Aprile 16, 2024

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    Suona il citofono. Appena sveglia, frastornata dal sonno e spaventata per un incidente avuto ieri, indecisa se aprire o meno la porta, decido di farmi coraggio e aprire pensando che magari fosse qualcosa di importante e non i soliti testimoni di Geova che mi perseguitano. Ma questa non è la mia storia. È la storia di un uomo sulla quarantina, un po' trasandato, imbarazzato, preoccupato, spaventato. Mi chiede scusa del disturbo e scusa se invece di stare davanti alla porta sta al lato, come forma di rispetto.

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    Ebbene si,

    anch’io sono uno di quelli che ha fatto un anno di scuola all’estero e che vuole condividere la sua esperienza con voi, a prescindere dal fatto che possiate essere futuri viaggiatori o gente adulta e realizzata.

    Innanzitutto, l’esperienza all’estero non è una vacanza. Non è un’esperienza per sfaticati o per gente che crede che sia solo un gioco. Non va presa alla leggera, come molti fanno. Quando un ragazzo decide di andare all’estero, l’obiettivo principale è imparare e/o migliorare le competenze linguistiche (generalmente l’inglese) che al giorno d’oggi sono fondamentali, per qualsiasi tipo di lavoro. Chiunque può confermare (e dunque anch’io) che una lingua, per quanto ci si possa impegnare sui libri e ripetere a pappardella le regole basilari, la si impara nel vero senso della parola soltanto recandosi in un paese dove la si parla giorno e notte e dove si è costretti a parlarla.

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    La Sardegna diventa sempre più spesso meta di turisti europei e non: l'isola piace e dall'isola si aprono le porte per il mercato estero, non poteva essere differente per un territorio dove il mare ed il sole, dai primi di Aprile ad Ottobre inoltrato, permettono la fruizione delle spiagge, ottime poi le proposte culturali che si notato un po' in tutta l'isola. 

    Il turismo diventa un business anche in Sardegna? La promozione c'è, anche se pare chiaro si possa e si debba migliorare specie per quanto riguarda l'estero. Però è necessario fare un punto della situazione.

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