Unico stanziamento fenicio allo sbocco meridionale del Campidano (fine VIII-inizio VII a.C.): il primo nucleo forse si trovava fra lo stagno di S. Gilla e le pendici dei colli di Tuvixeddu e Castello.  Acquistò importanza e consistenza alla fine del VI sec. Con la conquista cartaginese della Sardegna (ante 509), K. divenne capoluogo dell’epicrazia cartaginese; governata da 2 sufeti, fu ampliata verso Est (collina di Castello e litorale) e fortificata (prima metà IV sec.); a S. Paolo fu sistemato il tofet (seconda metà IV sec.). Dopo la I guerra punica, i mercenari rivoltosi vi rinchiusero e forse uccisero il boetarca Bostare (238-237).

Con la nascita della provincia di Sardegna e Corsica (227) K. fu scelta come capoluogo e sede del praetor. Nel 215 divenne centro delle operazioni belliche guidate da Tito Manlio Torquato contro Ampsicora, i Sardi Pelliti e i Cartaginesi. K. è ricordata ancora per un saccheggio subito da parte di Amilcare (210) e per l’arrivo in città di Tiberio Claudio Nerone (202), costretto a riparavi per riattare le navi danneggiate da una tempesta. Nel 49 K. si schierò con Cesare e cacciò il governatore pompeiano. Dopo la battaglia di Tapso (46), accolse Cesare, quindi i partigiani di Ottaviano sconfitti da Menodoro (40) e si arrese all’ammiraglio di Sesto Pompeo solo dopo un assedio;  lo stesso Menodoro la riconsegnò poi a Ottaviano (38): a Cesare o a Ottaviano, dunque, può risalire la promozione di K. da civitas  punica a municipium di cittadini Romani, testimoniata da Plinio il Vecchio e documentata nelle iscrizioni; 2 liberti del municipio hanno infatti  il nomen Iulius, che rimanda ai  2 personaggi.

Da questo momento gli abitanti, ormai tutti iscritti alla tribù Quirina, furono governati da annuali quattuorviri iure dicundo (noti 5 tutti del II secolo d.C., fra cui 2 quinquennales, eletti ogni 5 anni per compiere il censimento della popolazione e la lectio senatus, scelta dei membri dell’ordo decurionum, il consiglio municipale documentato in alcune epigrafi) e da quattuorviri aediles (noti 2, del I e II secolo); dubbi sull’espressione princeps civitatis, riferita in un documento (prima metà III secolo) a Lucio Giulio Castricio, e sulla promozione della città a colonia (F. Porrà, Su una dedica ad un ‘patronus  coloniae’ in Sardegna, AFMC, 6, 1982, 83 ss). Già in epoca repubblicana K. aveva continuato a distendersi verso Est; certo vi erano affluiti negotiatores italici che contribuirono al suo sviluppo.

Il nucleo cittadino repubblicano è localizzabile tra piazza del Carmine e via XX settembre; la città fu dotata di un nuovo porto (attuale Darsena), un tempio (forse per Venere e Adone, in via Malta), un impianto di sfruttamento delle saline. Dello stesso periodo sono noti una fullonica (via XX settembre), alcune iscrizioni e un monumento funerario a fregio dorico. A partire da Augusto, continuò lo sviluppo urbanistico;  sotto Domiziano furono sistemate strade e fogne; attorno al foro sorsero capitolium, curia, aerarium, carcer, basilica con tribunal, macellum, praetorium con tabularium provinciale; molte statue ornavano il foro con dediche a imperatori, senatori, cavalieri, notabili.

Furono costruiti un acquedotto, in parte visibile, le cui acque erano convogliate da Villamassargia, diversi edifici termali (fra via Roma e viale Triste, fra via Sassari e via Angioy, tra la chiesa di S. Agostino e la Banca d’Italia, in via Sauro); un anfiteatro (età flavia), in parte ricavato nella roccia. Molti i  nuclei abitativi: il più importante la cosidetta “villa di Tigellio”, non lungi dall’anfiteatro; diverse le aree funerarie: pendici di Tuvixeddu (già necropoli fenicio-punica, ancora usata dai Cristiani) con tombe monumentali (p.e. Attilia Pomptilla e il tempio alla Securitas di Tito Vinio Berillo, cfr. A. Mastino, Le iscrizioni rupestri del templum alla Securitas, in Rupes Loquentes, 1992, 541 ss), colle di Bonaria e area di S. Saturno (dalla Repubblica all’età paleocristiana), chiesa di S. Pietro, viale Regina Margherita (marinai della flotta del Miseno, I-II d.C., acquartierati a ridosso del  porto); le strutture portuali furono potenziate; nei loro pressi certo si trovavano gli horrea (restaurati con Elagabalo), magazzini dei prodotti il cui commercio e trasporto erano assicurati dai negotiantes et navicularii Caralitani menzionati in un’iscrizione  (forse di età severiana) del foro delle Corporazioni di Ostia. A K. è documentato il culto di Roma e degli Augusti (cui era dedicato un tempio, forse presso il foro); quello degli imperatori (sono noti 1 flamen divorum Augustorum e 1 magister augustalis), del Sole, di Apollo, Marte, Esculapio, Giunone Infera, Dioniso-Libero-Bacco, Viduo (altrimenti sconosciuto), Ercole, i Lari, Venere Anadiomene, ad alcuni dei quali erano dedicati templi o edicole. Oltre agli dei del pantheon romano erano venerati dei di importazione, in particolare quelli egizi (Iside, Osiride, Horus).

Supponiamo che a K. sia nata la prima comunità cristiana della Sardegna, forse tra Gallieno (editto di tolleranza) e Diocleziano (editti di persecuzione, 303/4) con il quale abbiamo notizia dei martiri Lussorio, Efisio, Regulus, Saturnino. Il culto di quest’ultimo si diffuse a K. fin dal IV sec. e il suo santuario è menzionata nella vita di Fulgenzio da Ruspe: presso la sua tomba furono sepolti personaggi illustri e membri della gerarchia ecclesiastica (archiepiscopi, episcopi, archipresbyteri, presbyteri, archidiaconi, diaconi o ministri, subdiaconi, accoluthi, lectores, clerici): alcuni di questi sono noti solo tramite le iscrizioni falsae.

Non sappiamo quando si sia costituita la sede episcopale: il primo vescovo, Quintasius, assieme al presbitero Ammonio, è menzionato tra i partecipanti al concilio di Arles (314); un altro vescovo di K. partecipò al concilio di Serdica (343); infine l’episcopus Lucifero, una delle figure più importanti della Chiesa del IV sec. Non sappiamo quando la Sardegna cadde sotto il loro dominio dei Vandali ma possiamo proporre una data anteriore al 467 (spedizione di Marcellino, che rioccupò momentaneamente l’isola). Il praeses dell’isola fu sostituito da un governatore scelto dai Vandali, sempre stanziato a K. Nel 484 il re Unnerico convocò il concilio  di Cartagine, cui partecipò il vescovo di K., Lucifer, metropolita di un’unica provincia ecclesiastica transmarina. All’inizio del VI sec.

Trasamondo esiliò nell’isola molti vescovi africani tra cui Fulgenzio di Ruspe che animò la vita culturale e contribuì allo sviluppo di K. Brumasio era vescovo durante il secondo esilio; Fulgenzio tenne a K. un concilio di vescovi africani esuli. Non è stata localizzata la primitiva sede vescovile, forse in orgine entro l’antico abitato, dal V sec. in area extraurbana, probabilmente presso S. Gilla (in un cippo si legge limes aeclesiae e limes curiae). Sorsero molti monasteri noti dalle lettere di Gregorio Magno; è invece attestato epigraficamente quello di San Lorenzo: si ricordano inoltre 1 monastria, castae virgines, 1 vir religiosus, 1 actuarius, 1 notarius subregionarius et rector, 1 defensor sedis apostolicae, 1 defensor sanctae ecclesiae Karalitanae. Con Giustiniano, K. continuò a essere la sede del praeses (ora con funzioni esclusivamente civili). 


Rubrica "Sardinia Antiqua" a cura del Prof. Attilio Mastino    

testo tratto da: "La Sardegna. Enciclopedia Brigaglia"