Carlo Mancosu nasce a Cagliari il 23 Ottobre del 1980. Nel 2009 è uno tra gli ideatori di Sardex.net, l'innovativo circuito che permette alle aziende di finanziarsi reciprocamente senza interessi attraverso l'utilizzo di una valuta complementare locale digitale: il Sardex. Per circa un anno è stato curatore della rubrica settimanale “bonas nobas” trattando temi legati all'economia ed alla finanza all'interno del quotidiano di Cagliari Sardegna Quotidiano. Attualmente in Sardex svolge il ruolo di responsabile della comunicazione oltre a ricoprire il ruolo di consigliere delegato nella società piemontese Eutopia srl. Negli ultimi anni ha partecipato in qualità di relatore ad importanti festival, convegni ed eventi nazionali ed internazionali. Con lui parleremo di economia in Sardegna con un attenzione particolare verso la conoscenza del Sardex.

Partiamo

 

1.Cos’è Sardex?

Potremmo definire il Circuito Sardex.net come un sistema economico integrato progettato per facilitare le relazioni tra soggetti economici operanti in un dato territorio. Attraverso l’implementazione di un sistema di conti on line e l’utilizzo di una “moneta” digitale locale il Circuito offre la possibilità alle imprese ed ai professionisti di finanziarsi reciprocamente e di trasformare la propria capacità produttiva inespressa in liquidità supplementare utile a sostenere parte delle proprie spese correnti, operare investimenti e, tramite l’apertura di conti personali, effettuare parte delle proprie spese personali.

Lo scopo del circuito è pertanto quello di riconnettere le imprese del territorio, erogare servizi di promozione ad alto valore aggiunto e fornire alle PMI ed ai professionisti dell’Isola strumenti di pagamento e di credito paralleli e complementari a quelli tradizionali.

In realtà credo che il Circuito rappresenti già oggi molto di più. Con l’ingresso nella rete dei lavoratori e dei collaboratori delle imprese aderenti, unitamente a quello delle associazioni operanti nel terzo settore, il Circuito si è arricchito non solo in termini di possibilità ed opportunità ma anche e soprattutto in termini di radicamento e sostegno al territorio mostrando una grande capacità di generare coesione e impatto sociale. Come è evidente dall’analisi dei dati del 2013, che evidenziano una crescita del 450% del numero di operazioni effettuate (con una crescita esponenziale delle piccole operazioni), il rapporto degli aderenti con lo strumento è diventato quotidiano ed abbraccia qualsiasi ambito della vita di tutti i giorni (dalla spesa alimentare, allo svago per arrivare fino alle donazioni). Attraverso queste semplici azioni, la partecipazione al circuito, oltre a rappresentare un'occasione di risparmio economico è diventata per ognuno dei partecipanti anche un modo di accrescere la propria partecipazione alla vita comunitaria ed al contempo  di rafforzare i rapporti fiduciari all’interno della stessa.

Sardex.net dal mio punto di vista è pertanto un modo nuovo di ripensare l’economia e le comunità locali: interconnesse, collaborative e sostenuta dalla forza del gruppo e dalla fiducia reciproca.

In un orizzonte in cui spesso la moneta è motivo di divisione e frattura tra le persone, la “moneta” comunitaria interna al Circuito rappresenta invece un elemento di coesione e di unione. Sardex.net rappresenta infatti un modello di rete in cui la collaborazione è connaturata al sistema, in quanto, parafrasando il premio Nobel John Nash, all’interno del Circuito il risultato migliore si ottiene solo quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé e per il gruppo.

2. Come nasce il progetto?

Abbiamo iniziato a pensare a Sardex.net già dalla seconda metà del 2007. E’ proprio in quel periodo che avevamo cominciato a guardare con una certa apprensione a ciò che stava accadendo oltre oceano. Il fatto che la crisi partisse proprio dal sistema finanziario ci ha portato a riflettere sulle inevitabili ricadute di quest’ultima sull’economia reale. Sapevamo infatti che sarebbe stata solo una questione di tempo e la crisi finanziaria si sarebbe presto trasformata, dapprima in una crisi del credito, poi dei consumi (e quindi della domanda) ed infine in una crisi produttiva ed occupazionale. Sapevamo pertanto che se non si fosse trovato il modo di offrire all'economia reale strumenti contro ciclici capaci di aiutare le nostre imprese a fronteggiare la crisi di liquidità e il credit crunch che di lì a poco si sarebbe generato, il nostro sistema economico sarebbe andato incontro ad una recessione difficile da arginare. Eravamo consapevoli, infatti, che si trattava principalmente di una crisi finanziaria e non di una crisi produttiva. La bolla dei mutui subprime e il crollo di Lemhan brothers, infatti, non avevano in alcun modo inficiato la capacità delle imprese di produrre valore ma avrebbero presto fatto venir meno i mezzi finanziari necessari alle imprese per produrre e veicolare gli scambi. Era pertanto necessario trovare il modo di introdurre un nuovo strumento econometrico capace di sostenere gli scambi ed al contempo di fornire alle imprese un canale di finanziamento supplementare ed aggiuntivo. Uno strumento che andasse a svolgere, almeno in parte, alcune delle funzioni che, per via della crisi, gli strumenti tradizionali avrebbero faticato a svolgere con efficacia.

Abbiamo pertanto cominciato a riflettere e ad approfondire in particolare due “concetti”: il credito e la moneta. Così, esaminando molto attentamente alcuni sistemi compensazione e moneta complementare sorti in più parti del mondo a seguito della crisi del ‘29,  abbiamo individuato alcune esperienze, tra cui quella del circuito svizzero WIR (oggi WIRBANK), che potevano essere mutuate e riadattate al nuovo contesto anche grazie agli strumenti del WEB 2.0.

Oltre allo studio di queste esperienze, una delle nostre maggiori fonti di ispirazione ci venne dal lavoro di uno dei più grandi economisti del ‘900, JM Keynes, che, a Bretton Woods, presentò a nome della delegazione britannica un sistema di compensazione tra nazioni legato ad una unità di conto detta Bancor. Ed è proprio nello studio della proposta keynesiana di Bretton-Woods, la creazione, cioè, di una moneta internazionale, pensata come semplice unità di conto, che misurasse gli avanzi e i disavanzi commerciali dei paesi, che affondano le radici teoriche i Circuiti di Credito Commerciale. Il fine ultimo del Bancor infatti era la compensazione multilaterale dei rapporti commerciali tra i vari paesi. Sardex.net segue esattamente lo stesso principio, sostituendo alle nazioni gli operatori economici di un dato territorio legati tra loro da rapporti di scambio reciproco.

E' pertanto a partire da queste basi, ispirandoci inoltre alle teorie economiche di Proudhon, Gesell, Polany, Fischer, Kohr e dello stesso Keynes (solo per citarne alcuni) ed alla oramai ottantennale esperienza del Circuito svizzero WIR (65000 imprese aderenti ed un giro d'affari in WIR di oltre 2 miliardi all'anno), che nel 2008 cominciammo a progettare Sardex.net, un circuito in cui le aziende dell'Isola, attraverso l'utilizzo di una valuta locale digitale, avessero la possibilità di sostenersi a vicenda, finanziandosi reciprocamente senza interessi. Creare con loro un mercato complementare e supplementare che fosse capace di affiancarsi a quello tradizionale e di controbilanciarne almeno in parte la caduta. Non un'alternativa naturalmente. Semplicemente un'opportunità in più.

3. Chi può aderire al circuito e secondo quali modalità?

Attualmente possono aderire al Circuito imprese e professionisti operanti nell'Isola ed i loro dipendenti e collaboratori. Nel caso di imprese e professionisti, per aderire è necessario richiedere un appuntamento attraverso l’apposito form sul nostro sito Web. Dopo una prevalutazione, l'impresa viene contattata da uno dei nostri collaboratori sul territorio. A questo punto, una volta ottenuti tutti i dettagli sulle regole e sul funzionamento del circuito e valutate le proprie opportunità di acquisto e vendita all’interno della rete, l'azienda sottoscrive una richiesta di adesione al Circuito. La prevalutazione viene effettuata al fine di inquadrare preliminarmente che tipo di prospettive di acquisto e di vendita potrebbe avere l'azienda richiedente. Infatti, per far si che il Circuito si sviluppi in maniera armonica, cerchiamo per quanto possibile di evitare l'ingresso di un impresa qualora non possa avere un vantaggio reale dall'adesione, evitando pertanto di saturare determinati settori o di favorire l’ingresso di imprese operanti in settori per cui non ci sia ancora sufficiente richiesta. Questo riteniamo sia un atto di correttezza dovuto sia nei confronti delle aziende aderenti che nei confronti dell'azienda richiedente, poiché, essendoci dei costi di adesione da affrontare sarebbe ingiusto (oltre che per noi controproducente) consentire l'ingresso ad una azienda che di lì ad un anno si trasformerebbe quasi certamente in un iscritto insoddisfatto. Per quanto concerne i dipendenti che volessero aderire al Circuito, possono fare richiesta direttamente al proprio datore di lavoro, il quale poi si occuperà di portare avanti le pratiche di adesione. Naturalmente l'adesione per i dipendenti è volontaria e non comporta alcun costo per questi ultimi ed offre loro la possibilità di usufruire di anticipazioni salariali, bonus, benefit ed altri tipi di rimborsi e premialità che per via della mancanza di liquidità le aziende hanno dovuto sospendere. Questa possibilità è riservata chiaramente ai soli dipendenti e collaboratori delle imprese iscritte al Circuito.

 4. Quali sono i principi ed i valori che hanno influenzato la decisione di costituire il network di imprese del circuito Sardex.net?

 Nella fase di ideazione abbiamo cominciato fin da subito a confrontarci con la crisi.  La crisi intesa, non solo come sintomatologia, come problema, come emersione di uno stato di cose, come situazione di malessere contingente,  ma anche e soprattutto con la crisi intesa come concetto. Rapportarci alla crisi come ad un concetto (e non solo come uno stato di cose) ci ha aiutato ad inquadrare meglio il nostro progetto, a dargli il giusto respiro, la giusta prospettiva. Sardex.net infatti non è mai stato, neppure nelle intenzioni, uno strumento per aziende in crisi; Sardex.net nasce dalla consapevolezza che nel 2008 non è stato il nostro sistema produttivo ad entrare in crisi. In fondo le nostre imprese erano ancora lì, prima, durante e dopo il crollo di Lemhan, con il proprio spirito di iniziativa, con la propria forza lavoro, con i  propri bisogni e con la propria capacità di produrre valore. Con il crollo della banca "too big to fail" quindi non sono state le nostre imprese ad "entrare in crisi" ma un intero sistema di valori, un'intera visione del mondo, dei rapporti, dell'economia, della finanza. A scricchiolare sono state le fondamenta stesse del paradigma economico dominante. Sardex.net non rappresenta quindi uno strumento per sconfiggere la crisi (o peggio ancora uno strumento per aziende in crisi) ma rappresenta piuttosto un cantiere, una fucina, un laboratorio attraverso cui ripensare, progettare e costruire insieme l'economia di domani. Un piccolo grande contributo verso il cambiamento, uno sguardo oltre la cupa coltre che ci avvolge lo sguardo, oltre la cortina di fumo che questa crisi rappresenta. Ancora oggi, nonostante le oltre 1500 imprese aderenti, transazioni nel solo 2013 per un volume di oltre 14 milioni di euro, un ritmo di crescita annuale superiore al 350% e nuovi circuiti in partenza nel resto della penisola, sono in tanti che, accanto agli innumerevoli attestati di stima, ai premi ed ai riconoscimenti, continuano a considerare folle questo progetto. Ma in realtà la follia, come diceva Albert Einstein, non è immaginare il cambiamento. Follia è compiere sempre le stesse azioni aspettandosi risultati diversi. E attualmente sembriamo recidivi ripetere sempre gli stessi errori, intrappolati come in loop, condannati a ripetere per l'eternità gli stessi gesti nell'insana speranza di ottenere un risultato diverso. Quando abbiamo deciso di creare Sardex.net siamo partiti dall'assunto che, per ripensare  l'economia si dovesse innanzi tutto ripensare il mezzo attraverso cui l'economia si manifesta e le regole attraverso cui quel mezzo è reso disponibile agli agenti economici: il denaro e il credito.

Come osservava giustamente Keynes nella sua teoria generale: “(…) fino a quando è aperta all'individuo la possibilità di impiegare la sua ricchezza nel tesaurizzare, e fare denaro con il denaro, l'alternativa di investire nell'acquisto di asset reali non può essere resa abbastanza attraente (...)”.

Sardex.net di contro è un sistema in cui, come dicevano i latini, "nummus non parit nummus", ovvero da denaro non si fa denaro. E' per questo motivo che all'interno del circuito non esistono interessi, ne di conseguenza premi di tesaurizzazione. Un sistema di credito reciproco in cui la volontà dei debitori di ripagare il proprio debito e dei creditori di monetizzare il proprio credito convergono nella ricerca di un punto di equilibrio; un mercato in cui l’interesse del singolo è indissolubilmente legato e armonizzato a quello di tutto il gruppo. Nel sistema attuale, la volontà del debitore di ripagare i propri debiti è contrastata dalla volontà del creditore di accumulare un credito sempre maggiore. In realtà la volontà stessa di possedere denaro finisce spesso per impedire a quest'ultimo di svolgere al meglio la propria funzione. Il destino del denaro infatti, al contrario di quello che accade per gli oggetti che il denaro ci permette di acquistare, non si compie nel suo possesso ma nel suo essere liberato, nel suo essere ceduto. I sistemi di credito reciproco portano invece con sé il senso di un’inversione copernicana nel nostro rapporto con il denaro. Un cambiamento capace di riportare almeno in parte il “Dio denaro” alla sua reale dimensione terrena. Sistemi in cui la moneta può finalmente tornare a svolgere la sua funzione primaria: quella di semplice medium per gli scambi. Non più un fine quindi ma un mezzo, uno strumento attraverso cui costruire insieme un futuro di benessere e prosperità durature e condivise.

5. Opportunità e vantaggi che il circuito offre e i principali punti di criticità in esso presenti.

I vantaggi sono innumerevoli ed alcuni sono già stati esplicitati nelle domande precedenti. Operando nel circuito le imprese aderenti hanno fin da subito l’opportunità di acquisire nuovi clienti, di generare nuovo fatturato (che diversamente non sarebbe stato generato) e, rispendendo quanto incassato presso i fornitori iscritti alla rete, di abbattere sistematicamente parte dei propri costi di gestione, risparmiando preziosa liquidità e  migliorando in tal modo i propri flussi di cassa. La funzione più importante del circuito è pertanto quella di aiutare le nostre aziende a recuperare, mantenere e/o acquisire preziose quote di mercato. Sardex.net infatti non va a sostituirsi al loro attuale mercato ma va piuttosto a sommarsi ad esso, offrendo loro l’opportunità di contribuire alla ripresa economica, ottimizzando la loro capacità produttiva e loro appetibilità.

Non esistono veri e propri punti critici nel sistema che non siano riscontrabili in misura spesso superiore anche nel mercato tradizionale. Gli unici elementi peculiari di criticità sono in realtà legati solo ed esclusivamente alla nostra capacità da un lato ed a quelle dell’azienda dall’altra di mantenere l’equilibrio. Sardex.net è un sistema a somma zero in cui per ogni credito c’è un debito, il nostro compito pertanto è quello di prevenire posizioni di debito e credito strutturale. Le imprese a loro volta devono programmare le proprie vendite in funzione dei propri acquisti al fine di mantenere in equilibrio il proprio saldo e passare più volte possibile per lo zero. Ogni qual volta il saldo di un’impresa passa per lo zero il suo rapporto di dare e avere con il circuito raggiunge l'equilibrio, poiché ha dato agli altri esattamente quanto dagli altri ha ricevuto, rinsaldando in questo modo il patto di reciprocità che vige tra gli aderenti. Il passaggio per lo zero rappresenta pertanto un momento fondamentale non solo per la singola impresa ma anche per tutto il gruppo.

6. Una moneta virtuale può realmente contribuire a favorire la crescita dei consumi in Sardegna?

Sul concetto di moneta Virtuale tornerò in seguito. In ogni caso se la domanda vuole essere se Sardex possa realmente contribuire a favorire la crescita dei consumi in Sardegna, la risposta è che nel suo piccolo lo ha già fatto. Chiaramente Sardex non è una panacea, non può in questo momento, anche per una questione di dimensionamento, incidere in maniera significativa sui consumi dell’Isola in termini assoluti. Quel che è certo è che finora abbia quantomeno contribuito ad aumentare significativamente il potere d’acquisto degli aderenti al Circuito e quindi i consumi all’interno della rete. Il Sardex infatti agisce positivamente su quella che Keynes chiamava propensione marginale al consumo. All’interno del Circuito, non esistendo premi di tesaurizzazione e di conseguenza propensione marginale al risparmio, tutta la parte di reddito aggiuntivo derivante dall’operatività nella rete viene sistematicamente utilizzata per i consumi, nel caso delle persone fisiche, e per l’acquisto dei fattori di produzione ed per gli investimenti, nel caso delle imprese. La capacità del Circuito di incidere sul potere d’acquisto delle famiglie e quindi sui consumi locali aumenterà esponenzialmente quest’anno con il lancio della piattaforma dedicata ai cittadini. E’ stato un lavoro che ci ha impegnati lungamente negli ultimi due anni e che finalmente sta giungendo a maturazione. Sarà qualcosa di incredibilmente virale, rivoluzionario nella sua semplicità, ma per il momento, un po’ per scaramanzia, non voglio dire di più...

7. Credete che l’aver intrapreso questa iniziativa in Sardegna, rispetto ad un’altra parte d’Italia, abbia agevolato oppure ostacolato lo sviluppo del vostro progetto?

Oltre alla ferma volontà di cercare di costruirci una professione capace di coniugare la nostra passione per le economie di rete e quella per la nostra amata isola, una delle ragioni che ci ha portato a realizzare questo progetto è stata proprio quella di sfatare alcuni dei luoghi comuni che da secoli accompagnano il nostro immaginario, la volontà di contribuire a liberare la Sardegna da una serie di epiteti storici che vorrebbero vedere i Sardi come un popolo infelice, irrimediabilmente individualista ed incapace di collaborare. Oggi, a quattro anni dalla partenza del progetto, mi sento di affermare, confortato dai fatti, che la nostra amata Isola fosse esattamente il luogo ideale in cui implementare un simile progetto. La Sardegna ed i Sardi sono stati infatti capaci di interpretare come pochi altri al mondo, un modello economico locale fondato sulla collaborazione e sulla reciprocità, creando, attraverso il Circuito, una rete di imprese e lavoratori capace di sostenersi reciprocamente, di innovare e rinnovarsi, di creare nuove sinergie e coesione economica e sociale. Un Circuito in cui gli obiettivi individuali finiscono sistematicamente per collimare con quelli del gruppo e viceversa.

8. Di monete virtuali si sente spesso parlare. Tuttavia, quali sono gli aspetti innovativi che, in un certo qual modo, differenziano Sardex dagli altri circuiti esistenti?

Ultimamente, soprattutto sul web, è riscontrabile una certa tendenza a cercare di uniformare, di mescolare in un insensato calderone sistemi tra loro diversissimi. Non solo nei blog e nei forum, ma anche presso testate “più blasonate”, ritroviamo modelli assai diversi (sistemi di compensazione, monete steineriane, buoni sconto circolari, asset digitali etc.) trattati come un’amalgama informe ed incanalati in maniera spesso sbrigativa e superficiale in un'unica narrazione. Chiaramente fare una disamina delle differenze tra tutti questi sistemi sarebbe un esercizio troppo lungo, più adatto ad un saggio o ad un articolo accademico piuttosto che ad una intervista. In generale preferisco limitarmi a fornire alcuni spunti di riflessione che ritengo possano essere utili a comprendere meglio il fenomeno ed a inquadrare anche la relazione tra Sardex , la moneta a corso legale e gli altri modelli “monetari” a cui Sardex viene avvicinato.

Come prima cosa ci terrei pertanto ad introdurre nella discussione un elemento di natura filologica e filosofica. Mi preme infatti segnalare, almeno a mio modesto parere, l'uso del tutto improprio del termine virtuale che spesso (accade anche nella vostra domanda) viene associato a questo tipo di sistemi al fine di distinguerli dalle divise “ufficiali”. Virtuale,almeno secondo la lettura comune, è un attributo legato a qualcosa che va a contrapporsi ad un suo omologo reale. Nel nostro caso pertanto la dicotomia che viene a crearsi è quella tra moneta reale (le divise ufficiali) e moneta virtuale. La moneta reale, la legal tender ed i suoi surrogati, quella che ho spesso sentito definire in maniera ancora più impropria come “i soldi veri”, costituisce  nell'immaginario collettivo un valore in sé, ovvero qualcosa che incorpora in sé e non attraverso di sé il valore che è chiamata a rappresentare, una entità quasi immanente, un valore che affonda la sua esistenza nell'ontologia stessa della moneta. In realtà, la parola virtuale deriva dal latino virtualis, termine introdotto dalla filosofia scolastica, con una chiara derivazione da virtus (virtù, facoltà, potenza), e voleva designare un essere, una facoltà in potenza. In tutti i tipi di moneta che non abbiano valore intrinseco, il valore rappresentato dal segno è sempre definibile come una facoltà in potenza della moneta, facoltà che diviene in atto solo nel momento in cui il denaro viene liberato, insomma, quando viene ceduto in cambio di un bene. Questo significa che tutta la moneta che utilizziamo non rappresenta altro che un valore in potenza. In conclusione, finché non viene spesa, qualsiasi tipo di moneta non abbia un valore intrinseco è definibile moneta virtuale. Infatti quella che spesso nei testi di economia viene ancora definita riserva di valore, in realtà, non è altro che una riserva di mezzi di pagamento (lo sapevano bene i tedeschi della Repubblica di Weimar). La fiducia che tutti noi riponiamo nella capacità del mezzo di pagamento di mantenere inalterato nel tempo il proprio potere d’acquisto è definibile, ne più ne meno, come un puro atto di fede nei confronti delle istituzioni che li hanno emessi e nella loro capacità di mantenerne stabile il valore ed alta la fiducia nel mezzo da parte degli utilizzatori.

Quindi, venendo a noi. Il Sardex, così come il WIR svizzero, non sono una vera e propria moneta, almeno non per come viene comunemente intesa; sono intangibili, sono un bit, un’informazione e, in quanto tali, nessuno può possederli fisicamente. Sono delle semplici unità di conto, utili a misurare debiti e crediti reciproci tra gli aderenti. "Credito" che nasce dalle imprese per le imprese. "Monete" il cui valore non è imposto per legge o garantito da titoli o metalli pregiati, ma è garantito da qualcosa di più prezioso dell'oro: dalla fiducia dei singoli verso la propria comunità e da quella della comunità verso i singoli che la compongono. Sistemi in cui la moneta ritorna alla sua funzione primaria: quella di semplice medium per gli scambi. Non più un fine ma semplicemente un mezzo di prosperità e di sviluppo. In questo orizzonte anche la parola “credito” tende a riacquisire il suo significato etimologico e primario, ovvero confidare, ritenere vero, avere fiducia nel proprio prossimo e nella sua capacità di ripagare quanto ricevuto attraverso il proprio lavoro.

9. Sardex è stata selezionata per rappresentare l’Italia nella più importante e prestigiosa business competition d’Europa. Cosa ha significato questo per voi?

La nomination al European Business Awards è arrivata in maniera del tutto inaspettata. Essere selezionati tra le circa 500 eccellenze d’Europa su una rosa già stretta di 16500 imprese che si sono distinte per le performance, per l’innovazione e per l’impatto sociale ci ha riempiti di orgoglio. Trovarsi fianco a fianco ad alcune delle più prestigiose ed importanti aziende Europee è sicuramente una grande soddisfazione, non solo per noi ma anche per coloro che insieme a noi sono stati protagonisti assoluti di questo riconoscimento: il nostro staff e tutti gli imprenditori ed i dipendenti che partecipano ogni giorno con passione a questa iniziativa.

10. A parte le rinomate diseconomicità come l’insularità e la debole domanda interna, quali sono, a vostro avviso, le principali debolezze del sistema economico sardo?

La principale debolezza del nostro sistema economico risiede ancora una volta nella nostra mente, ovvero nella nostra tendenza a concentrarci sempre sui problemi e mai sulla ricerca attiva di soluzioni. Purtroppo per troppo tempo abbiamo aspettato il nostro deus ex machina, poco importa che fosse lo Stato Italiano, le aziende e i capitali esteri o chissà chi altro, siamo stati per 60 lunghi anni vittime di un incanto, fermi sull’uscio, immobili, ad attendere che qualcuno arrivasse dall’esterno a risolvere tutti i nostri problemi. E’ giunto il momento per i Sardi di essere i fautori della propria fortuna, di progettare e fare in maniera autonoma e di non avere timore di sbagliare. Potrà anche sembrarvi banale, ma è meglio imparare dai propri errori piuttosto che scontare gli errori commessi da altri. Secondo noi, nei prossimi anni  la vera sfida per l'economia sarda sarà quella di creare un modello di sviluppo che sia capace di trasformare quelle che generalmente vengono percepite come criticità o punti di debolezza, in punti di forza, in tratti peculiari su cui costruire un modello economico laterale che trovi la propria “blue ocean”. Questo naturalmente non significa non lavorare al miglioramento delle nostre infrastrutture materiali e immateriali, ma semplicemente che non possiamo pensare di progettare un modello di sviluppo che non sia capace di mettere al primo posto gli interessi ed il benessere della nostra Isola e che non metta sullo stesso piano economia e rispetto per l'ambiente e per le persone.

Dobbiamo smettere di sforzarci di essere quello che non siamo e cominciare a capitalizzare l’immane valore che questa terra e questo popolo sono in grado di esprimere.

 

Simone Tatti

Autore dell'articolo
Simone Tatti
Author: Simone Tatti
Giornalista, data analyst e performance strategist per aziende, istituzioni e privati che hanno bisogno di implementare il proprio business e costruire un’immagine positiva mediante comunicazione tradizionale e digitale. Economista di formazione, con master in sviluppo territoriale e gestione d’impresa mi appassiono al mondo dei media dopo aver vinto il primo concorso universitario Heineken – Ichnusa in “Marketing e Comunicazione”. Scrivo con costanza da circa nove anni su testate giornalistiche off e online prediligendo la produzione di reportage e articoli di analisi statistico/economica. Per amore verso la mia terra, fondo www.focusardegna.com. Ho curato l’immagine e la comunicazione di progetti di destinazione turistica (i.e. Distretto Culturale del Nuorese e Sardinia East Land | destinazione globale Nuorese Ogliastra) e la gestione dei canali social di affermati mass media (Unione Sarda, Videolina e Radiolina). Di recente anche startupper.

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