Gavino, santo, fu martirizzato e sepolto, insieme a Gianuario, a Turris Libisonis, durante la persecuzione di Diocleziano (303) Il culto è attestato per la prima volta nel Martirologio Geronimiano (secondo quarto del V secolo), che ne registra la celebrazione in Sardinia, in Turribus,i giorni 30 maggio e 25 ottobre -data, quest’ultima, considerata dalla tradizione successiva quella effettiva della morte-.

La Passio Sanctorum Gavini, Proti et Ianuari, un tardo racconto agiografico (XI-XII secolo) non privo di riferimenti storicamente attendibili, fa di G. un militare convertitosi alla religione cristiana in seguito alla predicazione dei due chierici Proto e Gianuario, e per tale motivo condannato al martirio dal governatore della Sardegna Barbarus. Alcune notazioni topografiche tramandate dalla Passio, correlate con dati monumentali ancora verificabili, hanno permesso di localizzare il martirio e la sepoltura di G. e socii rispettivamente nella chiesetta di S. Gavino decollato e in quella di S. Gavino a Mare, entrambe in località Balai. Solo a partire dall’XI secolo il culto appare attestato sul Monte Agellu, dove sorge la basilica di S. Gavino, edificio che un documento ancora posteriore alla Passio (Inventio corporum sanctorum martyrum Gavini, Prothi et Ianuari, risalente al XIII-XIV secolo) dice eretto dal giudice Comita nel luogo in cui lo stesso avrebbe traslato le spoglie dei tre martiri turritani dall’originario luogo di sepoltura.


(cfr. P. G. Spanu, Martyria Sardiniae. I santuari dei martiri sardi, Oristano 2000, 115-140;S. Cisci, Il culto dei martiri sardi in Sardegna in età tardoantica e altomedioevale attraverso le testimonianze storiche ed archeologiche, Rivista di Archeologia Cristiana 77, 2001, 386-394).

 


Rubrica "Sardinia Antiqua" a cura del Prof. Attilio Mastino 

testo tratto da: "La Sardegna. Enciclopedia Brigaglia"