Un incontro con Chiara Vigo, unico maestro di bisso al mondo, non può mai essere banale. Ovunque vada  a tessere e raccontare la storia del filo che viene dal mare, ci sarà sempre  una folla di persone  attente, curiose e traboccanti di domande. E, di volta in volta, vi sono sempre più bambini, coloro nei quali Chiara Vigo, trentesimo maestro di bisso, vede il futuro.

Un maestro di bisso non si occupa solo della lavorazione e della tessitura del pregiato filamento prodotto dalla  Pinna Nobilis,  la più grande nacchera del Mediterraneo, ma è testimone delle epoche passate e di quelle presenti, studia l’ecosistema marino e si batte per la sua salvaguardia e, soprattutto, fa dei rapporti umani e dei numerosi incontri che caratterizzano la sua vita, un’unica grande tela, in grado di unire le diversità.

Per chi visita S.Antioco, terra dalla lunga storia e dai numerosi siti archeologici, è immancabile la visita al museo dei bisso per conoscere l’antica arte della tessitura e condividere con Chiara Vigo, dei momenti di confronto e crescita culturale. Noi di Focusardegna l’abbiamo incontrata a Rho (Mi) ospite di tre giorni interamente dedicati al prezioso filo del mare.

Partiamo da questa sua ultima esperienza a Rho. Cosa porterà con sé dei tre giorni in compagnia della comunità lombarda?

I sorrisi dei bambini, qualche sorriso di donna che non c’è e che ci potrebbe essere….Mi porterò via da questo luogo la sua ospitalità eccellente e la sua cortese accoglienza. Mi sono trovata molto bene a Rho e ho scoperto che questo comune ha come stemma una ruota: voglio ricostruirlo su tela per dare origine a un discorso di continuità del filo dell’acqua. Verrà costruita in un anno e io tornerò per donarla e salutare ancora questa comunità.

In diverse occasioni ha ribadito il suo impegno nei progetti avviati con bambini. Anche a Rho i veri destinatari del progetto “Il mantello di bisso” son stati i più piccoli.

Io nei bambini ci vedo il futuro! Poco prima di venire a Rho ho incontrato i bambini della “Piccola fata” di Pettinengo. Se potessi, farei un filo in grado di unire tutti i bambini della terra. A loro dico sempre di venire dalla “zia” con la mente, di conservare il filo che dono perché quando saranno grandi, tesserò il loro panno…anche se so che forse non sarò io a tesserlo.

E’ ancora giovane. Ci sono tanti anni per tessere e  continuare il suo progetto, non crede?

Dipende, non sono così giovane, per scendere in subacquea ho la mia età . Ho ancora 20 - 30 anni da regalare al mondo. Quello che mi aspetto dai giovani è che non si fermino all’ esteriorità ma abbiano la consapevolezza dei beni dell’anima e li utilizzino. Rho ha utilizzato abbastanza la mia persona ed è stato molto emozionante. Abbiamo anche pregato insieme.  Questo è  un Nord che mi piace.

Niente stereotipi del Nord poco ospitale o freddo, dunque?

Quello che si dipinge conviene a molti. Divide et impera è una vecchia storia! Io vorrei cominciare a usare la parola “persona”, non” uomo” e “donna”: persone in tutto il mondo che si distinguono per il merito. Io credo molto nel merito, a prescindere dalla provenienza e sarebbe ora di abbattere certe frontiere mentali. Son stata a Pettinengo nel biellese, a Rho, in Svizzera….ho girato il mondo e son stata sempre benissimo perché vi ho incontrato delle persone speciali.

Qual è stato il suo primo viaggio insieme al filo di bisso?

La prima mostra è stata a Bergamo, grazie all’ impegno dell’ingegner Alfredo Lo Verde; stiamo parlando del 1991! Nel 1987, insieme a mia nonna,  ho costruito lo stendardo della città di Nuxis, col suo cervo e la sua stella, e l’ho consegnato all’allora sindaco.

È stata sua nonna a tramandarle queste conoscenza, vero?

Sì, come anche fece sua nonna e l’altra sua nonna. Parliamo di 30 generazioni perché nel canto della mattina nomino 29 persone prima di me.

Quanti anni aveva quando sua nonna le ha detto che sarebbe diventata un maestro di bisso? Ha mai pensato di non essere adatta o pronta?

Avevo 27 anni e mi piaceva molto l’idea di diventare maestro di bisso. Ho sempre creduto che la tessitura fosse parte della mia vita; tessere non significa solo muovere il telaio ma unire anima e rapporto. Se non si è in grado di tessere con l’anima  i fili della vita si fanno solo tappeti da vendere  e non mi interessa. Io voglio tessere prima anima e poi il resto.

A proposito, sua nonna è stata tra i fondatori di  I.S.O.L.A.

Esatto. Ed è stata la guerra tra me e lei. A me non interessava. Mia nonna sperava di fare la scuola ma non si può fare la scuola con corsi di corsi. La mia idea di scuola è diversa e vede il maestro che insegna direttamente ai suoi allievi. Il maestro seleziona gli allievi ma la sua scuola è aperta a tutti. Ma... fuori i denari dalla tessitura! E, soprattutto, impariamo a chiamare autentico ciò che realmente lo è! Molti lavori non utilizzano la lana sarda e non possono definirsi totalmente autentici!

Perché in un' isola ad economia pastorale non si usa la lana locale?

Si pensa a vendere le pecore, non la lana. Precisiamo, inoltre, che quella prodotta dalle pecore sarde non è una lana ma una fibra ed infatti non feltra. Si tratta di una fibra ignifuga, ecco perché tanto utilizzata per la produzione dell’orbace. A proposito di quest’ultima, una cosa che pochi sanno è che per la sua produzione si  dovrebbe usare solo il taglio delle pecore che non hanno avuto il maschio, de su bagariu perché altrimenti il tessuto rischia di tarlarsi.

Torniamo alle 30 generazioni di maestri di bisso. Tutto il vostro sapere è orale e ora, anche sua figlia, ha appreso nello stesso modo le sue conoscenze. Sarà lei a continuare la tradizione?

Esatto, noi non abbiamo mai scritto nulla! Mia figlia è stata in acqua con me già dai nove mesi  ma non è detto che scelga la mia vita, sceglierà la sua. Qualora non scelga di diventare maestro di bisso,  renderò tutto all’ acqua come è giusto che sia. Non sono stata messa nelle condizioni di creare la scuola che avrei voluto.

Penso sia una delle donne più complesse e ricche di sapienza attualmente presenti al mondo. Mi rimase impressa la fila di persone giunte da tutta la Svizzera  a Basilea per incontrarla e farsi “benedire” le fedi. In Giappone le  persone come lei vengono definite alla stregua di “tesori viventi”. Perché in Sardegna questo non accade?

Io amo il popolo sardo, lo porto con me per il mondo. E finché vi vorrò bene vi porterò con me in ogni mio viaggio. Ma la Sardegna ha un difetto: ha unito e messo insieme artigiani, maestri, mastri e artisti e non si capisce niente! In 6 mesi di corso non si può pretendere di diventare maestri. Spendo una parola per la mia amministrazione che da 7 anni ha avuto il coraggio dimettermi a disposizione il Monte Granatico per farlo diventare testimone di un passato e di una tradizione. Questo con tutte le difficoltà di un piccolo comune. Si è fatta della strada grazie alla buona volontà di questa amministrazione. Son pronta e disposta a riconoscere i buoni segni ma non sono disposta a pensare che si rinunci a un bene mondiale per ridurlo a un tappeto da vendere. Rimettiamo le cose a posto. Il maestro faccia il maestro, l’artigiano faccia l’artigiano ecc.

Recuperare l’antica arte della pazienza e la preziosità del lavoro fatto a mano, insomma, dando valore al tempo. Mi viene in mente la poesia di Pedru Mura che recita: ”Tempus, tempus! Bendius tempu barattu!" (Vendiamo tempo a poco prezzo).

Invece il nostro popolo ha un lungo tempo da spendere e da regalare al mondo.  Una vita regalata diviene parte del filo che regge il grande sapere di Sardegna , poco importa chi sarà a regalare quella vita. L’importante è che questa donazione continui e che si comprenda che non possiamo più permetterci di non condividere i beni comuni e, soprattutto, di non rispettarli. 

http://www.chiaravigo.com/

 

 

Mariella Cortes 

 

 

Un momento della preghiera dell'acqua a Rho

 

 

Il bisso nella sua fase "grezza"

 

Un momento della lavorazione

 

 

 

 

 

Autore dell'articolo
Mariella Cortes
Author: Mariella Cortes
Curiosa per natura, alla perenne ricerca di luoghi da scoprire, persone da raccontare e storie da ritrovare. Giornalista dal 2004 per carta, televisione, radio e web, lavoro a Milano come formatrice per aziende e professionisti e come consulente di marketing e comunicazione. FocuSardegna è il filo rosso che mi lega alle mie radici, alla mia terra che, anche nei suoi silenzi, ha sempre qualcosa da dire. Mi trovi anche su: www.mariellacortes.com
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