Imprenditori, artisti, rappresentanti delle istituzioni, professori universitari e tanti altri ancora. Sono diverse le personalità che, nel corso di questi primi sei mesi di vita di FocuSardegna, abbiamo ospitato nella nostra rubrica “10 domande a…”. Ognuno di loro costituisce, per la Sardegna, un’autorevole espressione del settore che rappresenta. Non è stato per niente facile scegliere solo alcune delle risposte ricevute al fine di riproporre, in un’intervista virtuale, i temi ed i concetti che, a mio avviso, hanno assunto maggiore rilevanza in questo particolare frangente storico, politico ed economico. Tuttavia, molti altri concetti, idee, suggerimenti od opinioni, saranno ripresi più avanti in differenti situazioni e specifici focus. L’auspicio è che dalle loro risposte possa maturare un dialogo capace di suscitare, nei nostri lettori, un maggiore interesse nei confronti dei temi socio-politici della Sardegna.

 

1. Qual è l’attuale situazione economica della Sardegna?

Direi che è quasi superfluo affermare che attualmente affrontiamo una crisi di portata tale da non trovare paragoni nell'esperienza della quasi totalità della popolazione. La Sardegna ha la peculiarità di affrontare in ritardo gli eventi a causa della sua perifericità rispetto ai principali centri economici. Perciò, mentre nelle aree più dinamiche del nostro paese si rilevano i primi segnali di allentamento della crisi, noi stiamo adesso  entrando nel pieno nella fase più dura. Si tratta di una cambiamento che non solo modifica i parametri economici (riduzione del PIL, dei consumi e dell'occupazione) ma sposta strutturalmente gli assi portanti della crescita imponendoci di spostare le prospettive verso orizzonti che prima d’ora non conoscevamo. In definitiva, si esce dalla crisi andando a cercare nuove strade che, essendo poco conosciute, sono più pericolose ma anche in grado di offrirci nuove opportunità.

Agostino Cicalò

Presidente della Camera di Commercio di Nuoro e della Confcommercio Sardegna

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/43-10-domande-a-agostino-cicalo

 

2. La Sardegna vanta il triste primato di disoccupati, molti dei quali in possesso di un titolo di studio di alto livello. In che modo l'Università può intervenire nell'arginare questo problema?

Prima di tutto, qualificando e rafforzando l'offerta formativa, legando formazione e lavoro e proponendo corsi di studio sempre di maggiore qualità, poiché la preparazione culturale di alto livello continua a essere il primo antidoto alla disoccupazione. In secondo luogo, è necessario rafforzare il sistema del placement, cioè dei tirocini, che costituiscono il primo contatto con il mondo del lavoro e sono rivelatori delle attitudini e delle aspirazioni degli studenti, futuri lavoratori.

Attilio Mastino

Rettore dell’Università degli Studi di Sassari

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/219-10-domande-a-attilio-mastino

 

3. Avere tanti giovani senza lavoro, o avere un lavoro senza giovani. Quale dei due mali è per noi il peggiore?

Sono entrambi un male da curare. Sono convinto che il rilancio dell'occupazione debba partire, prima di tutto, dal rilancio delle produzioni autoctone. L'offerta della nostra terra declinata attraverso le abilità, con il supporto delle nuove tecnologie integrate con i saperi antichi e le nuove competenze e la professionalità dei giovani. Anche con un ritorno alla manualità in chiave moderna.

Stefano Tunis

Direttore Generale dell’Agenzia Regionale per il Lavoro della Regione Autonoma della Sardegna

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/97-10-domande-a-stefano-tunis

 

4La Zona Franca integrale è un obiettivo realmente raggiungibile o sarebbe meglio pensare ad un'altra forma di fiscalità di vantaggio?

Faccio fatica a capire perché si insiste tanto sulla zona franca integrale. Mettiamola così: se uno vuole un territorio con tasse al minimo e con servizi pubblici anch'essi al minimo, basta dirlo. Fondi un partito per l'indipendenza da tutto, Europa inclusa, e si accomodi. Altro è ragionare su vantaggi fiscali da compensare con minori entrate nel bilancio regionale. Quella è una scelta legittima e coerente con il contesto nel quale siamo inseriti. Se vogliamo rinunciare all'entrata Irap perché riteniamo che il vantaggio per le imprese sia superiore al costo che dobbiamo sopportare in termini di minori servizi finanziati con le entrate regionali (diminuite per l'abbattimento dell'Irap), siamo perfettamente legittimati a proporre questa soluzione. Su questa strada si può andare avanti, è una strada che ci consente di assumerci tutte le responsabilità dei costi e dei benefici associati a scelte di questo tipo. Se invece si pensa che siccome siamo un'isola allora l'Italia ci deve chissà quanto, il rischio è di trasformarci in questuanti. Una cosa francamente triste. I costi dell'insularità si possono stimare con precisione, e se lo si fa si scopre che spesso la soluzione non è monetaria ma politico-regolamentare. Quel tipo di soluzioni è giusto rivendicarle a gran voce, ma con precisione di analisi e chiarezza di obiettivi.

Francesco Pigliaru

Professore ordinario di Economia presso l’Università di Cagliari

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/109-10-domande-a-francesco-pigliaru

 

5. Quali sono, a oggi, i maggiori handicap in cui incorre la pubblica amministrazione?

Per primo direi l’invecchiamento del personale, comune peraltro a tutte le amministrazioni pubbliche del mondo, e prima ragione del conservatorismo e della lentezza di cui queste sono accusate dappertutto. In Italia e in Sardegna, poi, in particolare, incide il basso profilo della classe politica, che – non dimentichiamolo mai – è quella che plasma le strutture amministrative, le dirige e le governa. Ma, soprattutto, direi che il pubblico è il regno dello spreco, conseguenza di un costume, a sua volta conseguenza delle leggi (si pensi a quelle degli appalti che puntando al risparmio creano solo disservizi e realizzazioni scadenti), che mentre stimola l’efficienza ignora l’efficacia, giacché quando si è efficienti non sempre si è efficaci (le ingiustizie della burocrazia, per esempio, provengono molte volte proprio da un eccesso di efficienza).

Aldo Aledda

Saggista e ricercatore

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/247-10-domande-a-aldo-aledda

 

6. Qual è il maggior limite caratteriale dei sardi?

Siamo individualisti però non crediamo fino in fondo in noi stessi. Siamo pronti, nel bene e nel male, a fare tutto in prima persona per poi, spesso, fermarci a metà strada. Abbiamo uno spiccato senso dell’orgoglio e una sana dimensione della dignità ma non le sappiamo trasformare, in azioni concrete e in opere. Venendo da fuori, la percezione che si ha è di una terra che vive di immobilismo perché non sappiamo lavorare con metodo e apertura verso gli altri. Non riusciamo ad aprirci agli altri. Per farlo bisogna predisporre il proprio cuore alla comprensione e al bene. Non si può rispondere al torto con l’aggressione, non può permanere in vigore il codice della vendetta; è uno strumento che crea sottosviluppo e fa scappare le energie migliori. Dobbiamo rifiutare e bandire gli strumenti della denigrazione per fare posto alla concordia e al reciproco rispetto.

Antonello Menne

Avvocato e Docente di diritto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/2-prova-10-domande-a

 

7. Come spiega la riluttanza dei produttori sardi a volersi mettere in rete?

Non riescono perché non vogliono: non c’è una legge che impedisca di mettersi insieme! […] Non occorre necessariamente un atto legale. Dovremmo prendere esempio dalla grande distribuzione francese: Carrefour e Auchan, pur essendo competitors, fanno arrivare insieme le merci in Italia e poi si fanno concorrenza su prezzo e qualità, risparmiando sui trasporti perché in Italia le merci arrivano con gli stessi mezzi. I produttori di generi alimentari sardi che vogliono esportare all’estero, non possono pensare di far arrivare ogni prodotto con un trasporto ad hoc. La verità è che in Sardegna si coltiva l’humus di un principio antieconomico per cui piuttosto che far “arricchire” un competitor, si è disposti a guadagnare di meno. È il principio del “thatharesu impiccababbu” che diventa un principio generale, quasi astratto. La crisi, invece, costringe a mettersi insieme e, se ancora non si avverte questa necessità, evidentemente gli effetti della crisi non hanno ancora morso a dovere. Bisognerebbe capire che la vera innovazione non è solo di prodotto ma anche di processo ed entrare nella logica che i competitors rappresentano i principali alleati perché fanno distretto. In Italia abbiamo inventato i distretti industriali, penso a quelli della costa adriatica, studiati dagli economisti di tutto il mondo, ma in Sardegna non abbiamo ancora capito che questa caratteristica ed indole potrebbe essere una molla economica anche per noi isolani.

Andrea Delogu

Vice Direttore Generale alla Direzione Informazione del Gruppo Mediaset

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/170-10-domande-a-andrea-delogu

 

8. Esiste sempre il popolo sardo?

Esiste ed esisterà sempre, finché esisteranno classi subalterne a quella egemone dei lorsignori di turno. L’invidia è un male perenne dei popoli, non solo di quello sardo. Su questo abbiamo un bel mònito dei nostri antenati:s’imbìdia a s’ómine est che-i su ruinzu a su ferru (l’invidia per l’uomo è come la ruggine per il ferro).

Paolo Pillonca

Giornalista professionista, fondatore e direttore della rivista bilingue Làcanas

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/209-10-domande-a-paolo-pillonca

 

9. Come è possibile trasformare il patrimonio culturale della nostra Isola in patrimonio economico?

Anzitutto bisogna chiarire che il patrimonio culturale non può essere inquadrato come un comune bene/merce la cui vendibilità sul mercato crea un’immediata monetarizzazione del prodotto: sarebbe un grave errore considerarlo tale. Il patrimonio culturale è qualcosa di ben più articolato che raggruppa sia il patrimonio materiale, composto monumenti, i luoghi di grande valore artistico e storico, i beni che sono conservati nei musei e cosi via ed il patrimonio immateriale, composto da quel insieme di conoscenze, abilità  e tradizioni che sono proprie di un popolo. Ciò che in generale bisognerebbe fare è rendere maggiormente fruibile l’accesso a questi due tipi di patrimonio anche attraverso un’attività congiunta e programmata da parte degli istituti a ciò preposti.

Paolo Piquereddu

Direttore generale dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico (ISRE)

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/122-10-domande-a-paolo-piquereddu

 

10. Un consiglio che si sente di dare ad un giovane sardo.

Andare, uscire, viaggiare, conoscere e ritornare a casa.

Antonio Marras

Stilista

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/165-10-domande-a-antonio-marras

 

IL MESSAGGIO

Non perdete la speranza e la fiducia nello studio. Reagite alle difficoltà con tenacia e volontà nel perseguire i propri obiettivi, non soccombete di fronte a chi dovrebbe garantire il diritto allo studio e di fatto lo sta facendo ridiventare un privilegio per pochi. L'istruzione è un diritto. Non sottovalutate l'importanza di possedere una cultura, perché essa aiuta a comprendere meglio se stessi e le proprie esigenze, accresce le competenze e quindi anche la possibilità di entrare nel mondo del lavoro con creatività ed elasticità, doti che in un settore sempre più competitivo come quello lavorativo fanno davvero la differenza. Ultimo, ma non per questo meno importante: La libertà è quanto di più caro si possa avere, ma per ottenerla bisogna saper investire su se stessi per diventare cittadini consapevoli, protagonisti del proprio presente e fautori del proprio futuro.

Daniela Noli

Presidente dell'Ersu di Cagliari e vicepresidente dell’Associazione nazionale degli organismi per il diritto allo studio universitario.

https://www.focusardegna.com/index.php/attualita/10-domande-a/61-10-domande-a-daniela-noli

 

Simone Tatti

Autore dell'articolo
Simone Tatti
Author: Simone Tatti
Giornalista, data analyst e performance strategist per aziende, istituzioni e privati che hanno bisogno di implementare il proprio business e costruire un’immagine positiva mediante comunicazione tradizionale e digitale. Economista di formazione, con master in sviluppo territoriale e gestione d’impresa mi appassiono al mondo dei media dopo aver vinto il primo concorso universitario Heineken – Ichnusa in “Marketing e Comunicazione”. Scrivo con costanza da circa nove anni su testate giornalistiche off e online prediligendo la produzione di reportage e articoli di analisi statistico/economica. Per amore verso la mia terra, fondo www.focusardegna.com. Ho curato l’immagine e la comunicazione di progetti di destinazione turistica (i.e. Distretto Culturale del Nuorese e Sardinia East Land | destinazione globale Nuorese Ogliastra) e la gestione dei canali social di affermati mass media (Unione Sarda, Videolina e Radiolina). Di recente anche startupper.

Per sapere altro su me o quel che faccio, visita il mio sito www.simonetatti.it.

Dello stesso autore: