Il Mercure, un brigantino della Repubblica Francese di Napoleone costruito nel 1805, fu ceduto al Regno Italico nel 1809. La notte del 21 febbraio 1812, questa imbarcazione, di scorta, insieme alle gemelle Jena e Mameluck, al vascello Rivoli, ebbe la sventura di incappare, fuori dal porto di Venezia, nella squadra navale inglese Royal Navy. Le due flotte diedero inizio a uno scontro (ricordato come battaglia di Grado), durante il quale il Mercure, sotto i colpi del brigantino inglese Weasel, esplose in mare. Si spezzò in due tronconi: quello di poppa affondò immediatamente, quello di prora si inabissò a circa cento metri di distanza.

Il relitto, scoperto nel febbraio 2001, è l’unico di una nave del Regno Italico, la più antica nave battente tricolore.

Vi starete chiedendo: “Cosa c’entra tutto questo con la Sardegna?”.  Apparentemente nulla.

Al momento del naufragio, a bordo del brigantino erano presenti 92 uomini. Per essere esatti, 5 ufficiali, 67 marinai e 20 militari. Tra gli oggetti appartenuti a questi uomini, il mare ha custodito per quasi due secoli una fede d’oro, un nastro di granulazione piuttosto elaborata: la tipica fede sarda da donna.

Dal momento che a bordo della nave sembra escluso ci fossero donne, quella fede era forse il pegno d’amore di un membro dell’equipaggio per la sua amata, che ne aspettava il ritorno. O era magari un semplice ricordo…Chissà quale maestosa storia d’amore si nasconde dietro quell’anello! A ognuno di voi il piacere di dare sfogo alla propria fantasia.

La fede sarda, piatta e decorata con gocce d’oro o d’argento, a mo’ di pizzo chiacchierino, è uno dei più bei prodotti dell’artigianato sardo. Apprezzata e conosciuta in tutto il mondo, anticamente era un vero e proprio anello di nozze. Oggi, slegata dal suo antico valore simbolico, esiste anche nella versione maschile (più semplice e priva della parte piatta) e viene acquistata quotidianamente da turisti e turiste. Ma nulla vi vieterà di recuperare la sua antica funzione se, in un impeto vagamente retrò, vorrete dichiarare amore eterno a qualcuno.

O se preferite potete scegliere il maninfide, altro anello sardo simbolicamente affine alla fede. Un  tempo suggellava il patto d’amore tra un uomo e una donna che decidevano di sposarsi.

Come dice la parola, “mani in fede”. L’oggetto rappresenta infatti due mani unite.

Quando una fanciulla accettava in dono questo anello diveniva donna e in cambio di esso donava all’uomo un coltello con il manico di corno. Così veniva stretto il patto eterno del fidanzamento.

Questi sono due splendidi gioielli, tra i gioielli sardi.

Si racconta che furono le leggendarie Janas (fate sarde), tessendo sottili fili d’oro e d’argento, e intrecciandoli con gemme preziose, a dare origine ai gioielli dell’isola: sas prendas.

 

Da “101 cose da fare in Sardegna almeno una volta nella vita” di Gianmichele Lisai