Angelo Curreli, classe 1959, è originario di Lodè (NU), da molti anni vive a Trieste dove è molto attivo nell’associazionismo culturale e sportivo. E’ stato Presidente Regionale dei circoli sardi in Friuli Venezia Giulia e consigliere del comune di Trieste. Negli ultimi anni si è dedicato alla ricerca storica e da sempre scrive poesie in lingua sarda e italiana.

“Dalla Sardegna al Carso - I Caduti della Prima Guerra Mondiale ritornano a Lodè” è il suo primo lungimirante libro, un documento storico che riguarda il paese natio e coinvolge tutte le famiglie legate in qualche modo alle vicende belliche del secolo scorso. Un mosaico che si ricompone e si intreccia nel racconto delle personali vicende. Questo libro per Angelo, rappresenta da sempre il sogno nel cassetto, coltivato con cura in tutti questi anni. E’ diventato il libro di Lodè e di tutti i suoi abitanti presenti e futuri, una memoria del passato non di circostanza, ma sublimante dove i nostri soldati, vengono riportati idealmente nei loro luoghi di origine al fine di ritrovare le loro tradizioni e i loro discendenti.

“Dalla Sardegna al Carso” pervade i luoghi dell’anima non più silenti e sbiaditi nelle reminiscenze, ma vivi ed espressivi, e attraverso la scrittura, Angelo Curreli esprime e racconta le proprie riflessioni. Pronti a rimanere a Lodè per l'eternità, fanno sentire la loro voce al mondo intero, dopo essere stati dimenticati per oltre un secolo. Nel libro inoltre, vengono indicati tutti i nomi dei soldati lodeini partiti per la prima guerra mondiale e di quei militari di molti paesi della Sardegna, che si trovavano all'interno della motonave "Linz" a 45 metri di profondità, nel mare albanese nei pressi di Durazzo.

“La mia terra e il mio paese – dice Angelo - hanno pagato un consistente contributo di sangue durante la Prima Guerra Mondiale. Lodè è un piccolo paese di grandi e antiche tradizioni, e ha fatto il suo esordio sulla scena del Ventesimo secolo nel modo più cruento: offrendo per la patria la sua gioventù alla dura vita di trincea, esponendola alle granate e alle mitragliatrici degli Imperi Centrali, obbligandola a uccidere per non essere uccisa.”

Da quella carneficina, 48 ragazzi non sono tornati in Sardegna. Hanno lasciato un vuoto nella memoria dei loro paesi. Nessuno di loro ha scritto a casa e le loro tracce si sono quasi tutte perdute.

“Vivendo in Friuli Venezia Giulia – aggiunge Curreli - mi sono trovato spesso a percorrere quei luoghi dove cento anni fa si combatteva e si moriva. Non ho potuto fare a meno di pensare ai giovani lodeini che hanno vissuto qui gli ultimi tragici giorni delle loro brevi vite. Questo libro è il frutto delle mie ricerche. Ho consultato archivi militari, ho visitato cimiteri e ossari, ho incrociato i dati per ritrovare chi è stato sepolto con un nome che non gli apparteneva. Da un lato, mi sono confrontato con registri freddi e burocratici. Dall’altro, con la retorica dei vincitori. Ho avuto qualche successo con il lavoro di identificazione. Ma non ero ancora soddisfatto. Questi giovani sono mancati a Lodè e alle loro famiglie. Ci voleva qualcosa di più per restituirli in qualche forma alla memoria collettiva. Ma in che modo? Per tentare di farlo ho provato a immaginare i loro pensieri. Poco a poco, la curiosità spontanea ha preso la forma di brevi racconti, immaginati a partire da quel poco di certo che ho rintracciato. Ora sento che queste storie fanno parte a pieno titolo della ricerca.”

Ha preso così forma questo libro, dove l’inquadramento storico e la ricerca d’archivio vengono completate dal tentativo di restituire almeno il richiamo a chi, cento anni fa, aveva solo la voce per raccontare di sé. In cento brevi anni, una cultura tramandata da millenni per via orale si è trasformata, per fortuna senza perdersi.

“Spero che questo libro – chiude Angelo - possa dare un contributo alla memoria di Lodè, dei suoi abitanti e di quella oscura pagina della storia.

Va evidenziato che l’opera di Angelo Curreli è stata presentata ed apprezzata nel Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia. Di seguito riportiamo il pensiero del Presidente Piero Mauro Zanin: “C’è una storia di guerra e di eroico sacrificio che accomuna Friuli Venezia Giulia e Sardegna e che questo libro di Angelo Curreli racconta scorrendo su un doppio binario: quello del dato storico e quello, umano ed empatico, del tentativo di ricostruire le vite spezzate di 21 giovani soldati sardi molti dei quali arruolati nella Brigata Sassari, una delle Brigate più decorate della Grande Guerra, che in questa terra a Nord Est combattè strenuamente dal 1915 - quando fu protagonista di durissime battaglie sull’Isonzo, e poi sul Carso -, muovendosi in un teatro esteso anche al Veneto, fino al giorno dell’armistizio, quel 3 novembre 1918 che la vide impegnata sul fiume Taglia- mento all’inseguimento del nemico in ritirata. Di quelle battaglie e di quei coraggiosi fanti dalle mostrine bianche e rosse, Curreli, sardo ora radicato a Trieste, ci parla circoscrivendo poi il raggio di indagine alla realtà di Lodè dopo aver condotto una meticolosa ricerca documentale sul contributo dato alla Patria dalla gioventù di questo paese del nuorese: su 1800 abitanti furono 268 a partire per il fronte; di loro 48 non fecero mai ritorno lasciando le famiglie orfane per- sino di un semplice scritto. Vite brevi quasi cancellate, storie perdute di cui l’autore ha lungamente cercato tracce ovunque, dagli archivi militari agli elenchi degli ossari, alle lapidi dei cimiteri, riuscendo infine a raccogliere elementi per identificarne appunto 21. Così la sua ricerca, oltre a essere un significativo apporto alla conoscenza storica, di cui gli siamo grati, è anche una delicata e struggente operazione per costruire memoria dove sono mancati gli elementi necessari a coltivare il ricordo: una memoria che da pa- trimonio familiare, privato e nascosto, diventa collettivo e riempie un vuoto rendendo giustizia a una intera comunità. Lo sforzo di immaginare pensieri, nostalgie di affetti, paure, speranze di quei giova- ni al cospetto della guerra e del destino d’una generazione spazzata via dalla storia dell’Europa, nell’anniversario della conclusione del primo conflitto mondiale, ci consegna - proprio attraverso l’eco immaginario di possibili dialoghi, di pensieri rivolti a un quotidiano rimasto lontano, di riflessioni e preghiere sussurrate a fior di labbra - un messaggio da tenere presente e vivo oltre ogni celebrazione: coltivare con impegno sin- cero e costante il bene prezioso della pace.”

Massimiliano Perlato