Con il nome di Phoinikes i Greci erano soliti indicare non solo gli abitanti della Fenicia, che geograficamente quasi corrispondeva all’attuale Libano, ma tutti gli abitanti della costa del Levante nel primo millennio a.C. Questa area geografica si estendeva dal golfo di Alessandretta, incuneato tra l’Anatolia e la Siria, e la cosiddetta Striscia di Gaza, tratto costiero della penisola del Sinai. Oggi con il nome di Fenici intendiamo gli abitanti della costa del Libano.

I limiti geografici della Fenicia sono compresi, a nord, dalla città di Arados, attuale Ruad, a est dalle catene montuose del Libano e dell’Antilibano, a sud dalla città di Akko, la Ptolemais dei Greci, la San Giovanni d’Acri dei Crociati e l’attuale Akkâ, e a ovest dal Mare Mediterraneo. La presenza di due catene montuose, Libano e Antilibano, che raggiungono e superano i 3000 metri e corrono parallele alla costa, rende la fascia costiera assai ristretta. Addirittura in un tratto, a nord di Beritos e in prossimità della foce del fiume Lycus, i monti si affacciano direttamente sul mare.

E’ dunque per motivi geografici ed economici, oltre che demografici e politici, che i Fenici svilupparono una cultura manifatturiera e marinara e furono indirizzati verso Occidente, alla ricerca di materie prime, di nuovi mercati e di nuove terre ove risiedere. Fin dal XII secolo a.C. furono compiuti i primi viaggi di esplorazione, al fine di acquisire materie prime preziose, soprattutto l’oro e l’argento. La Sardegna e la Spagna, oltre alla Sicilia e al Nord-Africa, videro una frequentazione precoce che perdurò fino ai primi anni dell’VIII secolo a.C. E’ infatti in questo periodo che ha inizio la colonizzazione, cioè quel fenomeno che vide i Fenici stanziarsi in centri urbani collocati lungo le coste o nell’immediato entroterra.

Pertanto, oltre a Cartagine, fondata alla fine del IX secolo a.C. nel Golfo di Tunisi, in Sardegna si assiste alla nascita dei primi centri urbani, il più antico dei quali, databile attorno al 770 a.C., è quello di Sulky, l’attuale Sant’Antioco. Ma, nell’arco di pochi decenni, tra il 750 e il 700 a.C., si registra la fondazione di ulteriori insediamenti stabili, collocati soprattutto nell’area sulcitana e oristanese. Per quanto riguarda il Sulcis-Iglesiente, oltre a Sulky si ricordano Nora, Bitia, Portoscuso, Monte Sirai presso Carbonia e Paniloriga presso Santadi. Quanto all’Oristanese, dalla metà dell’VIII secolo a.C. vengono fondate via via le città di Neapolis, attuale Santa Maria di Nabui, presso Terralba, di Othoca, attuale Santa Giusta, e, infine, di Tharros.

I Fenici giunsero dunque in Sardegna nell’arco di circa un secolo e, sulla scia dei precedenti contatti, subito instaurarono con le popolazioni locali un rapporto di stretta collaborazione e di fitti scambi mercantili. Sono sempre più frequenti le testimonianze archeologiche che certificano rapporti politici e commerciali proficui tra le città fenicie e le popolazioni nuragiche. In alcuni casi, come ad esempio quello di Sulky, l’apporto demografico all’interno dei centri urbani fenici è determinante. La prova è costituita dalle urne più antiche del locale tofet: si tratta in maggioranza di pentole cosiddette bolli-latte di forma tipicamente nuragica, ma realizzate al tornio, cioè con tecnologia fenicia. La presenza di tali recipienti all’interno di un santuario specificamente fenicio non può che testimoniare una simbiosi tra i due gruppi etnici. Anche nel Sinis si registra una situazione analoga, poiché la presenza del centro di Tharros, fondato verso la fine dell’VIII secolo a.C., non creò ostacoli all’esistenza del grande santuario nuragico di Monti Prama, attivo almeno fino agli anni attorno al 550 a.C.

Questa situazione perdurò fino alla seconda metà del VI secolo a.C., cioè fino all’arrivo dei Cartaginesi, che tra il 520 e il 510 a.C. conquistarono la Sardegna, mettendo a ferro e a fuoco sia le città fenicie che i grandi villaggi nuragici e ponendo fine alla loro indipendenza. 


Rubrica "Sardinia Antiqua" a cura del Prof. Attilio Mastino

testo tratto da: "La Sardegna. Enciclopedia Brigaglia"