in Liguria: numerosi i processi dell'Inquisizione che condannarono le streghe locali, nel 1674, tre su cinque accusate di aver ucciso bambini con arti demoniache. Ancora nel 1744 la Santa Sede veniva informata dall'Arcidiocesi di Cagliari della difficoltà ad estirpare la pratica della magia e dei sortilegi, in particolare, nel Campidano.

Un paese di streghe e un Santo cacciatore di streghe, un santo che ha avuto l'intuito e la capacità di distinguere la strega demonizzata dalle curatrici e dalle indovine, dalle fate, dalle ‘janas’, le fate che poi divennero streghe: i loro poteri divennero malefici, le loro parole maledizioni.

La reliquia del Santo è custodita nella chiesa di Santa Barbara. 

(Foto credit Franca Loru)

Ho ricordato Maura, una donna di Orotelli, un paese del nuorese molto lontano da Villacidro, ma solo fisicamente, un paese dove una donna, nel 1735, venne accusata di essere strega per aver compiuto, forse, un infanticidio, strega per le sue arti di indovina e guaritrice, ma in realtà erede delle ‘janas’ e della loro saggezza. Maura depone sul corpo della neonata morta, sua figlia, una piccola scopa rovesciata, Maura ha paura delle streghe vampiro, perché lei non è una strega, una ‘coga o surbile’, ma una guaritrice e un'indovina. Sisinnio comprende, comprende la differenza tra il mito delle streghe vampiro e le donne che conoscono le erbe, le parole, rimedi antichissimi e preghiere ancestrali. A questo sono giunta studiando la figura di Sisinnio, il fenomeno della stregoneria e i documenti dell'Inquisizione. Un Santo con una vocebellissima e un parlare ammaliante, ha il potere della parola e comprende il potere delle parole, e rispetta le donne, e gli uomini, che conoscono ‘sas pauralas’, i ‘brebus’, preghiere e scongiuri, dalla valenza sacra e profana, le parole che curano, trovano, confortano, uniscono, prevedono, a questo è giunta Neria De Giovanni con la sua attenta e precisa analisi dei testi e il confronto con il mondo magico sardo descritto da Grazia Deledda nella sue opere, intrise di racconti, testimonianze, richiami.

Di tutto questo abbiamo parlato insieme in un convegno di studi, invitate dal Comune di Villacidro, il 23 aprile, in collaborazione con il Comitato di San Sisinnio e la parrocchia di Santa Barbara.

Ancora c'è tanto da dire, ancora c'è tanto da raccontare, da riscoprire, da ricordare, tanto c'è da tramandare: prezioso ed unico patrimonio che rende questa città e i suoi luoghi davvero magici.


Alessandra Derriu

Archivista e storica. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali, Università degli Studi di Sassari, specializzata a Roma alla Scuola di Archivistica dell’Archivio Segreto Vaticano e presso la Scuola di Archivistica dell’Archivio di Stato di Cagliari. Autrice di: ‘Il tribunale dell’Inquisizione di Alghero. Storie di donne e di uomini attraverso documenti inediti del XVIII secolo’, 2015.  Magia e stregoneria dal Logudoro alla Barbagia. Le denunce dell’Inquisizione vescovile settecentesca nella diocesi di Alghero’, 2016. ‘Maura, l’indovina di Orotelli. Streghe nella Sardegna del ‘700’, 2018. 'L'eredità di Angela. Magia e stregoneria in Sardegna tra '800 e '900', 2020.

(Foto ©Studio 5 Alghero Fabio Sanna)