Nel mondo dello sport, quando si parla di “mercato estivo” o “colpi di mercato”, i nomi più in voga sono sempre quelli dei giocatori e il basket non fa certo eccezione. Lui è sicuramente quell’elemento in più che tutte le squadre vorrebbero avere, anche se...non è un giocatore! Stefano Sardara, assicuratore sassarese di 44 anni e presidente della Dinamo Sassari, è colui che ha rivoluzionato il mondo del basket italiano. Nel giro di poco tempo, mediante la sua mentalità dinamica ed innovativa, ha trasformato una squadra che rischiava di non iscriversi al campionato di serie A1 di basket in uno tra i maggiori competitors di Siena e Milano, storiche dominatrici del campionato. Ci ha concesso un'intervista nella quale abbiamo parlato di basket e di Sardegna.

 

Partiamo.

1. Il colpo Travis Diener ha rotto gli equilibri del mercato, se si considera che da più "voci di mercato" veniva considerato quasi accasato a Milano, quali sono i retroscena di questo colpo e come ci si sente all'indomani dell'annuncio di quello che può diventare il vero e proprio uomo-scudetto per la Dinamo?

Nessun retroscena particolare, salvo il fatto che io e Travis abbiamo sempre continuato a parlare in questi mesi. I tempi dovevano maturare e le decisioni hanno necessità del giusto tempo. Diciamo che il nostro rapporto personale è stato determinante.

2. Parlando sempre di mercato, la Dinamo è stata tra le prime, se non la prima, a chiudere il mercato, questo può già essere un vantaggio? Che cosa avrà in più o in meno la squadra, rispetto alle annate precedenti?

Sicuramente la programmazione che stiamo adottando come metodo, sta dando i suoi frutti. Chi parte per primo ha sempre più chance di arrivare all'obiettivo che si prefigge. La prossima squadra avrà in più la maturità acquisita e la consapevolezza dei propri mezzi. In meno spero niente, ma uno degli aspetti in cui dovremmo essere più bravi sarà quello della pressione. Fino ad oggi la "spensieratezza" è stata la nostra forza: dovremo essere bravi a mantenere Dinamo nella sua "isola felice". Entusiasmo e piacere di stare insieme sono e dovranno essere la nostra arma in più.

3. Uno dei primi colpi di mercato (in uscita) della società è stata la rescissione contrattuale con il vice di Meo, Ugo Ducarello, quali sono i motivi del "divorzio"? Crede che la perdita di un uomo come Ducarello, possa pesare in qualche maniera sugli equilibri della squadra?

Assolutamente no, Ugo è stato un ottimo assistente per Meo ed una persona squisita che ha lasciato un ottimo ricordo personale e professionale. Era solo giunto il momento che la sua carriera avesse un percorso diverso.

4. Cambiamo argomento e ritorniamo a due estati fa, quando lei ha rilevato una società sull'orlo del fallimento e nel giro di poco è riuscito a portarla al vertice del campionato italiano e per la prima volta nella storia della pallacanestro sarda, anche in Europa, com’è stato possibile questo miracolo sportivo?

Spesso mi viene chiesto come ci siamo riusciti, ma, mi creda, senza falsa modestia, sono consapevole che i risultati sono ottimi. Da un lato ritengo che non abbiamo fatto niente di miracoloso e, dall'altro, credo che la strada da percorrere sia ancora tanta. Dinamo sta pian piano trasformandosi da una società sportiva ad un’azienda sportiva. Il modello del presidente mecenate e della società tutto cuore e niente testa è un modello superato, e non solo nel basket ma in tutti gli sport. Oggi i conti devono tornare, senza una sana programmazione non si va da nessuna parte. L'altra ragione è che Dinamo è ancora un'azienda giovane e quindi troppo fragile per adagiarsi sugli allori. C'è ancora tanto da fare e sono certo che quando potremo sta più sereni, impegneremo l'energia per migliorarci ancora. Ecco perché non trovo niente di miracoloso in tutto questo.

5. Lei ha rivoluzionato il mondo del basket, in particolare il mondo Dinamo, dando una grande importanza al marketing, al merchandising e valorizzando il marchio Dinamo, ha fatto si che una marea di sponsor, più o meno conosciuti, si legassero al progetto Dinamo, ci racconta come è stato possibile?

E’ parte del concetto di prima. Oggi non puoi incontrare sostenitori / partner / sponsor senza indossare il cappello d'imprenditore. Dinamo deve ragionare da imprenditore e proporre agli sponsor investimenti che diano ritorno e che siano proporzionati al contesto economico, diciamo 2.0, che stiamo vivendo. Una volta concluso l'accordo non hai fatto ancora niente, perché lo sponsor sarà soddisfatto, resterà con te e racconterà la sua esperienza positiva ad altri sponsor, solo se sarai stato attento alle sue esigenze, se lo avrai supportato nelle sue iniziative ed avrai dato un valore concreto al suo investimento, che spesso ha anche molto cuore, ma per essere sostenibile deve avere anche "ragione".

6. In virtù di quanto detto, a quali elementi è bene prestare attenzione?

In tutto questo è essenziale, e fa quindi parte delle nostre priorità, avere un team di giocatori e staff consapevoli della mission della società e quindi mentalmente e professionalmente inclini e preparati ad esserne funzionali. Su questo aspetto siamo stati e siamo tassativi, ma anche molto soddisfatti... Meo, gli americani e gli italiani che abbiamo in Dinamo, sono quanto di meglio un presidente possa sperar.

7. L'operazione di restyling dal punto di vista dell'immagine, ha fatto si che la Dinamo sia diventata patrimonio di tutta la Sardegna, come dimostrano i recenti pre-campionati, con amichevoli in giro per tutta la Sardegna, questo ha fatto si che durante l'anno pervenissero centinaia di richieste per biglietti da tutta l'isola, quale valore aggiunto può dare il tifo da parte dei "non sassaresi"?E ancora, non crede che i sassaresi possano essere gelosi?

Ha un valore importantissimo e non solo per i non sassaresi...il primo obiettivo datoci dalla Regione è l'ampliamento del periodo turistico in Sardegna, e quindi con lo slogan "La Sardegna non è solo mare e sole a luglio ed agosto", abbiamo portato in giro per l'Italia un’incisiva promozione della Sardegna meno conosciuta: dai riti santi, alle sagre, passando per le attività sportive. E quindi oggi iniziamo a toccare con mano i concreti risultati di un settembre stra ricco di tornei in tutta la Sardegna. Consideri che in settembre andremo a Cagliari, Olbia, Padru, Thiesi, Tortoli', Nuoro e Dorgali, oltre naturalmente a Sassari, portando in quei paesi squadre italiane ed estere di altissimo livello come Siena, Varese, Avellino, Galatasaray, Cantù, Brindisi e altre ancora. Stiamo pian piano diventando un punto fermo nella preparazione pre season del mondo del basket. Con questa premessa credo di averle risposto all'altra parte della sua domanda... mi parli di campanilismo, sarebbe come tornare indietro di 1000 anni. Oggi siamo tutti, tifosi sassaresi compresi, orgogliosi che i tifosi arrivino da tutta la Sardegna e questo ci fa sentire molto più forti.

8. A proposito di Sardegna e di sardi, quest'anno è salito sulla rampa di lancio un giovane come Marco Spissu, il quale ha coronato un sogno quest'estate, partecipando agli Europei under 18, mentre un altro sardo (Luigi Datome) è volato in NBA, entrambi hanno dato un forte segnale al basket isolano, ovvero: "in Sardegna ci sono qualità per emergere". Ritiene che investire nei giovani isolani sia redditizio per la Dinamo? Marco Spissu farà ancora parte del roster o andrà a farsi le ossa? Quali altri giovani promettenti avete in rampa di lancio?

Assolutamente si ed è per questo che abbiamo portato a Sassari Massimo Bisin, un responsabile del settore giovanile di altissimo livello, lo scorso anno all'Olimpia Milano. Il nostro obiettivo e' fare del settore giovanile della Dinamo un fiore all'occhiello, senza mai dimenticarci che il nostro primo obiettivo e far divertire i ragazzi che amano questo magnifico sport.

9. Il progetto Dinamo prevede nel breve (in accordo con l'amministrazione comunale) un possibile investimento sull'ampliamento del Pala Serradimigni o addirittura un nuovo palazzetto che possa contenere tutto l'affetto che i tifosi gli riservano durante le partite?

Ancora non siamo pronti ad affrontare un investimento di quella portata, ma nel cassetto dei sogni, abbiamo anche quello.

10. Presidente Sardara, l'intervista è finita, ma prima di salutarla però, le chiedo di chiudere gli occhi e immaginare dove potrà essere la Dinamo il prossimo anno...

Sicuramente a Sassari e per me questa e' già la prima grande vittoria!!

 

Mauro Gabbrielli