Suggestioni, filosofia, miti, metal e ricerca. Costante e ossessiva. Quella di chi ama cercare i fili sottili che collegano il visibile e il non detto, le passioni e la razionalità. Quella di chi ama andar oltre limiti e difficoltà. I Souls of Diotima sono così: ricercatori attenti, amanti delle commistioni, in grado di creare immagini attraverso la musica, come in un film. O un mito. La band sassarese continua a farsi strada nel progressive metal  con influenze sinfoniche, rielaborando il mito di Atlantide e realizzando un concept album dal sapore epico, The Sorceress Reveals – Atlantis. Il terzo lavoro discografico della formazione composta da Claudia Barsi (voce), Giorgio Pinna (batteria), Gianmaria Puledda (chitarra), Antonio Doro (basso) e Antonio Fiori (chitarra) va vissuto come una saga dove, accompagnati dalle voce narranti, si rivelano le sfumature tangibili e intangibili di Atlantide. La band, attiva già dal 2005, ha ricevuto notevoli riconoscimenti e calcato diversi palcoscenici europei andando a creare un pubblico di “adepti”, per usare le loro parole, fedeli nel tempo. Abbiamo incontrato Giorgio Pinna per parlare del nuovo concept album e del video Our Atlantis, affidato alla mente di Emanuela Solinas ma, soprattutto, del loro rapporto con la Sardegna e dell’ambiente musicale della nostra Isola.

 

Partiamo dal vostro ultimo singolo, Our Atlantis. Quanto avete realizzato è un racconto complesso che mescola scenari naturalistici e storici, lingua e canto sardo. Da dove nasce l’ispirazione del brano?

 Our Atlantis è l’ultimo brano del nostro nuovo album “The Sorceress Reveals- Atlantis”, una sorta di epilogo dell’intera opera. Abbiamo deciso di parlare delle nostre radici, nei suoi pregi e difetti, la Sardegna come Atlantide, ma lo abbiamo fatto in un modo diverso dal solito. Siamo abituati a vedere rappresentata la nostra Isola, sia nella musica che, in generale, nell’ambito artistico, sempre allo stesso modo, pensiamo invece che bisognerebbe andare un poco avanti, con un occhio alla tradizione ma con uno sguardo verso il futuro. C’è necessità del nuovo, di aria fresca, ma a livello artistico questo ancora non è ben chiaro. Ci piace mettere in risalto quell’aspetto misterioso, esoterico e un poco fantastico della nostra terra. Molti studiosi hanno voluto collocare la terra di Atlantide in Sardegna e noi abbiamo voluto parlare di questo cercando di dire: “Bene, quest’Isola è bellezza, natura, Grazia Deledda, limba, ma nell’era di Atlantide si cercava il progresso, la conquista e, se realmente ne siamo i discendenti, cerchiamo di muoverci sugli stessi passi”.

 “The Sorceress Reveals – Atlantis” , è un disco ambizioso e fa quasi pensare a una saga. Come è stato concepito e cosa va a raccontare questo vostro terzo lavoro discografico? In cosa si differenzia dai precedenti?

Come si intuisce dal titolo, il nostro è un concept album che, nella sua interezza, parla del mito di Atlantide. Abbiamo voluto costruire il disco in una traccia unica, come fosse un film, con narrazioni, dialoghi, effetti sonori a seconda di quanto stavamo descrivendo in quel determinato momento, una sorta di musical che si muove su diverse dinamiche con amori, colpi di scena, guerre, un mix tra storia e fantasia, realtà e leggenda. Spesso, per raccontare dei fatti storici, per renderli più “appetibili” è necessario romanzarli e noi abbiamo fatto questo. Non so se abbiamo tirato “troppo la corda”, ma non studiamo le cose a tavolino, ed in quel momento ci siamo sentiti di fare un album come questo, ed il risultato per noi è stato davvero sorprendente.

Rispetto ai nostri precedenti album c’è una maggiore consapevolezza dei nostri mezzi e di noi stessi, abbiamo definito quello che è il nostro stile in maniera ancora più evidente.  Dal punto di vista tecnico, ci sono arrangiamenti maggiormente complessi e una più approfondita ricerca a livello sonoro, ma non bisogna mai finire di sperimentare e di progredire, questa è la musica progressive. Ogni album è lo specchio della situazione che una band vive in quel determinato momento, è sincero, la musica non mente, sempre che non sia costruita intorno ad un tavolo.

Cosa vi affascina maggiormente del mito di Atlantide? 

Il mito di Atlantide ci ha sempre affascinato e la cosa bella è che può avere due chiavi di lettura. Una è puramente storica, l’altra è una lettura più profonda e interpretativa e ci riporta al momento in cui Atlante, figlio di Clito e Poseidone, si trovò al comando dell’impero e promise, essendo lui un semidio, un demiurgo, se vogliamo usare le parole di Platone, di non farsi travolgere dalle passioni umane, da intenzioni belliche e di conquista e di mantenere la terra di Atlantide in una condizione di pace ed armonia, ossia di far si che la sua parte umana non soffocasse quella divina. Così non andò, e la voglia di ricchezza prevalse nella sua mente, provocando così l’ira di Zeus. Questo mito rappresenta la natura umana nelle sue contraddizioni e nelle sue diverse sfumature, il bipolarismo della mente umana tra luci ed ombre, tra quella parte spirituale e l’altra più bassa e materiale che è presente dentro ognuno di noi.

 La vostra band ha una storia particolare, un unicum nel panorama musicale sardo. Come nascono e si evolvono i Souls of Diotima? Spieghiamo il significato del vostro nome?

I Souls of Diotima nascono dalla passione per quello che facciamo, dalla voglia di esprimerci e di far conoscere la nostra musica, poi con il tempo è diventato qualcosa di molto più serio. Noi non siamo solo componenti di una band ma amici e quasi una famiglia. La scelta del nome viene dalla mia formazione filosofica: Diotima era una sacerdotessa greca citata nel Simposio di Platone che assieme ad altri filosofi trattava molti argomenti dello scibile umano, ed è un po’ ciò che con molta umiltà cerchiamo di fare come band ma con il linguaggio della musica.

 Come vi siete formati musicalmente?

Veniamo da esperienze musicali diverse e molti di noi hanno iniziato con la band. Abbiamo gusti e stili musicali differenti e forse è per questo che riusciamo a creare un mix particolare. La nostra formazione si basa sullo studio del proprio strumento, ma questo oggi non basta, ci vuole anche una ossessiva ricerca del suono e una continua sperimentazione.

Da quali band traete maggiori ispirazioni? Con quali di queste vi piacerebbe collaborare?

Non abbiamo un modello in particolare alla quale ci ispiriamo, forse siamo il risultato di ciò che abbiamo sempre ascoltato da ragazzini che abbiamo digerito e poi ricreato nelle originalità delle nostre composizioni. Ci sono ovviamente delle band e degli artisti che ascoltiamo per gusto personale, ma cerchiamo sempre di portare avanti qualcosa di personale. Una fonte di ispirazione viene dalle colonne sonore dei film che ci influenzano molto nelle tematiche da affrontare nei nostri album e a volte negli arrangiamenti dove ci piace dare molta attenzione al binomio tra immagine e musica e alla creazione del visivo attraverso il sonoro. Ci sono molti artisti con i quali ci piacerebbe collaborare, ma preferiremmo farlo con qualcuno che apprezza ciò che facciamo e con la quale c’è stima reciproca e non per semplice busines

 Esiste, in Sardegna, un pubblico di metal underground? Quali sono le opportunità e le difficoltà per una band come la vostra che vive la Sardegna ma con l’ambizione e la capacità di oltrepassare i confini?

 In Sardegna non esiste un pubblico del genere, per vari motivi. Faccio degli esempi. In tutta Europa, ma non da noi, il ruolo del direttore artistico in ambito musicale ha una funzione molto importante, ossia quella di proporre artisti ritenuti validi e proposti a un pubblico “educato” all’ascolto, alla scoperta del nuovo, alla curiosità di scoprire nuovi validi artisti. Quindi di conseguenza si crea un meccanismo dove l’artista viene chiamato, “PAGATO” e trova un riscontro di pubblico perché è stato creata una cultura d’ascolto. La Sardegna è un mondo a sé: ci sono, e li chiamo così per comodità di definizione, agenti musicali e organizzatori di eventi, che lavorano in un modo molto differente, badando alla ricerca dello sponsor che finanzi l’evento e di qualche cover band mal pagata. Esiste un monopolio che va avanti da anni, che porta sui palchi sardi sempre i soliti volti noti, e finchè gli artisti continueranno ad assecondare questo, andando ad esibirsi gratis o quasi, la situazione tarderà ad evolversi.

Per onestà devo ammettere che tra gli organizzatori qualche buona eccezione esiste, ma in generale il trend è questo. Per quanto riguarda noi, e mi collego così al secondo punto, per questo e per altri motivi preferiamo suonare all’estero. Il fatto che vivere in Sardegna renda complicato uscire fuori dai confini è una leggenda, se hai alle spalle delle persone che lavorano bene per te, tutto diventa possibile. Esistono ottime band molto popolari originari di Tel Aviv ad esempio che da anni girano il mondo. Vivere a Sassari, Roma o Milano o in qualsiasi altra parte del mondo non fa alcuna differenza, questa la fa il duro lavoro e la voglia di farcela.

Quali aspetti della Sardegna ispirano la vostra ricerca musicale?

In Sardegna c’è un mondo di miti e aspetti misteriosi che ispira la nostra musica, basti pensare a tutti quei racconti che si nascondono dietro i costumi tradizionali, o altri strani personaggi come ad esempio il “ Su Garriatore”, ossia quel demone che angosciava le persone durante il sonno, o le Janas, fate che vivevano all’interno dei  boschi. La nostra isola è piena di bellissime storie a metà tra il mito e la realtà che ci ispirano davvero tanto. Da un punto di vista musicale cerchiamo di portare nei nostri lavori sonorità sarde, e dell’area mediterranea in generale, ci piace l’idea di portare nel metal i suoni e le sensazioni delle nostre radici.

 Provate a riassumervi con: una citazione, una canzone e un ricordo?

“Vele sempre gonfie contro vento” è una citazione che può essere adatta a noi, mentre più che una canzone mi piacerebbe riportare un verso di un nostro brano che è “But the sorceress will reveal what the universe always knows”. Un ricordo ci riporta a qualche anno fa quando durante un concerto in Repubblica ceca, poco prima di salire sul palco si scatenò un diluvio pazzesco: la gente iniziò a fuggire, per ripararsi ma come salimmo sul palco tornò il sole e con lui, di corsa, anche tutta la gente che iniziò a ballare sotto il palco. Fu un momento bellissimo, anche se prima della fine dell’ultima canzone io smisi di suonare perchè svenni sul sellino con il pollice bloccato dal freddo! Antonio Doro, bassista della band, prese il microfono e alzò le corna al cielo incitando il pubblico, tutti risposero urlando con le mani al cielo e fu un momento molto rock ‘n roll. Ricordare questo momento è sapere che nei momenti difficili e bui ciò che conta è superarli insieme, fuori o sopra un palco e le grandi soddisfazioni ti ripagano sempre di ogni ripida salita.

Prossimi concerti e progetti in vista?

Tra pochi mesi partiremo per il nostro nuovo tour Europeo di supporto all’album appena usciti e stiamo già lavorando al nuovo cd, inoltre ci sono altre sorprese che non posso anticipare. Basta seguirci sui nostri canali social e tutto a tempo debito verrà rivelato.

La nostra pagina Facebook è

https://www.facebook.com/soulsofdiotima/ 

Vi ringrazio per la vostra intervista.

 

 

Autore dell'articolo
Mariella Cortes
Author: Mariella Cortes
Curiosa per natura, alla perenne ricerca di luoghi da scoprire, persone da raccontare e storie da ritrovare. Giornalista dal 2004 per carta, televisione, radio e web, lavoro a Milano come formatrice per aziende e professionisti e come consulente di marketing e comunicazione. FocuSardegna è il filo rosso che mi lega alle mie radici, alla mia terra che, anche nei suoi silenzi, ha sempre qualcosa da dire. Mi trovi anche su: www.mariellacortes.com
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