di Camilla Pusateri*

C’è qualcosa di magico in quest’isola, che il mito lega all’impronta divina: Dio avrebbe creato la Sardegna gettando delle pietre in mare e calcandovi sopra il suo piede con forza, forgiando le coste a forma di sandalo a cui gli antichi greci diedero il nome di Sandàlion.

Guardando la magnificenza della natura, la maestosità delle rocce, la sontuosità dei boschi che proteggono i segreti di alberi secolari, grotte e cascate che si ricongiungono a sabbie bianche e ad un mare cristallino, è facile che la mente si perda tra realtà e immaginazione. Mistero e bellezza sono il potere di una terra che resta per sempre scolpita negli occhi e nel cuore di chi la vede.

Dicono che la Sardegna sia uno dei chakra della Terra” mi dice Rossella Pirastu, quando mi racconta del suo progetto Forest Bathing Sardinia. Io le credo! Ed è con lei che cominciamo il nostro viaggio narrativo alla scoperta della Sardegna di oggi, dove la tradizione millenaria incontra nuove culture, dove nasce la contaminazione tra conoscenze antiche e nuove.

Rossella Pirastu è una ragazza sarda di 41 anni, originaria di Urzulei, piccolo paese dell’Ogliastra al confine con la Barbagia, in provincia di Nuoro, circondato dai paesaggi impervi e selvaggi del Supramonte. Un luogo intriso di monumenti naturali e archeologici, dove convive una moltitudine di specie autoctone animali e vegetali.
E’ questa l’“impronta” che forgia la storia di Rossella, che all’età di 30 anni inizia la sua ricerca personale attraverso la natura, portando in Sardegna la pratica giapponese dello Shinrin-yoku.

 

Rossella, ci racconti come è nato il tuo progetto Forest Bathing Sardinia?

Diciamo che quello che avevo voglia di fare era stare in mezzo alla natura e starci a lungo, mi ricordo lunghe passeggiate e camminate nei sughereti intorno al mio paese ed è lì che è nata la mia volontà diffondere in Sardegna la mia passione per la meditazione e per lo yoga assieme a quella per la natura. All’inizio non era preciso questo mio progetto, pensavo ‘strano che nessuno lo faccia già’, poi piano piano questa idea si è evoluta verso il Forest Bathing e lo Shinrin-yoku. Quindi all’inizio era un sentire personale e solo in un secondo momento ho scoperto che la mia passione era una vera e propria disciplina a livello internazionale.  

Avevo più di trent’anni quando ho iniziato ad interessarmi a queste materie: mi hanno spiegato che una volta ogni sette anni l’essere umano vive una sorta di risveglio che lo avvicina alla crescita personale ed il 42° anno di età è considerato un po’ come l’ultima chiamata; da noi in Occidente comunemente avviene così, non avendo una tradizione che ci avvicina alla spiritualità della natura fin da bambini il nostro interesse nasce tra i 30 e i 40 anni e a me è successo così.

Lo Shinrin-yoku nasce in Giappone negli anni ’80 e si diffonde in tutto il mondo, ma recentemente con il nome di Forest Bathing (in italiano Bagno di Foresta) sta prendendo piede un po’ dappertutto, possiamo dire che sta diventando un po’ di moda.
L’incontro con lo Shinrin-yoku per me è stato casuale. Avevo letto qualcosa riguardo alla pratica della Forest Therapy, però non avevo approfondito più di tanto. Ad un certo punto invece nel periodo del primo lockdown ho conosciuto Selene Calloni Williams, che insegnava lo Shinrin-yoku  con l’estetica giapponese: è stato questo incontro a convincermi ad approfondire, perché mi piaceva molto il modo di relazionarsi con la natura, che non era ‘vieni che ti porto ad abbracciare un albero’ ma ‘vieni che ti spiego che la natura è il corpo di Dio’, che è l’approccio spirituale che a me interessa di più. Il mio incontro vero quindi è avvenuto così, attraverso l’online”.

Di necessità virtù, durante il lockdown hai colto le opportunità del web entrando in contatto con chi aveva i suoi interessi a livello globale, accedendo a conoscenze che prima erano sconosciute. Quanto conta Internet nella tua formazione?

Dico sempre ‘magari aver avuto un maestro in carne ed ossa!’ mi sarebbe piaciuto molto, ma invece ho sempre avuto maestri ‘cartacei’ oppure conosciuti su YouTube o sui social network. È stato sempre così, ho scoperto Osho tramite un libro trovato per caso e poi ho approfondito il suo pensiero. Lo stesso è stato con Selene, lei è stata la mia prima maestra, poi ne sono arrivati altri. Con Selene Calloni Williams ho fatto un corso sull’estetica giapponese, che è una parte importante della pratica dello Shinrin-yoku , perché ti fa capire qual è il concetto di bellezza in natura per i giapponesi. E poi ho continuato sempre ad approfondire tramite i libri e l’online, in particolare documentandomi sulle ricerche scientifiche, come quelle di Yoshifumi Miyazaki, che è stato uno dei primi a studiare e dimostrare il potere benefico degli alberi e dei boschi. Per il momento sono concentrata principalmente sugli autori giapponesi. Adesso sto per iniziare il corso dello CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale) e dunque leggo i libri suggeriti dall’ente.

Come si svolge un percorso di Forest Bathing?

Intanto bisogna dire che il Forest Bathing deriva dallo Shinrin-yoku, che nasce in Giappone come esperienza di benessere psico-fisico per combattere lo stress. E’ importante dire che per fare Forest Bathing serve una foresta, e non un bosco, quindi un ecosistema forestale complesso in cui gli alberi abbiamo creato e consolidato legami, e questo fa sì che si creino le caratteristiche biologiche adatte a fare questa esperienza.

Nell'atmosfera della foresta ci sono i cosiddetti terpeni prodotti dagli alberi e dal suolo che hanno numerosi benefici e ci sono in quantità tale da impattare in modo benefico sul nostro organismo, perché prima di tutto questa è un'esperienza di benessere fisico, poi mentale e interiore/spirituale. Detto questo nulla vieta di fare esperienza di Shinrin-yoku anche in un piccolo bosco o in un parco cittadino, l'impatto è molto diverso chiaramente, ma trovo che sia utilissimo vivere questi spazi con consapevolezza, e spesso ho guidato gruppi di persone in aree verdi cittadine. Al momento propongo l'esperienza solo nella sua massima espressione, in foresta.

Lo Shinrin-yoku è un metodo rituale. In quanto tale presenta diversi step: ad esempio lo step dell’ingresso in foresta e quello dell’uscita in foresta - in mezzo ce ne sono molti altri - che sono molto importanti e non vanno lasciati al caso. Ci sono vari modi con cui si possono ritualizzare questi momenti. Per l’ingresso in foresta bisogna partire dal concetto che si sta entrando in un organismo unico: gli alberi nel tempo hanno creato delle relazioni tra di loro ed è come se tu, entrando in foresta, stessi andando ad incontrare una persona.

                             Normalmente una persona entra nella foresta e semplicemente attraversa quel luogo.

Un ingresso rituale invece presuppone presenza e consapevolezza: nel momento in cui entriamo, a passo lento, chiediamo il permesso alla foresta di entrare (questo, ad esempio, è un modo). Allo stesso modo l’uscita in foresta avviene con un ringraziamento per ciò che abbiamo ricevuto dalla foresta in quel momento. Permesso e ringraziamento sono due modi per ritualizzare la nostra relazione con la foresta.

Durante un percorso si possono fare tantissime pratiche diverse, Ovviamente si può camminare o fermarsima anche in questo caso camminare o fermarsi devono essere fatti con attenzione cosciente, ad esempio attraverso la meditazione camminata, oppure attraverso una pratica di silvoterapia, o altre pratiche sensoriali. Personalmente in genere lascio per ultime le pratiche di silvoterapia, perché l’incontro con l’albero simboleggia l’incontro con se stessi, quindi lascio che ci sia il tempo per essere preparati a questo momento.
La pratica silvoterapica va oltre la spiegazione scientifica dell’albero e delle sue caratteristiche (la quercia appartiene alla famiglia delle Fagaceae, ha la foglia fatta in un determinato modo per determinate ragioni, differisce da… e così via); ma un approccio di tipo cognitivo non ti permette di conoscere l’albero come essere vivente. È cosa ben diversa se io ti parlo del fatto che l’albero possiede un campo elettromagnetico che interagisce con il tuo, quindi ti faccio vedere quello che a prima vista è invisibile. Ti dico anche che lo spirito della quercia ti aiuta a concretizzare la tua missione, perché lo spirito della quercia crea materia e quindi aiuta anche te a farlo quando entri in relazione con questo potere: questo cambia tutto. Diciamo che anziché farti uno ‘spiegone’ biologico sull’albero ti parlo del suo carattere e quindi automaticamente tu ti relazioni con lui in un modo più profondo.
Questo può essere un modo di fare silvoterapia.

Per la stessa ragione per cui l’albero possiede un campo elettromagnetico ti aiuto ad avvicinarti a lui in maniera lenta, poggiando prima la schiena oppure le mani oppure provando ad abbracciarlo, assecondando anche il modo in cui le persone si avvicinano e cercano un contatto”.


Si tratta di una pratica molto coinvolgente. Facendo una riflessione sul significato profondo di questi rituali mi viene da pensare che ci sia un insegnamento universale: entrare nelle situazioni chiedendo il permesso e uscire ringraziando può essere una formula per affrontare tutte le azioni/i momenti della nostra vita.
Possiamo portare un insegnamento nella nostra vita quotidiana da questa pratica?

Certamente.
Se tu prima di entrare in foresta fai un rituale poi puoi riportare questo stesso rituale a tutti i momenti della tua vita; ad esempio, prima di mangiare puoi portare attenzione consapevolezza al cibo che hai nel piatto, chiederti ‘cosa sto per portare dentro di me?’ vivendo questo nutrimento come un rito di passaggio. Si tratta di senso del sacro che possiamo mettere in tutto, che è qualcosa che abbiamo perso fondamentalmente. Perdendo il senso del sacro è come se non capissimo più come relazionarci con le cose più importanti che ci circondano come la natura, un albero, il cibo. Allora si possono spiegare tutte le distorsioni che al giorno d’oggi possono nascere nel rapporto con il cibo o nelle relazioni con le persone e mille altre cose.

Il ‘senso del sacro’ è un tema che accomuna le persone interessate al Forest Bathing?  Che tipo di pubblico si incuriosisce al percorso che proponi?

Dopo tanto tempo non posso dare una risposta univoca, il riscontro è molto personale. Il Forest Bathing accomuna chi ama molto la natura e chi vuole scoprire la natura in modo nuovo. Certamente chi ha già conoscenza di pratiche psicofisiche e di meditazione ha una certa dimestichezza con i temi che si incontrano durante la pratica. Tuttavia la sensibilità è qualcosa che abbiamo dentro di noi. Nella mia esperienza personale ho incontrato persone che non hanno un background di pratiche spirituali ma che si dimostrano molto recettive; al contrario, ho accompagnato in foresta ragazze e ragazzi che praticano yoga, anche da diversi anni e li ho visti in difficoltà. Si tratta chiaramente di eccezioni, ma questo sta a significare che chiunque si può avvicinare al Forest Bathing, abbiamo sempre da imparare e ognuno è benvenuto nelle mie passeggiate.
È importante avere spirito di ricerca di amore e di apertura.

Qual è il tuo ruolo durante la pratica di Forest Bathing?

Il percorso di Forest Bathing si svolge in gruppo ma è fondamentalmente un’esperienza individuale. Il mio ruolo è quello di accompagnare ciascuno in questo suo cammino, affiancandolo fisicamente e attraverso consigli suggerimenti spiegazioni che di volta in volta la mia sensibilità mi suggerisce per quel momento e per quella persona: cerco di aiutare la persona ad entrare in relazione con l’organismo della foresta fino ad arrivare all’incontro con l’albero e con se stesso, il fine è che ognuno trovi e sviluppi il proprio rapporto con la natura.
Ogni volta l’esperienza è diversa e dipende dal gruppo. In certe occasioni si sono potute sperimentare delle pratiche di interazione e di scambio tra le persone del gruppo stesso. Una volta  ad esempio ci siamo disposti tutti in cerchio intorno ad una persona cantando il suo nome: il cerchio rappresentava l’utero della grande madre, il canto simboleggiava da un lato la natura che ti chiama, dall’altro ricordava che l’udito è il primo senso che sviluppiamo nell’utero di nostra madre, andando a risvegliare uno dei nostri ricordi più profondi, quando nell’utero sentivamo la voce di nostra madre che ci chiamava.
Può essere difficile portare le persone a svolgere queste pratiche, perché significa farle uscire dalla loro zona di comfort e questo è di per sé qualcosa che le persone fanno fatica a fare. E non si può negare che anche per motivi culturali e talvolta generazionali ci sia un certo scetticismo nei confronti di queste esperienze, sono soprattutto le persone più adulte ad avere una sorta di timidezza o diffidenza. D’altra parte il senso di responsabilità che sento nel trasmettere un certo tipo di cultura che non appartiene all’Occidente ma che ha radici antiche è molto grande.

C’è un timore reverenziale da parte mia.
Ci sono ragioni culturali ideologiche e anche religiose che influiscono sul modo di vivere il Forest Bathing. Quello che cerco di fare è di dare valore scientifico a ciò che sto dicendo, studio molto per questo, per dare il massimo della professionalità, ma non tutto è spiegabile in questo modo: Quando parlo di spirito dell’albero devo cercare di capire quanto chiedi fronte a me può recepire questo linguaggio che non riguarda la sfera cognitiva ma la profondità individuale.

E’ opportuno precisare che Forest Bathing e Forest Therapy sono due cose differenti, la terapia presuppone una patologia e per questa sfera bisogna affiancarsi a professionisti dell'area medico-sanitaria.

Il rapporto delle persone con la natura secondo te è cambiato?

Sì, si vede che c’è più voglia di stare in natura e anche a lungo. Per quanto riguarda il come si sta in natura credo che ci sia ancora un grande lavoro da fare, vedo che c’è ancora tanta difficoltà a mantenere una presenza consapevole, le persone si distraggono molto, fanno fatica a rimanere nel silenzio, a stare con l’albero. Gli uomini in genere hanno più resistenze verso questa comunicazione con la natura, sono più donne a praticare il Forest Bathing.

Quanto c’è di tradizionale giapponese e quanto c’è di sardo nel tuo progetto?

Non ho ancora mai avuto l’opportunità di partecipare a una sessione di Shinrin-yoku giapponese e le pubblicazioni sul Forest Bathing al giorno d’oggi sono iper-semplici, veramente molto basilari. Ma per quanto ho potuto apprendere dai miei studi cerco di portare nel mio progetto l’estetica giapponese: essa si fonda su parole cortissime che hanno un universo di significati e in questa interpretazione metto la parte più personale del mio sentire e della mia esperienza di relazione con la natura. La ritualità è un’altra caratteristica tradizionale che cerco di mantenere nel mio modo di vivere il Forest Bathing. La peculiarità certamente è data dalla vegetazione tipica sarda, nei miei studi sto dando molto valore alle caratteristiche degli alberi e delle piante sardi, ad esempio il leccio, presente in abbondanza, il cisto, il rosmarino.

Alla parte scientifica e officinale associo il mito e quello che appunto è lo spirito di queste piante: che carattere ha questo albero? Come ti può aiutare? Che messaggio può dare all’umanità? Sono queste le domande a cui una sessione di Forest Bathing Sardinia cerca di dare risposta. Vorrei approfondire molto questo aspetto perché i sardi anticamente avevano un rapporto molto stretto con la natura, ma non ci sono testi scritti. C’era il culto dell’acqua, c’era il culto del fuoco, queste cose le sappiamo per certo, ma non sappiamo di fatto come fossero celebrati questi culti. Sto studiando per inserire questi elementi nel mio percorso, è una ricerca continua. Un’altra cosa che sto provando a fare è quella di inserire l’elemento sardo con l’energia dei luoghi, perché ogni posto è diverso, ogni foresta è diversa e ha la sua energia: ad esempio una foresta di lecci secolari ha caratteristiche assolutamente peculiari; altrettanto là dove ci sono dei siti nuragici ci sono energie particolari a seconda che lì vi fosse un luogo di culto oppure delle abitazioni; anche in questo caso la ricerca è vasta, arriva ad includere materie come la geomanzia e abbiamo ancora molto da imparare.

Hai ricordo di un incontro speciale nel bosco?

Il mio ‘amore’ del bosco è un leccio secolare che si trova ad Urzulei. Mentre camminavo l'ho visto da lontano, altissimo, maestoso, e via via che mi avvicinavo a lui l''emozione diventava fortissima... Non mi è mai più successo! Penso sia un mio avo, gli alberi si dice siano collegati al mondo dei nostri antenati. Comunque in generale la natura del luogo dove sono cresciuta è quella che mi fa battere di più il cuore.



Vedi intorno a te altri giovani che si impegnano in progetti di valorizzazione del territorio?

Vedo che oggi i giovani si avvicinano alla natura e nel mondo escursionistico vedo molti progetti interessanti, mi sembra che si stia sviluppando una direzione più umana e più sostenibile del futuro sardo.

Nel tuo progetto cosa ha funzionato e cosa è migliorabile?

Ha funzionato il fatto che sia un’idea nuova, c’è ancora strada da fare ma certamente si è aperto un varco. Senza ombra di dubbio si può sviluppare la parte dello yoga, a mio avviso necessaria, perché un lavoro con il corpo può aiutare molto la comunicazione interiore e con la natura. Quando tu entri in un bosco cammini o ti siedi, e questo camminare o stare seduti lo si può sviluppare anche con attività come lo Yoga, il Tai Chi, pratiche che lavorano sulla dimensione e direzione energetica, che possono essere preparatorie per entrare più a fondo nella dimensione mentale o spirituale dell’entrata in foresta.


Il potenziale della Sardegna è incredibile, io sono attratta dal suo potere spirituale che molte persone che vengono a visitare l’isola avvertono in maniera molto forte. Mi piacerebbe sviluppare lo studio sui luoghi energetici, dato che la Sardegna è considerata uno dei chakra della terra e credo sia anche uno dei principali. Mi piace molto l’impronta della sacralità della natura sarda in tutti i suoi aspetti geologici ed energetici.

Cosa consiglieresti a chi desidera conoscere di più sullo Shinrin-yoku?

Prima di tutto consiglierei un’esperienza di Bagno di Foresta dal vivo. Dopo aver sentito la foresta possono essere utili delle letture di approfondimento, per rinvigorire la comprensione e l’apertura verso questa pratica. Comincerei con ‘Il piccolo manuale dello Shinrin-yoku’ di Bettina Lemke e ‘Shinrin-yoku’ di Yoshifumi Miyazaki”.

Una frase che possa racchiudere il cuore di questo bellissimo progetto?

Ignorando il nome delle piante, rimanevo in piedi avvolto dal loro dolce aroma" di Matsuo Bashõ, poeta giapponese tra i massimi esponenti della poesia haiku. È proprio così: se vai in un bosco non ha importanza che tu sappia che hai di fronte un faggio oppure una quercia, l’importante è che tu entri nel bosco e che il bosco entri dentro di te. Devi sentire la foresta e quindi spegni il cervello è attiva il cuore. E basta. È solo questo: entra nella foresta, cammina a passo lento e senti.
Dobbiamo recuperare la nostra capacità di sentire, la guida di Forest Bathing ci accompagna nel risveglio della nostra vera natura.

Quali sono i prossimi appuntamenti?

Tutti gli appuntamenti di marzo sono in via di definizione e saranno aggiornati sul sito ufficiale sardiniazen.com e sui canali social. La stagione primaverile è un momento ideale per lo Shinrin-yoku, che nasce come esperienza di benessere; mentre nella stagione estiva a causa del caldo eccessivo si perde questo senso di benessere e lasciamo che il bosco si protegga, nel rispetto della natura e delle stagioni.


‘Uscendo’ dalla storia di Rossella come si farebbe da una foresta, la ringrazio per aver condiviso con me la sua esperienza, contribuendo a diffondere metodi e pratiche che possono generare un un impatto positivo nella vita delle persone.

Dal Giappone alla Sardegna, incrociando la saggezza antica della natura con le discipline olistiche tradizionali e di nuova generazione, possiamo ritrovare non solo il dialogo con noi stessi, ma anche il valore dell’innovazione, vivificando l’utopia della rete come strumento di crescita e libertà: la tecnologia ci permette di ampliare in maniera esponenziale il nostro raggio di conoscenza. La connessione e la relazione con persone in tutto il pianeta possono essere lo strumento per recuperare tradizioni millenarie che si sono perse nel tempo e nella trasmissione orale. Recuperare il rapporto con la natura e la capacità di ascoltare i suoi messaggi può essere la chiave di volta dell’ecosistema sociale. Le relazioni tra gli alberi e gli organismi viventi che fanno della foresta un unico organismo possono essere il modello di una società che si alimenta nella rete di persone e di progetti, generando valore collettivo.

La Sardegna può essere lo scenario di questo tipo di sviluppo, grazie alla collaborazione tra persone e attività e alla contaminazione con altre culture: in questo modo vaste aree di territorio, messe in rete in modo ecosistemico, possono sostenersi e spingersi a vicenda. Il più classico escursionismo può fare spazio a pratiche olistiche, le terapie naturali possono accrescersi accogliendo le pratiche yogiche, la scienza officinale può interfacciarsi con tradizioni sciamaniche includendo esperienze sempre più vaste e positive.  

Forest Bathing Sardinia è un esempio di come l’amore per la natura e per la propria terra possa diventare un lavoro e creare valore, a livello individuale e collettivo.

I progetti di valorizzazione del territorio possono aprire la strada a collaborazioni tra persone con competenze trasversali e complementari, possono aiutare l’intera società a muoversi nella direzione di quella tanto acclamata transizione ecologica che può davvero essere a portata di mano.

Perché in fondo si tratta di questo: di ritornare a vivere come creature della natura nella natura.

 

@forestbathing_sardinia è su Facebook, Instagram e YouTube.

Tutte le informazioni sul sito ufficiale: www sardiniazen.com.

 

#TERRAMEA
Terra Mea è la voce della Sardegna, della sua natura e di chi sceglie di vivere in quest’isola. E’ una storia d’amore, una caccia al tesoro, un’avventura alla scoperta di segreti millenari e di scenari futuri, dove la creatività e la capacità imprenditoriale delle nuove generazioni si incontrano con culture diverse e con una bellezza che non finisce mai.


Camilla Pusateri

Camilla Pusateri, professionista della comunicazione e insegnante di yoga, ha trovato nel mare e nella natura i maestri di vita da cui imparare a coniugare la ricerca esteriore e quella interiore. Si interessa di arte, sostenibilità e gioia di vivere. Fa parte del Constructive Network italiano, una rete di giornalisti e comunicatori che divulga il giornalismo costruttivo, un’informazione consapevole basata su visioni inclusive e multidisciplinari e sulla ricerca di soluzioni ai problemi sociali.


Attualmente vive a Rena Majore dove ha creato The Sea Yoga Revolution.


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