Nome di origine etnica di una popolazione rurale, noto attraverso un’iscrizione (E.E. VIII, 919), rinvenuta nell’agro di Sanluri e ritenuta dal primo editore un cippo di confine. I Maltamonenses, secondo le più recenti ipotesi (M. Bonello Lai), erano dei lavoratori della terra di condizione servile (come suggerirebbe il genitivo di appartenenza che nel testo accompagna l’etnico, Maltamonenses Cens(ori) Secundini), che prestavano la propria opera all’interno dei latifondi del senatore (vir clarissimus) Cens(orius ?) o Cens(or?) Secundinus, un latifondista (possessor) ritenuto di probabile origine italica (P. Meloni).

Il testo epigrafico offre uno spaccato della vita nelle campagne sarde e in particolare nei latifondi al confine tra il territorio (pertica) di Karales e il territorio (pertica) di Neapolis, tra il III ed il IV secolo d.C., in rapporto ad una probabile controversia di confine sorta tra due possessores, Cens(orius ?) o Cens(or?) Secundinus e Quarta h(onesta) f(emina), sulle cui terre lavoravano, in qualità di servi, rispettivamente i Maltamonenses e i Semilitenses. La disputa doveva riguardare l’estensione dei confini delle due proprietà contigue, giacché l’iscrizione di Sanluri si riferisce espressamente a cippi confinari che erano stati rimossi (limites ebulsi sunt), forse trafugati dalla sede originaria (quia interierant) e per tale motivo ripristinati (positi denuo ). I Maltamonenses e i Semilitenses, forse su indicazione dei possessores si erano vicendevolmente resi protagonisti di attività di reciproco disturbo lungo i confini dei latifondi.

Una recente ipotesi, proposta da P. B. Serra, ha riaperto il dibattito circa la datazione del testo epigrafico, che secondo lo studioso sarebbe da collocarsi in epoca altomedioevale tra il VII e l’VIII secolo d.C.: i due possessores, Secundinus e Quarta, sarebbero stati gli eredi e continuatori di una tradizione fondiaria, di stampo aristocratico, protrattasi ininterrotta dall’epoca tardoantica e attraverso l’età bizantina sino al medioevo. Tuttavia alcuni elementi dell’iscrizione rinvenuta a Sanluri come la paleografia e il formulario, inducono con maggiore probabilità a ritenere valida l’ipotesi che inserisce il cippo nell’orizzonte cronologico del III-IV secolo d.C.


Rubrica "Sardinia Antiqua" a cura del Prof. Attilio Mastino  

testo tratto da: "La Sardegna. Enciclopedia Brigaglia"