di ROBERTO CONCAS
Il patrimonio della civiltà nuragica entra nella "Tentative List” per il riconoscimento come Patrimonio Culturale Universale dell’UNESCO.
L’iniziativa promossa dall’associazione culturale “La Sardegna verso L’UNESCO” ha visto il coinvolgimento unanime del Consiglio Regionale della Sardegna, del Senato Accademico dell’Università di Cagliari, inoltre la partecipazione di oltre due terzi dei Comuni della Sardegna, del CRS4 e del DASS Distretto Aerospaziale della Sardegna, insieme ad un numero crescente di ricercatori e appassionati.
L’argomento, che raccoglie la sensibilità di un popolo fortemente identitario come quello della Sardegna, ha mosso l’attenzione della stampa nazionale con alcuni echi in quella internazionale.
Il merito della proposta è certamente quello di aver centrato il cuore di un pensiero diffuso, molto sentito, meno dichiarato e poco reclamato, tanto da stupire i “non sardi”.
Il consenso raccolto è stato immediato ed ampio quando, il direttore di “Civiltà Cattolica” Antonio Spadaro, con un autorevole articolo pubblicato su “Repubblica”, ha declamato la Civiltà Nuragica come un “capolavoro del genio creativo umano”.
Ora, e prima che la gratuità di piccole polemiche crescano, è necessario guardare oltre e iniziare a lavorare per costruire intorno alla Sardegna uno “Sviluppo Sostenibile e Compatibile” non come semplice etichetta, ma perché può esserlo certamente in quanto assolutamente: “Identitario”.
Sarebbe gravemente sbagliato pensare che, qualora l’UNESCO non accettasse la nostra “Tentative List”, tutto si fermi e torni al punto di partenza. No! Il riconoscimento dei Sardi e delle proprie Istituzioni Regionali e Comunali rappresentano valori assoluti e altrettanto validi per avviare un nuovo percorso di sviluppo.
Come farlo?
Potrebbe essere più facile di quanto si pensi perché, se è vero com’è vero che il patrimonio della Civiltà Nuragica è un tesoro inestimabile e unico, bene, si tratta solo di “lucidarlo” e farlo brillare come si deve!
Come?
Qualcuno potrebbe chiedere ancora con una certa sfiducia.
Ad esempio, come si è fatto ormai più di quarant’anni fa, quando sono stati avviati piani straordinari di occupazione giovanile nel settore dei beni culturali, dei musei, delle biblioteche, delle aree archeologiche, ripresi anche dalla Regione Sardegna in tempi successivi sino al 1998 con la Legge 37.
La Sardegna, grazie a quelle “visioni”, oggi può vantare oltre 270 tra musei e siti archeologici aperti al pubblico che negli ultimi cinque anni hanno emesso, in media, 1,7 milioni di biglietti all’anno, mentre l’occupazione diretta nei siti, esclusi quelli statali, è di oltre duemila operatori più l’indotto. Si può fare oggi certamente meglio e molto di più, ma quello che conta, nel circuito della cultura, sono le ricadute economiche, per le quali ogni 100 € spese per visitare una mostra, un museo o un sito, ben 85 €, ricadono a favore esclusivo del territorio (ottantacinque euro su cento).
Investire sulla cultura conviene a tutti!!
Roberto Concas
Storico dell’Arte - Museologo
Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"
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