Anche quest'anno è arrivata, finita passata. S'Ardia è uno degli appuntamenti più sentiti in Sardegna. Forse quello che racchiude il numero più elevato di pazzi. Quei pazzi che assistono alla manifestazione sotto un sole cocente e nuvoloni di polvere. Quelli, da molti considerati pazzi perché salgono sui loro cavalli per sciogliere il voto a San Costantino.

 

A Sedilo, a S'Ardia, trovi tutti: dal fricchettone al fighetto, dall'uomo col velluto alla donna dal vestito più scollato, dal barbuto di vecchia data a quello di nuova moda, trovi i venditori di cappelli e chi il cuoio capelluto se lo fa bruciare dal sole. Trovi chi non gliene frega niente e chi vive intensamente la manifestazione. 

Ci sono poi Costantino, Antonio, Francesco, Giuseppe... Ma anche Maria, Antonella, Roberta e Simona... Poi loro, Alessandro, Marco, Giulio, Luca...

I primi sono quelli che dall'8 di ogni anno fanno il conto alla rovescia per S'Ardia dell'anno dopo. Che per un anno intero vivono intensamente questa manifestazione aspettando che arrivi "Il GIORNO". E quando questo arriva preparano i loro cavalli e scendono da "Su Frontigheddu" coronando il loro sogno, vivendo "Il GIORNO" perché per loro è quasi tutto, o forse tutto. Sono loro e i loro cavalli, e quella folla che è arrivata a vederli rimane quasi invisibile ai loro occhi. Perché S'Ardia si correva anche senza i terzi, perché S'Ardia si corre per San Costantino.

Le seconde, invece, sono le mogli, le madri, le sorelle, le fidanzate dei primi. Sono coloro che S'Ardia la vivono, la aspettano, la rispettano, la temono, la vivono, la festeggiano. Sono coloro che nel quotidiano aspettano "Il GIORNO" con timore e con orgoglio. Sono coloro che si ritrovano le loro case invase dai visitatori per assistere a una preparazione che tutti possono vedere, ma che non tutti riescono a rispettare. Dove la loro intimità viene per un momento violata, ma allo stesso tempo sanno che anche questa è S'Ardia e anche questo fa parte del gioco.

Sono coloro che piangono di gioia per una corsa andata bene, e piangono di preoccupazione per un cavaliere caduto. Guardano chi scende: Costantino è sceso, Antonio è sceso, Francesco è sceso, Giuseppe è sceso...

Sono lì, in mezzo ai terzi, mimetizzate e ignorate da quella folla immensa che non sa chi siano. Sono le protagoniste nascoste, coloro che quella corsa forse non la vorrebbero vedere e con rispetto per i primi guardano con aria fiera la discesa di mariti, figli, padri e fratelli.

I primi e le seconde ringraziano cosi il Santo per una corsa andata come doveva andare.

Poi ci sono i terzi, come me, come molti di voi che stanno leggendo. Ognuno di noi è lì per assistere a questo voto che puntualmente si scioglie.

Ognuno di noi è lì a mangiare la polvere dei primi e ascoltare la gioia e i pianti delle seconde.

C'e' chi quella corsa la vive, chi la rispetta, c'è chi non la capisce e mette in pericolo la propria vita e quella dei primi.

C'è chi sta li in silenzio e in disparte, c'è chi pensa che anche quando si è ospiti in casa "allena" ci si può comportare come a casa propria.

I terzi arrivano presto, prendono posto, sole, polvere.

I terzi aspettano, guardano, applaudono, partecipano alle messe o consumano nelle barracche. E poi se ne vanno, come formiche, lasciando quel Santuario vuoto, solo, restituendo ai primi quell'intimità che hanno con San Costantino e permettendogli di poter aspettare il 6 luglio dell'anno successivo in totale solitudine.

Quella solitudine e quella attesa che Costantino, Antonio, Francesco, Giuseppe... hanno mentre aspettano "Il GIORNO" Queste righe non sono altro che quello che ho vissuto ieri a S'Ardia, a Sedilo, Con San Costantino, con Costantino, Antonio, Francesco, Giuseppe, Maria, Antonella, Roberta, Simona, Alessandro, Marco, Giulio, Luca...

 Grazie, atrus annus mellus!